Norman Leslie

162 20 13
                                    

Una tazza di the fumante era poggiata sul tavolino posto davanti alla finestra della stanza di Norman. Lui era seduto su una sedia in velluto rosso, leggeva il giornale e le notizie che arrivavano dal fronte di guerra. Al di fuori della finestra, i prati solitamente verde smeraldo della contea di Monaghan, a poca distanza dal confine tra l'Irlanda del Nord e quella del Sud, stavano cominciando a perdere splendore. L'autunno si avvicinava. Era il settembre 1914 e la prima guerra mondiale era scoppiata già da qualche mese, scatenata dall'uccisione, a Sarajevo, dell'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell'Impero Austro-Ungarico.

Norman si fermò a pensare a ciò che stava accadendo nel mondo ed alzò lo sguardo dalle pagine del giornale. Poggiò gli occhi sul laghetto azzurro, poco sotto la sua finestra, che rifletteva i raggi del sole del mattino che stava sorgendo. L'Irlanda era entrata in guerra al fianco della Gran Bretagna e Norman già da un po' rifletteva su ciò che lui avrebbe potuto fare per il proprio paese: voleva essere d'aiuto. Fermo, a casa, con le mani in mano mentre tanti suoi connazionali morivano sotto le bombe degli avversari lo faceva sentire inutile.

Si alzò dalla sedia e si vestì; aprì l'armadio e prese un completo grigio, si mise la cravatta e le scarpe nere e lucide. Si richiuse la porta della stanza rossa alle spalle e scese nel grande salone da pranzo, dove la madre Leonie, il padre John e Patty, la moglie di suo fratello maggiore Shane, già partito per il fronte francese, stavano facendo colazione.

«Buongiorno madre...» disse, avvicinandosi alla donna, dandole poi un bacio sulla guancia.

Salutò poi il padre e la cognata e si sedette con loro. «Notizie di Shane stamani?» chiese.

La donna rispose di no, visibilmente preoccupata. Erano giorni che non arrivavano lettere dal fronte, e la famiglia cominciava ad essere inquieta, la paura che fosse capitato qualcosa al soldato era tanta, ma nessuno voleva parlarne; calò un silenzio innaturale.

Il maggiordomo del castello si avvicinò a Norman per porgergli la colazione, ma lui rifiutò. «Ho già bevuto una tazza di the nella mia stanza, sono a posto così. Grazie George.» L'uomo si allontanò, facendo un inchino davanti a Norman.

«Dove stai andando?» Chiese la madre, vedendo il figlio vestito di tutto punto.

«Vado in città, ad iscrivermi nelle fila dell'esercito britannico.» disse, senza esitare un momento.

Leonie rimase di sasso, interdetta per alcuni istanti, ma non durò molto. Era una donna tutta d'un pezzo, che sapeva farsi valere. Disse: «Perché mai dovresti tornare nell'esercito? Hai già servito la Gran Bretagna, ti hanno dato un periodo di riposo e non hai ricevuto nessuna chiamata per andare al fronte!»

«È il mio senso civico, il mio orgoglio, a dirmi di fare qualcosa. Devo aiutare l'Irlanda e la Gran Bretagna in questa guerra, devo fare qualcosa, non posso stare fermo con le mani in mano. Sono un soldato e sempre lo sarò»

«Non ho speso dei soldi per farti studiare per poi vederti ammazzato su un campo di battaglia lontano da casa!» Sbraitò la donna, visibilmente arrabbiata.

Norman, infatti, aveva studiato nella più importante e prestigiosa scuola del Regno Unito, a Eton, e subito dopo era entrato nell'esercito britannico come tenente nella grandiosa Brigata Fucilieri, nel 1905. La sua carriera militare era poi iniziata in Egitto tra il 1908 e il 1910, e successivamente era partito per l'India. Dopo la sua esperienza nel continente indiano, era tornato a casa, per un periodo di congedo, e quando la Prima Guerra Mondiale era scoppiata lui era nel suo castello in Irlanda a godersi la pace.

Quella vita non gli piaceva più. Doveva fare qualcosa, come suo fratello Shane, o come suo cugino Winston Churchill (*), che aveva quindici anni più di lui ed era a capo della Marina Britannica.

Così si congedò dai familiari e salì su una delle carrozze ferme nel grande giardino del castello, in attesa di essere utilizzate. Il cocchiere sellò i cavalli e partì alla volta del centro di Monaghan. Norman, una volta lì, andò all'ufficio di reclutamento, sbrigò le pratiche e tornò verso il castello in poche ore; quando arrivò a casa non vi era nessuno a cui dare spiegazioni, andò nella sua stanza e tirò fuori dall'armadio la sua divisa, se la provò, fiero della decisione che aveva preso. Si guardò allo specchio e con le mani si stirò l'uniforme, facendo un respiro profondo, poi fece il saluto militare alla sua immagine riflessa.

Certo, aveva molto timore per quello che stava per fare; era stato in missione per l'esercito britannico, ma non si era mai trovato in una situazione di guerra. Nonostante questo, sentiva che era la scelta giusta.

Scese dalla madre indossando la divisa, la donna, quando lo vide, scoppiò in lacrime. Non riusciva a reggere il peso di tutto quello che stava succedendo e di quello che sarebbe potuto accadere in futuro. Il padre di Norman, infatti, iniziava ad avere molti acciacchi dovuti all'età, e il giovane sarebbe servito in quella casa, visto e considerato che anche l'altro figlio dei Leslie era sul campo di battaglia. Ormai, però, non si poteva fare più nulla; l'iscrizione era fatta e la partenza era prevista per il 21 settembre 1914.

Per tutelare la famiglia, in caso di dipartita sia sua che di suo fratello Shane, Norman sistemò tutti gli affari che vi erano in sospeso. Chiamò un avvocato e tutelò sé stesso e i suoi familiari; firmò poi una serie di documenti che avrebbero permesso di mantenere il castello sotto la proprietà dei Leslie per lungo tempo. Successivamente li nascose in un luogo introvabile ad altri.

***

Il giorno della partenza tutta la famiglia si ritrovò sui grandi scalini bianchi, di marmo, del castello; il cielo era grigio e le nuvole nere si rincorrevano veloci. Il cielo d'Irlanda sembrava rispecchiare l'umore dei Leslie, mentre salutavano Norman; i volti erano tirati, tristi, la madre Leonie piangeva, il padre se ne stava in disparte, assieme a Patty. Era una situazione già vissuta pochi mesi prima, quando Shane era partito per il fronte. Norman baciò la guancia della madre, rigata dalle lacrime, fece il baciamano a Patty, che aveva ricevuto notizie dal marito il giorno precedente e aveva il cuore un po' più leggero, poi si avvicinò al padre e, fiero, lo salutò facendo il saluto militare. Il vecchio ricambiò. Nonostante rimanessero soli, con il futuro incerto, John era fiero della decisione che avevano preso i suoi due figli.


______

(*) La madre di Norman era Leonie Jerome, sua sorella si chiamava Jennie ed era la madre di Winston Churchill. 

____

Buonasera,
come promesso ecco il primo, vero, capitolo di questa breve storia. 
Norman ha deciso di partire per il fronte; sarà stata la scelta giusta? Shane combatte già sul fronte francese, tornerà a casa? E quei documenti nascosti da Norman...?
Spero il capitolo vi sia piaciuto.
Al prossimo.
Moni

Il Fantasma di NormanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora