7: IL PESO DELLE NUVOLE

87 2 0
                                    


Dai vieni in acqua

Abbracciami

Quella mattina Kevin era partito, se n'era andato senza salutarmi, non che la cosa mi sorprendesse, non seppi più niente di lui dopo, era sparito, come una nuvola dopo un temporale, lei però era rimasta, e sarebbe continuato a piovere. Almeno così credevo.

<<Non mi ha neanche salutato>>

<<Già, in realtà ha salutato solo me, non so perché>>

(Mah... chissà... non ne ho proprio idea)

<<Hai detto che mi dovevi parlare>>

<<Si, riguardo quello che mi hai mandato>>

<<C'era scritto di leggerlo in aereo>>

<<Era ovvio che l'avrei aperto prima e lo sai anche tu, ma non è questo il punto>>

<<E qual è? Tanto cosa vuoi che valgano le parole? Te lo dico io, niente, dopo quello che ho visto ieri>>

<<Pensi davvero quello che hai scritto?>>
<<Se l'ho scritto...>>

<< Immagino che tu ora abbia cambiato idea>>

<<Non cambio idea sulle persone in base alle loro azioni, è sbagliato, e in più anche se dovrei non riesco ad odiarti>>

<<Perché non riesci?>>

<<Per i motivi che hai letto, Viola, per quelli>>

<<Capisco...>>

<<Ad ogni modo è il mio ultimo giorno qui, cosa c'è da fare oggi?>>
<<C'è la battaglia dei colori credo>>

<<Strana cosa considerando il nostro discorso di ieri sera>>

Accennò una risata ma la trattenne

<<Già, strana cosa, però sembra divertente, che ne dici?>>

In fondo era l'ultimo giorno, mi conveniva almeno divertirmi no?

<<Io prendo il viola e tu prendi il rosso direi>>

<<Perché?>> le chiesi

<<Come perché? Così ho addosso un po' di te e tu un po' di me scemo>> rise

<<Non fa una piega, oh guarda là>>

Si girò e le tirai una secchiata di rosso sui capelli

<<Tu vuoi la guerra>>

Ci sporcammo insieme a tutti quelli che stavano partecipando, la sabbia aveva assunto mille colori diversi e nessuno di noi, per quel momento, era solo un colore, eravamo tutti mischiati, tutti persone nuove, migliori, io ero pieno di Viola e di giallo, colori che le appartenevano e lei era coperta dal rosso, che riteneva essere la parte migliore di me.

Il suo costume bianco non era più tanto bianco, eravamo totalmente fradici di tempera

<<Io mi butto in mare, vieni!>>

Mi prese la mano e mi portò sul pontile, quei capelli neri che mi tiravano a loro era una scena che avevo già visto, quando era arrivato il volo di Malpensa e tutto era diventato viola, ne ero certo, quella ragazza era un'emozione che ti capita una volta nella vita, e quella volta non la devi sprecare.

Dai vieni in acqua

<<Cristo è ghiacciata>>

<<Devi muoverti genio, dai facciamoci una nuotata al largo>>

Mi colse di sorpresa e riuscì a spingermi sott'acqua, il sale mi bruciò gli occhi

<<Brutta bastarda adesso vedi>> Ridendo

Finimmo per aggrovigliarci, schizzarci, avvicinarci sempre di più, eravamo da soli (non lo eravamo forse in fondo sempre stati?) e la sensazione era quella di volare. Si, stavamo volando e sentivo il peso delle nuvole gravare su di me, non lo chiamavano forse amore?

L'ultima sera, l'ultima notte, era davvero tutto finito così?

Stavamo seduti a bordo piscina, dopo cena, a parlare, c'era anche Riccardo con noi. Parlavamo di tutto, avevo così tante cose da dirle e così poco tempo per farlo, ma lei aveva trovato in assoluto il modo migliore.

Si alzò e si lanciò in piscina vestita

<<Dai vieni in acqua>>

(Questa è matta... ma in fondo lo sono anche io)

Mi tuffai anche io vestito, Riccardo di nascosto ci fece una foto, era tutto pieno di luci, e io... non lo so ero felice.

Appena usciti però faceva freddo, così ci avviammo verso le camere per asciugarci e cambiarci. Mi tolsi la maglia fradicia e scoprii la pelle piena di brividi, il tragitto per le camere sembrava interminabile

<<Hai freddo?>> Domanda retorica, la vedevo che tremava

<<Si>>

<<Vuoi che...>>

<<Abbracciami>>

Ah, ok.

<<Meglio?>>

<<Meglio. Oh merda non ho la chiave, torno indietro>>

<<No, lascia stare, vieni in camera mia intanto che ti asciughi>>
<<Grazie...>>

Era imbarazzante, molto, però non aveva importanza, mi cambiai e diedi a lei dei vestiti di mia sorella.

Mi guardava, non smetteva di farlo da tutta la sera, ma ormai, ripensando a ciò che avevo visto la sera prima, quanto poteva mai valere? Non ci dovevo cascare un'altra volta, sebbene fossi innamorato perso di lei.

Raggiungemmo gli altri, che erano al bar della spiaggia, li salutai, perché non ero sicuro di rivederli la mattina dopo, non ci furono pianti, eravamo abbastanza sereni.

<<Jacopo andiamo a fare un giro in spiaggia?>>

Non la capivo, quella ragazza

<<Si rega vengo anch'io>> Si intromise Riccardo

(Provaci e giuro che ti uccido)

Era la cosa più imbarazzante al mondo, noi due per mano e lui che continuava a parlare

(Dio mio vattene)

Ad un certo punto lo guardammo con un sorriso ironico e lui sembrò capire

<<Maaa vi lascio un attimo da soli?>>

(SI!)

<<No no tranquillo stai pure>> Rispose lei

(COME NO VIOLA CHE CAZZO FAI?!)

(Ci rinuncio ragazzi)

Mi guardò, poi guardò giù, poi si girò di scatto mi buttò su uno dei lettini e mi baciò.

Boom.

Ve lo giuro non capivo più niente, ero completamente rintronato da quello che era appena successo, poi tutto così velocemente, la guardai e la baciai di nuovo, poi basta, ci abbracciammo e rimanemmo lì', tutta la notte abbracciati sul lettino.

Non parlammo più di quell'episodio, guardammo l'alba in silenzio, con la consapevolezza che quella sarebbe stata l'ultima alba che avremmo vissuto insieme, l'ultimo cielo che avremmo avuto in comune, le ultime ore di quella storia che ora sto scrivendo.

IL PESO DELLE NUVOLEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora