CAPITOLO V
Era ormai buio pesto e Alice perse ormai del tutto le speranze.
- È tutto il giorno che cammino. Non so davvero dove andare. Qui tutti si ostinano a farmi domande, o richieste o discorsi strani, a cui non so rispondere o dare una soluzione! O meglio, se ci provo è del tutto errata! Non ne posso proprio più!- Si lamentò.
- La smetti di fare tutto questo baccano? Qualcuno qui vorrebbe dormire!
Alice si voltò meravigliata: su di un albero vide acciambellato un grasso gatto con un sorriso largo sul suo viso stampato.
- Mi dispiace...- Balbettò Alice, ancora incredula per il suo curioso aspetto.
- Non importa.- Le rispose il gatto sbadigliando e sgranchendosi le zampe.
- Mi chiamo Alice Liddell...Mi sono persa, Signor Gatto...
- Lo vedo ed ho udito bene. Comunque chiamami Stregatto. Non mi piacciono le formalità. Le trovo noiose e futili.- Continuò lo Stregatto che saltò su di un ramo inferiore.
- Puoi, gentilmente, indicarmi quale strada devo prendere per uscire da questo bosco?- Chiese timidamente la ragazza.
- Beh, tutto dipende da dove vuoi andare.
- Non lo so...Ho sentito parlare di un certo Giardino Incantato. Vorrei proprio andarci, ma non so come arrivarci.
- Allora non posso aiutarti.- Asserì il gatto mentre pian piano si dissolveva nell'etere.
- Aspetta! Per favore! Va bene qualsiasi altro posto, voglio uscire di qui, ti prego! Sto diventando matta, non vedo che alberi e pietre da miglia e miglia ormai!- Esclamò di impeto Alice.
Lo Stregatto comparve dietro di lei fluttuando nell'aria.
- Non lo stai diventando, sei già matta! Come lo sono io e tutti gli abitanti di questo Paese! Se tu fossi ordinaria, di certo non avresti mai potuto accedervi!
- Tu puoi volare?! Comunque, sappi che non è carino dire alla gente che è matta!
Lo Stregatto rise di gusto a quel rimprovero.
- Perché credi che essere matti sia un insulto? È una caratteristica e io mi ritengo molto fortunato a possederla! Posso vedere cose che nessuno può o lontanamente immaginare!
- Davvero? Il mio medico dice che immaginare cose sia sbagliato, che bisogna concentrarsi sulla realtà.- Rispose lei.
- E tu sei sicura di concentrarti sulla realtà?- Domandò lo Stregatto.
- Io...non so più chi sono!
Alice iniziò a piangere. Era così tanto tempo che non lo faceva. Fu un pianto lungo e liberatorio. Il gatto era lì con lei, appollaiato su di un ramo basso, mentre in silenzio muoveva la coda, aspettando che le lacrime si placassero.
- Mi dispiace. Non volevo.- Disse la fanciulla singhiozzando ancora, asciugandosi le lacrime.
- Oh, non fa nulla! Ti senti meglio, adesso?- Le chiese lo Stregatto.
- Sì...mi sento un po' meglio. Grazie, Stregatto.- Gli sorrise.
- Ora, dicevamo, vuoi davvero uscire dal bosco?
- Sì...
Il gatto saltò sul ramo più alto di tutti.
- Chiudi gli occhi Alice...
- Ma...
- Solo dentro di te troverai tutte le risposte alle tue domande.- Si alzò in volo, nel cielo blu notturno puntellato di graziose e brillanti stelle. Alice continuò a osservarlo mentre pian piano spariva. Prima la punta della coda folta e poi il resto, fino a rimanerne solo il sorriso con i suoi denti bianchi affilati e brillanti. Ella si sentì strana, le palpebre si fecero pesanti e faticò a tenere gli occhi aperti.
- Fidati di te stessa. Sogni d'oro piccola Alice, buon risveglio piccola Alice.
Detto questo rimase la mezzaluna a vegliare su di lei, che nel frattempo era piombata in un sonno profondo e sereno. Sognò la sua vita prima della catastrofe, che era perfetta così com'era. Abbracciò sua madre che le disse che le voleva bene e che non doveva mollare. Cos'è infondo il paradiso? Dove si trova? E se fosse una condizione? E se bastasse stare con chi si ama, se bastasse solo stare in pace con se stessi?
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Malice in Wonderland
Mystery / Thriller"Come ti senti, Alice?" Era la domanda che si sentiva porre ogni giorno. Il Dottor Wright era un uomo rispettabile, calmo, attento. Alice era la sua paziente da ormai tanto tempo. Non era neanche capace lei di ricordare gli albori di quella conoscen...