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Il profumo di caffè caldo mi fa aprire dolcemente gli occhi e ciò che mi si presenta davanti mi rende improvvisamente felice: Noah sorridente con un vassoio con sopra due tazze di caffè e dei biscotti.
Una fitta alle tempie mi fa chiudere violentemente gli occhi e una smorfia di dolore mi si disegna in viso.
Sento Schnapp posare ciò che aveva in mano sul comodino e prendere le mie manine tra le sue.
-Te l'avevo detto che sarebbe stata dura.
Sforzo un sorriso e nascondo la faccia con le mani.
-Tieni, ti ho portato questa.
Dice porgendomi una pillola che mando giù rapidamente.
Mi giro verso lo specchio a parete e quasi sobbalzo.
-Sono in condizioni pessime cavolo.
Mi alzo e solo ora mi accorgo di indossare solamente gli slip e una felpa, non mia.
-Oh accipicchia.
Corro in bagno e sento Noah ridere.
-Accipicchia? E questa da dove l'hai tirata fuori?
Alzo gli occhi al cielo ed esco dalla porta solo con la testa.
-Potresti prestarmi un pantalone?
-Ne prendo un paio da mia sorella okay? Intanto datti pure una lavata.
Dice lanciandomi il reggiseno.
Arrossisco e chiudo la porta a chiave.
Mi spoglio ed entro in doccia, accendo l'acqua fredda e penso a ciò che ricordo della sera prima. Niente, vuoto. Soltanto io che corro al balcone e prendo da bere, qualche pezzo di conversazione con Mr. Arrogante prima di dormire e ciò mi rassicura: non abbiamo fatto nulla.
Mi passo il bagnoschiuma su tutto il corpo e mi accorgo che quel profumo è familiare: è quello di Noah.
Sorrido, mi risciacquo, esco dalla doccia e mi asciugo.
Sciolgo i capelli dalla crocchia fatta in precedenza e li pettino per poi rilegarli nel solito chignon disordinato.
Indosso l'intimo e la felpa, il mal di testa è passato, quando ripenso a ciò che è appena successo e sobbalzo: Marcus, Martyn è Mary si saranno preoccupati tantissimo.
Apro la porta ed esco, trovando Schnapp che maneggia col mio telefono.
-Ehi, che fai?!
Quasi urlo.
-Sta tranquilla lo stavo solo mettendo in carica. Comunque sulla scrivania c'è un paio di leggins neri.
Indosso i pantaloni e mi siedo accanto a lui sul letto.
-Sai, sta notte sei stata parecchio appiccicosa.
Le mie guance vanno a fuoco e inizio a guardarmi le mani.
-Scusa.
Quasi sussurro. Mi prende il mento tra pollice ed indice e mi solleva il viso per portarlo alla sua altezza così incontrando i suoi occhi marroni.
-Cosa ti scusi? Mi è piaciuto tenerti stretta.
Sorrido e bevo un po' del caffè ormai freddo, non mangio niente ed accendo il telefono mentre Noah si riveste.
10 chiamate perse da Marcus, 7 da Martyn e 5 da Mary, tanti messaggi da quei tre che ignoro. Chiamo Marcus e lo rassicuro, scrivo un messaggio ai miei due amici dove dico che spiegherò loro tutto quanto quando ci vedremo oggi pomeriggio.
Stacco il cellulare dal cavo e mi alzo, infilo le scarpe e mi giro verso Noah che mi sta fissando.
-Che c'è?
-La felpa.
-E vabbè, non posso farci niente. Ciao eh, ci si vede.
Afferro il vestito e faccio per andarmene ma il ragazzo mi blocca.
-Dovremmo rifarlo, mi piace dormire con te.
Lo guardo negli occhi e dio quanto vorrei rifarlo ma non posso: questo weekend di divertimento è stato il primo e l'ultimo qui a new York, meglio se spezzo sul nascere i rapporti.
-Non penso sia il caso.
Esco dalla finestra, attraverso il parco ed entro in casa: Marcus non c'è, è da Mary.
Butto il vestito sulla scrivania, mi tolgo le scarpe e leggins, mi fiondo nel letto e chiudo gli occhi per poi addormentarmi.

Un po' come Romeo e GiuliettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora