𝐈𝐗

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| 𝗜𝗟 𝗚𝗜𝗔𝗥𝗗𝗜𝗡𝗢 𝗗𝗘𝗟𝗟'𝗘𝗗𝗘𝗡 |

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| 𝗜𝗟 𝗚𝗜𝗔𝗥𝗗𝗜𝗡𝗢 𝗗𝗘𝗟𝗟'𝗘𝗗𝗘𝗡 |




















𝔈̀ 𝔱𝔢𝔯𝔯𝔦𝔟𝔦𝔩𝔢 𝔢𝔰𝔰𝔢𝔯𝔢 𝔞 𝔩𝔢𝔱𝔱𝔬 𝔦𝔫𝔰𝔦𝔢𝔪𝔢 𝔢 𝔰𝔢𝔫𝔱𝔦𝔯𝔰𝔦 𝔰𝔬𝔩𝔦.
















"Vecchio mio, finalmente." Afferma James, scendendo dalla grande scalinata di marmo bianco. Non mi soffermo tanto a guardare la sua figura, anzi, neanche guardo quel soldato. Guardo solo quanto eterea e bianca questa villa è, quanta ricchezza ogni minima cosa emana e quanto sangue ha dovuto sopportare quel leone sdraiato sul pavimento. "Vi piace il mio animale domestico?" Si avvicina al leone, che scopriamo essere un cucciolo, e gli accarezza la testa come se fosse un semplice gatto. Fa qualche altro passo e ce lo ritroviamo davanti ai nostri occhi, in tutta la sua magnificenza. "È il momento di posarla quella, non credi?" Ovviamente indica il suo animaletto mentre fissa con sguardo crudo la pistola di Sebastian.
Egli esegue quel comando, credo l'abbia fatto per abitudine poiché sembra più un movimento meccanico che un movimento volontario.

"Cerca di fare meno il perbenista, soldato." Marcia con crudeltà quel nome, come farebbe su di noi quel leone se solo avesse il comando. Si sfidano con lo sguardo, da mafioso a mafioso, da preda a predatore e la preda purtroppo non siamo noi.

"Cosa ci fate qua?" Chiede Adele, scendendo anche lei da quella - adesso - magnifica scalinata. Tocca con i polpastrelli il marmo freddo e bianco come il suo vestito - trasparente, per mia fortuna -, il quale le calza a pennello, rende giustizia a quel corpo così sinuoso, così pieno di curve, e poi quel seno: sodo ed eretto dalla gravità che agisce gentile sulla sua pelle di porcellana. Il mio sguardo scende con la sua figura, la divoro con la stessa intensità con cui lo fa lei, ma ella sembra anche esser stupita dalla nostra visita e soprattutto della nostra conoscenza riguardo il suo indirizzo.

"Quasi dimenticavo." Le fa l'incontro, porgendole la mano destra e prendendola a braccetto. Lei si divincola immediatamente, dimostrandoci come una vera Donna indipendente non ha bisogno della benevolenza di un uomo. "So già che la conoscete, ve la presento lo stesso." Esordisce, dandole un bacio sulla spalla scoperta per via del vestito. "Lei è mia moglie, Adele." A quelle parole, la mia pelle d'oca - e il mio uccello in pieno bisogno di esibizionismo - apriamo la bocca in senso di sorpresa. Adele - la mia Adele - non specificò che dovette sposarlo quando mi raccontò la sua storia. Mi guarda dispiaciuta, mortificata per non aver menzionato la verità. Il sorriso beffardo di James si allarga quando, ad ogni secondo che passa, guardo prima i suoi di occhi e poi quelli di Adele per realizzare. Sebastian si irrigidisce nonostante la ragazza non la faccia impazzire, fa impazzire me e ciò è risaputo da tutti quelli che sono in questa stanza e al mio amico non fa affatto piacere tale mancanza di rispetto.

"Perché non parliamo invece di presentarci persone non interessanti." Si rivolge principalmente ad Adele. La sua gelosia quasi non mi dispiace, quasi mi ricorda perché siamo ancora qua, insieme.

Ci porta verso il retro ed un immenso giardino si apre ai nostri occhi. Verde - speranza - come il cuore che abbiamo lasciato in Italia e bianco come i fiori che respirano in questo paradiso.

(E come la cocaina che sniffavi)

Ordina al cameriere di portare da bere e tutti chiedono dell'alcol e io un semplice the freddo alla pesca, odio bere di mattina, perdo tutta la lucidità di cui vado fiero.

"Allora James." Inizia Sebastian, inumidendosi le labbra prima di continuare. "A quanto si dice in città hai fatto chiudere tutto, perfino le puttane sotto ai ponti hai tolto." Beve definitivamente più di una goccia del drink. "Che uomo, dico io. Che stronzo! Dicono loro." Una risata mia e sua interrompe le sue parole. "Quello che mi chiedo è: perché? Perché chiudere tutto ciò che porta ricchezza? Non solo alla città, ma a te, mio caro." Bevo del the mentre osservo la freddezza di Adele nell'ascoltare la conversazione. Credo non sia più l'Adele di cui mi sono interessato, ma la mafiosa di cui ho sentito. Incrocia le gambe, lasciando una gamba stesa come quando recita, senza una sigaretta accesa però.

"Il divertimento nuoce all'uomo. Tutti conoscono Cuba per le spiagge, il caldo, la vita che c'è nelle sue città, nella capitale. Io ho voluto ridimensionare il tutto e tranne il vantaggio." Sorseggia il suo drink e si sistema i capelli. Non pensavo tenesse al suo aspetto esteriore. "E poi, mio caro, non è tutto chiuso e le puttane ci sono ancora, sennò chi ti scoperesti?" Solo lui ride e io lo trucido con lo sguardo. Battuta di poco conto, alla fine. Ma le sue parole hanno molto peso, in questo caso. Sono ben pensate. "Ho lasciato dei negozi caratteristici gestiti da i miei più grandi complici. Non tutto è perduto."

"Mi sembra che il nostro pub non sia gestito da uno dei tuoi." Chiedo io, guardando lui e poi Adele.

"Solo perché Adele ama la compagnia, il pubblico ed esibirsi. Un piccolo favore per il mio fiore." Le mette una mano sulla coscia nuda e la stringe facendo diventare bianche le sue nocche, ella non dice, nessuna smorfia di dolore, solo i suoi movimenti dovuti dalla malattia.

Continua così il pomeriggio tra domande ben studiate e riposte bene calcolate. Le mie frasi sempre ben intromesse e la voce di Adele che, silenziosa, mi sussurra di voler fuggire.


Arrivato in stanza, mi spoglio dei vestiti puliti e nuovi e inizio a leggere qualcosa che la stanchezza non mi permette di far altro.
Sento urlare. Non è la voce di Sebastian, è familiare eppure. È una donna: "Apri la porta! Apri la porta scrittore del cazzo." È Adele. È arrabbiata per la mia comparsa di oggi, credo. E del suo non poter far niente.

Mi avrà seguito. "Mi sento sola, apri..." Sento tutta la pesantezza del suo corpo e delle sue parole sulla porta.

"Non faremo sesso. Se vuoi, puoi entrare e venire qui, ti leggo un pezzo di libro." Metto in chiaro. Sia chiaro il mio uccello maledice la mia mente per aver detto tali parole, ma è sposata e per adesso vige tale perbenismo.

"Tipo una buonanotte?"

"Tipo." Giù in strada si sentono tutti i cubani festeggiare la loro felicità. Che tristezza! Non fanno altro, quando in realtà si dovrebbero preoccupare di un soldato mediocre.
La faccio entrare e si stende sul mio letto.
Ho solo delle sigarette e della frutta da offrirle. Prende una sigaretta.
Si tolse tutti i vestiti, lasciandomi stupito, si sdraia su di me e poggia la sua dolce testa sulla mia spalla.

"Vanifichi tutto se fumi sulla mia frutta." Dico e lei ride.

Subito dopo prende sonno e si addormenta sul mio petto nudo, mentre le leggo "Il giardino dell'Eden" di Hemingway.






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Eccomiiii
Il libro in questione parla di una coppia di coniugi, il marito durante la loro luna di miele si innamora di un'altra donna. Mi sembrava perfetto per il capitolo e per la storia intera.
La fine del capitolo poi è molto carina e fa vedere qualcosa di più della relazione tra Adele e Adrian.
Come sempre, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.

Ps: mancano due capitoli EHEHEHEHE

𝐏 𝐀 𝐑 𝐀 𝐍 𝐎 𝐈 𝐀  | s. claflinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora