𝐗𝐈

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| 𝗖𝗔𝗥𝗢 𝗦𝗜𝗚𝗡𝗢𝗥 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗔 𝗟𝗨𝗡𝗔 |

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| 𝗖𝗔𝗥𝗢 𝗦𝗜𝗚𝗡𝗢𝗥 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗔 𝗟𝗨𝗡𝗔 |












𝔄𝔠𝔠𝔞𝔡𝔢 𝔣𝔞𝔠𝔦𝔩𝔪𝔢𝔫𝔱𝔢, 𝔞 𝔠𝔥𝔦 𝔥𝔞 𝔭𝔢𝔯𝔰𝔬 𝔱𝔲𝔱𝔱𝔬, 𝔡𝔦 𝔭𝔢𝔯𝔡𝔢𝔯𝔢 𝔰𝔢 𝔰𝔱𝔢𝔰𝔰𝔬.












Caro signor Della Luna, Anthony Boccadifuoco Jr è morto.

Sono a Parigi, Francia. Bella, tiepida e carismatica. Che altro c'è da dire? Nulla, niente c'è da descrivere. Soprattutto ora. Ora che Sebastian è stato ucciso. Due anni sono passati e io mi ritrovo sempre a frequentare questa città piena di pittori.
Ci sono tanti giovani, sì. Tanti sono gli editor che mi chiedono di scrivere un libro per loro e largo è il sorriso di Adele quando torno a casa.
Non ho trovato nessun pub.
Ho mollato qualsiasi cosa avesse a che fare con la mia vita cubana. E pensare che Cuba doveva essere una distrazione per l'Italia. Adesso mi ritrovo in Francia per dimenticare Cuba, la quale non ha sbiadito il ricordo dell'Italia.

Caro signor Della Luna, il suo miglior amico è stato ucciso.

Quella sera - quella fottuta sera - James scagliò il suo ultimo proiettile verso Sebastian. Lo portai immediatamente all'ospedale, mentre Adele si occupò di ucciderlo definitivamente, abbandonando così anche il loro matrimonio.

"Godo sempre di più a vederti distrutta." Disse questo prima di andare all'inferno. Non ci fu modo di salvare il mio miglior amico. Morì alle 22:38 di un sabato estivo qualunque. Per Cuba era solo l'ennesimo giovane morto nelle sue grinfie e diventò più brutta secondo dopo secondo. Ce ne andammo il giorno dopo. Sebastian fece questi biglietti per le emergenze. Pensava proprio a tutto, quel ragazzo. Non pensiamo a quello che è successo durante la sera del Diablo, è meglio. Più che altro pensiamo alla statua di Luigi XIV al Place des Victoires, Parigi. Che ne dici Luigi riuscirò a superare la morte del mio miglior amico? Risponde di no, a differenza di John Lennon questa statua riesce a fornirmi delle risposte concrete. Gli interessa se a questo bastardo gli hanno rubato il cuore e poi buttato dalla Tour Eiffel.

Non accarezzo nulla, mi basta alzare lo sguardo e capire quanta ricchezza possiede Parigi, più di quanta questa statua stessa possiede.
Non sorrido nemmeno, non c'è nessun motivo per farlo.

Sebastian è stato ucciso dal un soldato senza palle.

E adesso? Cosa cambia?
Cambia niente, cambia.
Sono sempre qui, a meditare quanto dolore ancora Adele devo togliere prima di andare a letto. Quanta fatica ancora devo trovare prima di scrivere una riga nuova. Quante lacrime deve ancora contare il mio cuscino.
Anche qua i turisti vanno e vengono.
Sono felici, però.
E lo sono anch'io perché per strada mi fermano e mi chiedono un autografo.
Gridano: Paranoia, il romanzo rivoluzionario di un italiano.
Ho imparato il francese. Adele è stato d'aiuto e adesso capisco ciò che gridano e la maggior parte delle volte è proprio quello che gridano, quando mi guardano ovviamente.
Parigi è il mio punto di partenza.
Vorrei solo averlo capito prima.
Vorrei solo che non avessimo mai preso quel volo per Cuba.
Vorrei scrivere di più, raccontarti di più, come ho fatto inizialmente. Vorrei concludere tutto quel capitolo definitivamente, ma non riesco. Non riesco a mettere a tacere questa mente piena di carri armati e topi, non riesco proprio.
La mia paranoia di fare altro, di continuare per gli altri mi impedisce di scrivere qualcosa di più.
Capisci, no? Le paranoie mi hanno sempre tenuto stretto in questo viaggio. Vorrei tenerle lontane adesso che sono qua. Per questo dico addio, a te Luigi, e a te John.

Caro signor Della luna, il suo migliore amico è morto.

A chi posso dirlo se non a te? Quindi te lo ripeto un'altra volta, poi un'altra ancora e poi me ne vado, che i turisti mi guardano male e non posso venire nelle loro foto ricordo.
Sono distrutto, Luigi.
Sono a pezzi. Non vedo l'ora che venga la notte per piangere tra le braccia della mia amata.
Scrivo e piango. Piango e scrivo. Perché di far altro non ne ho proprio voglia. Cosa mai potrei fare adesso che ragioni non ho? Chi posso rifiutare ora che donne mal vestite non si presentano più?

"Êtes-vous l'auteur de ce livre?" Mi chiede un bambino, indicando il mio libro. Ed io rispondo di sì, che sono io lo scrittore ad aver scritto questo libro. Però no, non gli dico che avrei voluto dedicarlo a lui. Non posso dirglielo, non è la verità.

Caro signor Della luna, Sebastian è rimasto a Cuba.

Lo so bene. So perfettamente di aver lasciato marcire il mio Sebastian nella terra maledetta. Ma cosa devo fare? Non posso andarlo a prendere. Posso solo guardare il dolore distruggermi. E io aspetto, che devo fare sennò? Aspetto la prossima paranoia, magari. Aspetto che il pensiero di Sebastian sparisca al tal punto di farmi iniziare a respirare.
Aspetto di chiedere la mano di Adele, deve dirmi di sì prima o poi. Perché lo ha già visto l'anello e non può ancor dir di no. Aspetto che mi venga a prendere e che mi lasci per una puttana da quattro soldi.
Aspetto che Adrian Asbury sparisca da questo corpo e lasci di nuovo spazio all'Enea che tanto mi manca. Tanto oramai sono sia Adrian sia Enea, tanto Adele ama entrambi. Aspetto di iniziare a vivere.

Tanto manca ancora?
Manca, Sebastian, manca.


*
*
*
Eccomiiiii
Sto piangendo oceani di lacrime.
È finita anche questa storia. Io sinceramente non me lo aspettavo di farlo finire così.
L'estate scorsa ho scritto i primi due capitoli e li ho sempre lasciati lì, che strano pensare a ciò che è diventato.
Ho volutamente preso spunto dal primo capitolo come a mettere un punto definitivo. Quindi se avete letto delle frasi uguali è tutto voluto, fa più male così, penso.
Non so cos'altro dire ahahaha sono un attimo presa dalla loro fine.
Se avete delle domande riguardo i personaggi, fateli pure.
Se avete delle considerazioni/ pensieri scriveteli pure.
Ringrazio tutte le persone che hanno letto, votato, che si sono disperate per la fine. Significa tantissimo, neanche potete immaginarlo.
Grazie a tutti voi.
Ci vediamo alla prossima storia.

𝐏 𝐀 𝐑 𝐀 𝐍 𝐎 𝐈 𝐀  | s. claflinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora