L’ aria si era fatta tiepida e leggera, piacevole.
Ti solleticava la pelle come la carezza di una mano, e profumava di tranquillità e silenzio.
Il sole sarebbe sorto a breve, preannunciato da fiochi raggi luminosi al di là di nuvole sparse per il cielo, senza un apparente ordine, confusionarie.
Solitamente, a quell’ora del mattino, quando ancora la gente non si svegliava, non c’era il ritmo frenetico di persone, macchine, tram passare e l’unico rumore che gli solleticava l’orecchio era un bisbiglio confuso di qualche paziente di una stanza vicina, o lo scrosciare piacevole dell’acqua nei bagni, utilizzata per pulirsi le mani prima di iniziare un turno di lavoro come dottore, Harry amava osservare oziosamente al di là della sua finestra. Non aveva mai capito cosa osservava esattamente, dato che non c’era molto da ammirare se non i fiori curati dei giardinetti o le decorazioni del cancello principale, però lo faceva; la sicurezza di un’azione abitudinaria. Le sensazione erano sempre le stesse, così familiari: il bruciore del trattamento appena subito, la calma e la tranquillità di non avere nessuno che ti ronza attorno preoccupato riguardo la tua salute, la sensazione soffocante di essere sempre rinchiusi nello stesso posto e, stranamente, la pace.
Perché Harry era così, se aveva l’opportunità di prendere il respiro da quella vita ansiosa e affannata, poter osservare il mondo senza per un attimo farne davvero parte, la coglieva al volo e con entusiasmo.
Era da qualche giorno che la sua vita non aveva più attimi per tirare un sospiro di sollievo, magari voltarsi verso Louis e ammirarlo nei minimi particolari, quasi da scattare una foto mentalmente, quel sorriso così vero e luminoso pronto a scaldarti sempre il cuore nei ricordi.
In così pochi giorni, Harry Styles aveva passato le situazioni più movimentate e eccitanti, in fondo, che mai avesse provato in tutta la sua vita e si, ne era felice.
Ma quel sentimento tanto nuovo e sconosciuto, quella felicità passeggera, non era nulla in confronto a ciò che aveva provato poche ore prima.
Aveva baciato Louis.
Solo il verbo racchiuso in quella frase lo faceva fremere dall’eccitazione.
Lui, proprio lui, aveva baciato il ragazzo più meraviglioso che avesse mai conosciuto.
Con quelle labbra, quelle dannate e fottutissime labbra che fino allora avevano solo sfiorato le guance di sua sorella o sua madre.
Non sapeva esattamente come comportarsi a riguardo, era confuso e terribilmente felice, solo questo.
I sentimenti che si provano alla realizzazione del tuo desiderio più grande, che speri di concludere da una vita, l’ansia che ti cresce dentro quando capisci che ci sei vicino, la sensazione di leggerezza quando hai portato il tutto a termine. Ma poi, quasi un brusco risveglio, apri gli occhi e ti chiedi ‘e adesso?’
E puoi scegliere se ammirare le conseguenze della vittoria raggiunta, oppure porti un obbiettivo maggiore, ancora più grande e soddisfacente.
Harry non era mai stato una persona insaziabile, non faceva parte del suo carattere, avrebbe fatto a pugni con la sua situazione, fatta di stenti e piccole gioie.
Si accontentava sempre di ciò che aveva, sorrideva alla gente che lo guardava con pena o compassione, magari un sorriso non troppo tirato o che coinvolgeva anche gli occhi, ma gradevole.
Sua mamma gli aveva sempre insegnato così, e non voleva darle dispiaceri o fastidi.
Lui in quel momento, a bordo dell’automobile di Louis, seduto accanto a lui con gli occhi chiusi e un’espressione tirata in volto, non riusciva a godersi il suo piccolo momento interiore di calma e tranquillità, a guardare all’esterno del finestrino dell’auto e pensare a tutto o a niente.
Semplicemente perché era turbato e triste, soprattutto triste, per Louis.
Non riusciva a porsi obbiettivi più grandi in quel momento perché semplicemente non ne vedeva, ma aveva anche la vista oscurata dalle lacrime o l’infelicità del suo compagno.
Quel ragazzo che viveva per renderlo felice, anche se lo stesso Harry era imbarazzato a riconoscerlo, perché, dopotutto, chi mai si era preoccupato così verso di lui?
Quel ragazzo fantastico, il primo a cui volesse bene o qualcosa in più, che ora stava male per una ragione a lui sconosciuta, o quasi.
Il problema infatti, che leggeva nelle parole tremolanti di Louis o nei suoi occhi velati da lacrime, era lui, o meglio, quello che aveva fatto con lui; un errore, uno sbaglio.
La gente, secondo Louis, ci avrebbe visto dentro tutto l’odio della società, tutto sbagliato, da resettare e iniziare da capo, qualcosa andato storto nella crescita, nello sviluppo fisico e mentale, quasi una malattia.
Harry ci vedeva semplicemente un bacio.
Ma, la domanda che turbava profondamente Harry era, cosa ci vedeva in quel gesto Louis?
Era stato felice di poter sentire il suo profumo?
O il suo sapore sulle labbra?
O le sue mani, così morbide, intrecciate con le sue?
Era contato tanto quanto era contato in Harry?
Troppe domande, troppi dubbi e incertezze per una sola persona.
Un peso soffocante sul cuore di Harry, che non accennava a diminuire, neanche a uno scrollare del capo o ad un sorso d’acqua.
La preoccupazione in tutte le sue forme.
Una luce improvvisa e tiepida si rifletté contro lo specchietto dell’auto, accecando il riccio per qualche attimo che, assonnato e pensieroso, si stiracchiò lentamente contro il sedile, uno spazio così piccolo e ristretto diventato letto fino a poco prima.
Erano fermi ad una stazione di servizio, chiusa al momento, con le saracinesche abbassate e un odore di benzina forte e stucchevole per la zona.
Harry sbadigliò involontariamente, poi guardò Louis, di sottecchi, quasi avesse paura di svegliarlo, così sereno per una volta.
- “Giorno piccolo” mugugnò quindi l’altro, sempre ad occhi chiusi, allungandosi contro il volante nel vano tentativo di stirarsi.
Un piccolo tuffo al cuore per Harry.
- “Giorno” provò quindi, sorridendo a trentadue denti, anche se ancora timoroso dell’umore del maggiore.
Louis assottigliò gli occhi, infastidito dal sole, poi si voltò sul sedile verso il riccio, rimasto ad osservarlo curioso e perennemente felice.
- “Come va il braccio?” chiese con voce assonnata, accennando al trattamento della sera precedente, avvenuto al buio e quindi meno preciso del solito.
Harry si strinse nelle spalle, accucciandosi su sé stesso e voltandosi definitivamente verso il moro.
- “Hai degli occhi bellissimi di mattina, te lo hanno mai detto?” sussurrò quindi Louis, accennando un sorriso, non volendo quasi rompere la situazione.
E al minore mancò il respiro, un altro tuffo al cuore e il disorientamento per il cercare qualche parola o complimento da dire a Louis perché, come sempre, era bellissimo, con o senza i capelli spettinati, o quello sguardo sbarazzino, o l’accenno di un sorriso.
Louis notò l’agitarsi del riccio e quindi, ridacchiando, si chinò a sfiorargli le labbra, poi, sospirando, tornò composto al sedile del guidatore e iniziò a maneggiare coi controlli dell’auto per farla partire.
Harry arrossì un poco, insoddisfatto da quel momento così corto, quindi si scosse e si sistemò la cintura di sicurezza.
Inutile dire quanto fosse insicuro e vacillante riguardo l’umore e i pensieri di Louis; provò anche a convincersi di averci pensato troppo su, come sempre.
Guardava quindi incredulo il compagno, provando a trovare un accenno, un segno della guerra interiore che stava combattendo, come prova di non essersi immaginato tutto.
Il bacio appena ricevuto poi, bruciava sulle labbra portandolo alla realtà dei fatti, quindi arrossiva e sorrideva inebetito.
Lanciava infine l’ennesimo sguardo disinteressato, per rimanere poi destabilizzato e perplesso di fronte quel sorriso bello come sempre, gli occhi un po’ incavati ma profondi come sempre, quel colorito leggero intorno alle labbra, che ho appena baciato, dio, vivace come sempre.
Intanto uscirono veloci e scorrevoli dalla stazione di servizio, percorrendo una nuova autostrada,ma quante ce ne sono di autostrade al mondo?,verso chissà dove, immersi nel silenzio e nel verde ai lati del cemento.
- “Ti vedo silenzioso Harry, sicuro di stare bene?” chiese con meno sicurezza e una leggera inclinazione nella voce Louis, spostando per qualche attimo lo sguardo sul compagno, che sorrise, scuotendo la testa per rassicurarlo.
- “Ho difficoltà a riprendermi la mattina, soprattutto se vado a dormire tardi la sera” rispose quindi il minore, perdendosi nel ricordo della notte passata.
Il moro sorrise un poco, tornando poi serio e irrigidendosi al volante, accelerando l’andatura dell’automobile.
Il riccio si voltò verso di lui con sguardo corrucciato, e Louis si strinse nelle spalle, copiandogli il gesto.
- “Voglio arrivare presto ad un bar che conosco, ho una fame!”
- “E meno gente ci riconosce, meglio è” si lasciò scappare Harry, storcendo il naso all’immagine della folla del lunapark sull’autostrada.
- “Giusto, questo soprattutto” commentò duro l’altro.
E ritornò a incombere il silenzio nell’auto, il rombo di motori come unico diversivo.
Harry provava a concentrarsi sul paesaggio mutevole che gli passava davanti gli occhi, o a cercare di dare una forma a qualche nuvola bianca in cielo, ma non ci riusciva, quel peso sul petto continuava a saltellargli addosso come un bimbo che cerca attenzioni.
Sospirò, dunque, storcendosi le mani e cercando le parole esatte da dire, per poi mandare all’aria tutto e, con sforzo, voltarsi verso Louis per parlare.
- “Loulou…”
Il moro si voltò verso di lui un poco, per dirgli che ascoltava, e Harry vi scorse sulle guance un colore roseo, forse per il nuovo soprannome trovato.
- “Cosa pensi… riguardo… al nostro… a noi….all’altra sera e a stamattina… insomma hai capito no?” sbottò infine, preda dell’agitazione e con le mani sempre più frenetiche nel contorcersi, lo sguardo basso.
Louis sospirò semplicemente.
- “Non ne ho idea, piccolo. – calcò il tono su piccolo, perché, dopotutto, era lui quello capace di creare i migliori soprannomi e Harry sentì un moto di delusione farsi strada dentro di sé, forse sperava in qualcosa di più come ‘siamo fidanzati e ammetto di essere omosessuale’ ma il maggiore riprese – non voglio coinvolgerti nel mio mondo Harry, già ci sto stretto io e credimi, non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico”
Il riccio storse la bocca contrariato, ora voltatosi a guardarlo.
- “Dovevi pensarci prima” sbottò quindi senza pensare.
Louis strinse le labbra, poi sospirò ancora, lentamente e Harry provò a calmarsi, abbassando di nuovo lo sguardo, colpevole.
- “Scusa Loulou, alla mattina ripeto che faccio fatica a riprendermi, avrai già i tuoi problemi e io…”
- “No, hai perfettamente ragione invece” e Harry si rilassò un poco contro il sedile, in ascolto.
- “Io… vedi non è che abbia una famiglia dalla mentalità molto aperta, sono sempre stato cresciuto con delle convinzioni, che pian piano mi si sono ritorte contro. Perché tu mi piaci Harry.”
Silenzio.
Di qualcosa, qualsiasi cosa cazzo.
Ha appena detto che gli piaccio.
Dio aprirei il finestrino solo per gridarlo al mondo.
Lo ha detto.
Lo ha ammesso.
Ma soffre.
Tanto.
Anche io soffro Lou, soffriamo insieme, io sono qui per te e tu per me.
Il riccio sorrise, gli si illuminarono gli occhi, gli si delinearono due fossette leggere attorno le labbra, ma Louis era troppo imbarazzato dalla confessione appena fatta per notarlo, quindi tenne gli occhi sulla strada.
- “Anche… anche tu mi piaci Loulou… ma…ho paura” voce leggera, rotta dalla nuova preoccupazione, quel pensiero con una presenza fissa nella mente di Harry, quell’immagine fissa negli incubi di Louis.
- “Tu non devi avere paura quando ci sono io, non ti lascerò mai solo” sussurrò a denti stretti il moro, stringendo le dita attorno il volante.
Harry sentì gli occhi farsi lucidi, ma si trattenne e riprese, perché quel discorso lo dovevano affrontare, era necessario, le conseguenze della vittoria realizzata.
- “Ed è proprio per questo che ho paura Louis… sai a cosa mi riferisco. L’ultima cosa che voglio è vederti star male, per….me”
- “Siamo arrivati alla cittadina Harry, tieni lo sguardo basso prima che qualcuno ci riconosca”
E quelle parole, colpirono a pieno petto il corpo del riccio, che chiuse gli occhi per un attimo, perché ignorare la cosa non avrebbe aiutato.
Per niente.
STAI LEGGENDO
Thank you, Lou. {L.S.}
FanfictionLe situazioni che ci troviamo ad affrontare, giorno dopo giorno, anno dopo anno, che siano belle, brutte, perenni, noiose, prima o poi un cambiamento ce l'hanno. Può essere progressivo, lasciarti il tempo di ragionare e di vivere minuto per minuto q...