Capitolo 1

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Driiinn, driiinn...La sveglia. Celeste aprì gli occhi sbadigliando. Scese dal letto infilandosi le infradito fucsia che aveva appoggiato accanto al letto la sera prima. Si avvicinò alla finestra e la aprì...subito la luce del Sole le investì la faccia facendola sorridere. Era un'assolata mattina di metà luglio e la vista dalla sua camera era rilassante: Celeste fece scorrere lo sguardo sul giardino di casa sua e in particolare sull'albero di mele dove sin da piccola era solita arrampicarsi per poi dondolarsi tenendosi per le gambe. Quanto urlava sua madre! Aveva sempre paura che si facesse male. Adesso quell'albero davanti alla sua finestra scandiva le stagioni diventando rosso fuoco in autunno, coprendosi di cristalli di ghiaccio in inverno, fiorendo in primavera e riempiendosi di gustose mele in estate. Di prima mattina molti uccellini si posavano sopra all'albero e con il loro cinguettio portavano sempre a Celeste il buon umore facendola sentire un po' come Biancaneve. Quella mattina la ragazza rivolse lo sguardo al Sole e sorridendo gridò: "Buongiorno mondooooo!"
In quel momento la porta della sua camera si aprì e una piccola peste di nome Paolo si precipitò in camera sua buttandosi sul suo letto. "Paolo, non salire sul mio letto con le scarpe da tennis!" lo rimproverò Celeste. "Anche stamattina hai fatto il saluto al Sole?" incominciò a sfotterla lui. Anche se Paolo aveva solo 12 anni era un ragazzino pestifero che si divertiva a prendere in giro la sorella maggiore. Celeste, che di anni ne aveva compiuti 18 da poco, alzò gli occhi al cielo e spintonò il fratellino fuori dalla porta. "Vattene piccola peste, devo vestirmi..."
Celeste aprì il suo enorme armadio bianco e tirò fuori una maglietta azzurra e dei pantaloncini bianchi a vita alta. Poi si mise le Converse rosso bordeaux, le sue preferite, e corse giù a fare colazione. In cucina trovò sua madre intenta a spalmare marmellata di fragole su delle fette biscottate mentre suo padre leggeva il giornale sorseggiando il suo caffè. "Oh, buongiorno tesoro!" le disse sua madre con un enorme sorriso. Sua mamma era sempre stata una donna bellissima, originaria dell' Ucraina, con lunghi capelli biondo chiaro e due occhi blu come il mare. Suo padre, invece, aveva i capelli neri e gli occhi castano chiaro con delle sfumature verdi. Celeste poteva ritenersi fortunata, aveva ereditato i capelli biondi dalla madre e gli occhi dal padre. Invece quella piccola peste che si trovava per fratello aveva i capelli neri e gli occhi castano scuro, però aveva già i tratti di una bellezza che da grande avrebbe lasciato senza fiato tantissime ragazze. Celeste invece non si vedeva affatto bella nel complesso: i suoi capelli erano sempre tutti annodati ed era piena di smagliature vicino al seno e sui fianchi. Meno si vedeva e meglio stava. Per questo aveva coperto lo specchio in camera sua con un enorme telo rosa sul quale aveva attaccato con delle spille alcune Polaroid.
Si sedette per fare colazione e in quel momento il telefono di sua madre squillò. Questa lo afferrò pulendosi le mani sporche di marmellata sul grembiule a fiori e uscì dalla stanza. Riemerse un attimo dopo porgendole il cellulare e dicendo entusiasta: "È la zia Olga dall'Ucraina che chiama per farti i complimenti per la maturità!" Già, l'esame. Erano usciti da poco i risultati e il suo 100 e lode non era certamente passato inosservato. In quegli ultimi giorni avevano chiamato anche parenti che non sapeva nemmeno di avere. Come un lontano zio di suo padre che abita in Puglia...bho mai visto! Zia Olga però la conosce molto bene, è la sorella di sua madre che quando Celeste e Paolo erano piccoli si era trasferita in Italia per aiutare la sorella a badare a loro. Dopo circa dieci minuti di "Complimenti!, Bravissima!, Quando ti laurei?" Celeste chiuse la chiamata e restituì il telefono a sua madre. Mentre si accingeva finalmente a mordere la sua fetta biscottata il suo telefono squillò. Esasperata lo tirò fuori dalla tasca e...sgranò gli occhi. Era in super ritardo per un impegno che aveva preso con una delle sue migliori amiche che la stava chiamando probabilmente incavolata nera. Si lanciò di sotto dalla sedia e corse in camera a prendere la borsa. Passando davanti al bagno si soffermò sulla porta incerta se tentare di pettinarsi quei capelli o meno...ma no non c'era un minuto da perdere. Corse giù per le scale e uscì sbattendosi alle spalle la porta di casa.

La favola della mia vita (Concluso da revisionare)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora