21 - La svolta

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Non avevo più unghie.
Le avevo mangiate fino a farle diventare decisamente troppo corte.
Da quando - circa quindici minuti prima - avevo aperto gli occhi, e la realtà mi era rimbalzata in faccia, non mi ero mossa; ed ero ancora lì, stesa in un letto di un albergo a cinque stelle, nuda, con le braccia di Ryan intorno a me.
Per la prima volta nella mia vita, non avevo idea di cosa fare, di come comportarmi.
Innanzi tutto, come ci ero arrivata a quel punto? Quando mai mi era piaciuto Ryan?! Non me ne ero resa conto, mai.
E ora? Che piega avrebbe preso il nostro rapporto? Io non sapevo esattamente cosa volevo: anzi, lo sapevo, volevo trovare mio fratello e finire con quella vita di merda. Ma Ryan? Non mi ero mai preoccupata di un futuro sentimentale insieme a lui anche perché non mi era mai passato per l'anticamera del cervello una cosa del genere.
Però era successo. E la cosa più strana, motivo per il quale avevo passato la mattinata a rosicchiarmi le unghie, era che ero felice. Non avrei saputo spiegarlo bene, l'unica cosa che sentivo era un forte calore che partiva dal centro del petto e si irradiava per tutto il corpo. Più volte, ripensando a quello che era successo poche ore prima, mi ero sorpresa con un sorriso stampato in faccia. Avevo pensato anche alle parole che mi aveva detto, e il sorriso si era allargato decisamente.
"Mai. Non ti tradirei mai. Tu sei la cosa più importante, Paige. Nulla è più lo stesso da quando ci sei tu nella mia vita, e non permetterei mai a nessuno di cambiare questo."
Però poi la scoperta che lui provenisse da una famiglia di poliziotti mi aveva cancellato il sorriso in un secondo: ancora non potevo credere che mi avesse mentito e avevo ancora paura che mi stesse tradendo e che mi stesse aiutando solo per sbattermi dentro.
Ma non avrei mai potuto sbagliarmi così tanto, io riuscivo a sentire la sincerità delle sue parole, dei suoi gesti.
Avevo dolori ovunque, e quando Ryan si mosse si accentuarono, ma nonostante questo chiusi gli occhi e feci finta di dormire.
No. Non svegliarti. Non voglio ritornare alla realtà proprio adesso. Se ci alziamo da questo letto tutto ritornerà come prima. Io diventerò la persona orribile di prima.
Se ti svegli, non saprò come comportarmi, cosa dirti.
Ryan mugolò, stringendo la presa ancora più forte su di me.
Mi sentii morire, e la sensazione di avere un grande vuoto nello stomaco mi colpì ancora.
Strinsi gli occhi più forte che potevo: se avessi potuto farlo, sarei scappata a gambe levate.
Poi mi apparve l'immagine di lui che mi baciava il fianco rosso e messo male, delicatamente e dolcemente. Lì per lì non mi ero affatto sentita a disagio, mi era piaciuto, ma adesso non era lo stesso. E dovevo ammettere che era stata una tortura vederlo uscire da me sul più bello; non era stato da schifo, anzi, per essere la mia prima volta era stato bello. Lui era stato sicuro nei movimenti, ero io l'incerta. Ma non me l'aveva fatto notare o addirittura pesare, era stato tutto così naturale.
Quando iniziò a baciarmi la spalla nuda, aprii gli occhi di scatto.
No, no, smettila!
Mi voltai verso di lui, notando per la prima volta quanto fosse un bel ragazzo, soprattutto di prima mattina.
Dovevo alzarmi, dovevo smetterla di fare quei pensieri.
«Buongiorno», mi sussurrò sulle labbra prima di fiondarcisi. Me le mordeva e poi con la lingua le accarezzava, e io ero totalmente rapita dai suoi baci.
Basta!
Mi scostai, alzandomi mentre avvolgevo il mio corpo nel lenzuolo. Dove diavolo era la mia roba?
Mi guardai intorno, riuscendo a trovare la canotta, mentre i pantaloncini erano sul comò, e gli slip appesi all'angolo della televisione.
«Che succede?» domandò Ryan mentre io mi rivestivo.
«Niente», risposi semplicemente.
Mi voltai verso il letto e lanciai le lenzuola una volta vestita. Ma prima di farlo, mi accorsi della macchia rossa. Dio santo!
Ryan seguì il mio sguardo, accorgendosi anche lui della bastarda rossa sul letto.
Inspirò, formando una piccola "o" con la bocca. Io feci per andare in bagno, volevo scappare da quella grossissima figuraccia.
Ma Ryan scattò verso di me mentre si infilava i boxer. «Ehi, ehi», mi disse prendendomi il viso tra le mani.
Non lo guardai in viso; guardavo tutto tranne lui.
«Va tutto bene», sussurrò. «Tu stai bene?»
«Perché non dovrei stare bene?» domandai freddamente, muovendo il collo e scrollandomi le sue mani dal viso.
A quel gesto Ryan trattenne il respiro, per poi liberarlo subito dopo.
«Perché non me l'hai detto?»
«Perché non erano affari tuoi, né lo sono adesso», continuai a ribattere acida.
«Se me l'avessi detto mi sarei fermato, avrei fatto più piano! Ti fa male?»
Il tono di Ryan mi fece salire il sangue al cervello.
«Non capisci che è per questo motivo che non te l'ho detto? Non ho bisogno della badante!»
Una volta sbattuta la porta del bagno, realizzai che ero stata troppo dura. In fondo, si stava solo preoccupando per me. Ma era proprio questo il punto: mi sarebbe piaciuto che qualcuno si preoccupasse per me? Già era difficile per me accettare quello che avevo fatto, figurarsi avere accanto qualcuno che si preoccupasse per me. Per non parlare del fatto che non era finita, dovevo ancora trovare mio fratello e non potevo se la paura che potesse succede qualcosa a Ryan mi divorava.
Ma forse si trattava proprio di questo; ero io che ero fin troppo preoccupata per lui, e non lo ero mai stata per qualcuno così tanto. Accidenti!
Sbattei la testa contro la porta e mi afflosciai piano sul pavimento freddo.
Non provavo dolore, solo uno strano indolenzimento, quasi piacevole.
Mi strofinai le mani sul viso, in preda alla frustrazione. Che cosa avrei fatto? Prendi posizione, Shoe! Shoe, Carter, Billy, Paige. Ma chi ero? Non lo sapevo più. Era tutto così dannatamente confuso.

Revenge [ COMPLETA - DA REVISIONARE ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora