Il Fantasma Buono

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Valérie e Maximilien uscirono dalla loro auto, per rientrare nel castello e dirigersi nella sala da pranzo, per mettere qualcosa sotto i denti. Non avevano più chiuso occhio e volevano rifocillarsi, per poi ripartire il più in fretta possibile e mettere chilometri e chilometri tra loro e quel luogo che li aveva spaventati a morte.

Entrarono nella hall del castello e una giovane ragazza li accolse, un po' perplessa, squadrandoli da capo a piedi. Erano in pigiama, Maximilien era addirittura scalzo, e avevano l'aria sconvolta.

«Buongiorno, da dove venite?» chiese la giovane.

«Abbiamo tentato di dormire in macchina. Nella nostra stanza c'era un fantasma!» rispose Valérie, in maniera quasi isterica.

La ragazza della reception sorrise dolcemente, lasciando gli ospiti interdetti. Come poteva sorridere, quando loro erano in preda al panico? Non era certamente la reazione che si aspettavano e il viso di Valérie si rabbuiò.

La receptionist si accorse del cambio di espressione della giovane e si affrettò a dire: «Quello è il fantasma di Norman Leslie e non è pericoloso. Era il proprietario del castello tanto tempo fa, ed è un mio lontano parente. Lui vive qui con noi»

«Potevate avvisare che in quella stanza c'era un fantasma, uno di quelli veri!» Disse Maximilien, con voce alterata e acuta.

«Ha ragione...» disse la giovane receptionist. «... ma pensavamo lo sapeste che alloggiando in questo albergo c'era la possibilità di imbattersi nel fantasma di Norman. Lo abbiamo scritto su tutti i nostri canali di informazione. Comunque voglio rassicurarvi, non è pericoloso, non è uno di quelli spaventosi che si vedono nei film e che ammazzano la gente. Lui non vi farà mai del male, non ha mai fatto nulla agli ospiti che hanno alloggiato qui, e in particolare nella "Stanza Rossa".»

La giovane coppia era spiazzata dalla reazione che aveva avuto la ragazza della reception; Maximilien non sapeva se essere arrabbiato o incuriosito dalle sue parole. «In che senso non è pericoloso?» chiese, mentre seguiva la ragazza nella sala da pranzo, dove stavano già servendo la colazione agli altri ospiti del castello. Erano gli unici in pigiama, scarmigliati, e le altre persone li stavano guardando con sospetto e un po' di riluttanza.

«È un fantasma buono. Lui viveva qui prima di essere ucciso in battaglia durante la prima guerra mondiale, sul fronte francese. Mi ha persino aiutato durante la mia controversia legale con gli avvocati per il possesso del castello.»

«In che senso?» Chiese Valérie, sempre più perplessa. Non riusciva a capire se la ragazza si stesse inventando tutta la storia oppure fosse davvero tutto vero. Era frastornata.

«Prima di partire per la prima guerra mondiale Norman aveva nascosto dei documenti riguardanti la proprietà del castello e delle terre attorno. Poi lui è morto in battaglia, e con il tempo anche tutti i suoi parenti che erano a conoscenza del luogo dove si trovavano quelle carte. A dire la verità erano pochi a conoscerne il nascondiglio e non hanno mai tramandato questo segreto a nessuno.»

La receptionist fece accomodare Valérie e Maximilien al loro tavolo, fece portare loro la colazione e poi continuò il racconto. «Io avevo bisogno di quelle carte per poter mantenere la proprietà del castello, ma non riuscivo a trovarle e non sapevo più dove cercare. Ero quasi convinta di dover cedere questo luogo meraviglioso, con mio grande dispiacere, perché dopo più di 300 anni ero io che ne perdevo il possesso. Mi sembrava di essere inadeguata, di fare un torto alla mia famiglia. Poi una notte successe...»

La giovane si fermò, guardò verso l'alto, verso i piani superiori, e sorrise. Tornò subito a fissare i suoi occhi verdi sugli ospiti e continuò: «Il fantasma di Norman mi apparse una notte, indicandomi precisamente dove erano nascosti i documenti di cui tanto avevo bisogno. Così il giorno dopo andai dove lui mi aveva suggerito e trovai tutto quello che cercavo da mesi, e il castello rimase della famiglia Leslie.»

«Sono sempre stato scettico, non ho mai creduto nel paranormale. Ovviamente mi devo ricredere.» disse Maximilien, dopo aver elaborato il racconto della receptionist e dopo averlo giudicato credibile.

La giovane sorrise, poi parlò: «Se volete andare via vi capisco, non è sicuramente facile assimilare una notizia così. Sappiate però che Norman non vi farà del male.»

La ragazza stava per allontanarsi, quando fu Valérie a richiamare la sua attenzione. «Era la sua stanza, vero?» Annuì e continuò: «Fu proprio lì, sulla sedia rossa di velluto, che una mattina dell'autunno 1914 Norman prese la decisione di arruolarsi nell'esercito britannico e andare a combattere la prima guerra mondiale.»


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Buonasera, ecco qui un nuovo capitolo.
Le carte sono servite per salvare il castello. Adesso che facciamo? Rimaniamo ai giorni nostri con Maximilien e Valérie o torniamo in Francia con Norman? 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, non è lunghissimo, lo ammetto, ma mi rifarò con quello successivo. 
A presto,
Moni

Il Fantasma di NormanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora