Buongiorno.
Il letto era scomodissimo e potevo sentire ogni singola molla del materasso picchiare contro la mia povera schiena, tutte le mie vertebre facevano dei rumori strani e la testa mi stava per scoppiare, avevo dormito di merda, però avevo dormito, avevo troppo sonno per non farlo.
Ad ogni modo dicevo,
buongiorno.
Buongiorno non è semplicemente una parola, per non parlare di buonanotte, quella proprio... comunque non è solo una parola, è un augurio, una speranza diciamo, e io sapevo che quello sarebbe stato un buongiorno, perché sarei andato a conoscere i nuovi arrivati.
Mi ero alzato relativamente presto a causa del dolore, mi ci voleva una colazione degna di questo nome, 3 crêpes con la nutella potevano bastare, il succo d'arancia faceva schifo ma mi ci sarei abituato, ero pieno di energia, volevo proprio incontrare i ragazzi della settimana.
Ma prima c'era una cosa che dovevo fare.
Quel pontile continuava ad attirarmi, io stavo fermo a guardarlo, scalzo sulla sabbia, l'acqua salata fin troppo blu sbatteva contro il legno con violenza, un po' mi metteva paura, il mare dopo il pontile era profondo, non sapevo quanto ma sapevo che lo era, ed era buio, freddo, ebbi un brivido al pensiero, distolsi lo sguardo e andai al bar, dove c'erano tutti, tranne la quinta, la quinta arrivò nei giorni successivi.
Stavano seduti in due tavolini diversi, i ragazzi e le ragazze, così mi andai a presentare a Kevin e a Riccardo prima.
Kevin non aveva neanche 14 anni, eppure ne dimostrava 16-17 per la corporatura, per la voce, per lo sguardo no, lo sguardo era quello di un tredicenne, con la pelle abbronzatissima, gli occhi scuri e un costume di Ralph Lauren, fu il primo a parlarmi, il secondo fu Riccardo.
Riccardo aveva invece 15 anni, però ne dimostrava meno, non era alto, aveva i capelli corti e gli occhi azzurri, una voce particolare, non di certo bassa, e uno strano modo di ridere, contagioso oserei dire.
<<Le avete già conosciute quelle due lì dietro?>>
<<Si una è mia sorella, si chiama Elisa>> rispose Riccardo
<<E l'altra invece?>>
<<Non ne ho idea>>
Presi io in mano la situazione e salutai le due ragazze, che avevano entrambe 16 anni, come me, Elisa mi strinse la mano sorridendo, l'altra invece mi guardò, e quando mi guardò riebbi la stessa sensazione della sera prima, quando era arrivato il volo di Malpensa, quando ai miei occhi era diventato tutto...
<<Viola, mi chiamo Viola>>
Naturalmente, tutto chiaro.
Mi strinse anche lei la mano, non la guardai negli occhi, non seppi quindi di che colore fossero.
Sei il mio portafortuna
Perché è tutto così blu?
Mi suoni qualcosa?
Abbracciami
Possiamo parlare?
Dai vieni in acqua
Chiudi gli occhi e dimmi cosa vedi
Più vicino, solo un po' più vicino
Di nuovo davanti a quel pontile, cos'era appena successo? Cosa avevo appena visto, semplicemente toccandola? Assurdo, Viola si chiamava, assurda anche lei.
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IL PESO DELLE NUVOLE
RomanceQuella ragazza era un'emozione, qualcosa che ti capita una volta nella vita... e quella volta non la devi sprecare.