Lettera n.12

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Ci sono certi sentimenti che solo chi scrive ed è timido, può capire.
Io scrivo per sfogo personale, perché non sono mai riuscita ad esternare quello che provo davvero.
A "dire" non sono brava.
A scrivere un po' sì.
Allora succede che scrivo, scrivo e scrivo finché non sento un peso in meno sullo stomaco.

Scrivo e ho paura.
Ho paura che coloro che leggono possano capire che si tratti di me - ciò anche a causa di esperienze passate che mi hanno segnata - e dunque utilizzo pseudonimi.

Scrivo al pubblico perché mi piace ricevere commenti e vedere che le mie frasi o i miei libri hanno successo, che ci sono altre persone che si possono rispecchiare nelle mie parole  e allo stesso tempo ho paura delle critiche.

Perché quando scrivi, dici chiaramente quello che pensi.
Ciò che è scritto può essere interpretato fino ad un certo punto. Se scrivo "mi sento triste", non c'è bisogno che quella tristezza venga interpretata.
È scritto che sono triste perché sono realmente triste.

Quindi, questa è la mia vita: scrivo finché nessuno sa che sono io a scrivere. Appena capisco che qualcuno capisce, smetto di essere spontanea, inizio a pensare troppo e finisco per non scrivere più.

E quando non scrivo più, mi assale la malinconia.

E quando mi assale la malinconia, devo scrivere.

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