Capitolo 3

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Apro gli occhi, sbattendo un paio di volte le palpebre per abituarmi alla luce. I tiepidi raggi del pomeriggio, che filtrano da due ampie vetrate, rendono il risveglio meno traumatico. Muovo leggermente la testa per studiare il luogo in cui sono.

Il mio sonno ristoratore è stato ospitato da uno splendido letto a baldacchino. A pochi metri da me padroneggiano due lussuose poltrone, con le intelaiature in legno d'ebano e i cuscini imbottiti di piume d'oca e foderati in seta. Le pareti sono tinte di un umile bianco, decorate da pochi dipinti, ma soltanto per dare risalto agli affreschi del soffitto. La stanza è deserta.

Il mio sguardo si perde tra le frange del baldacchino, la mia mente nei ricordi.

Mi appare il viso di uno Julius trentenne, già capitano della compagnia del Cervo grigio, durante una missione. Io, di qualche anno più piccola di lui, lo seguivo come un'ombra, cercando di imparare il più possibile. La sua magia di tempo lasciava tutti senza fiato, eppure non l'aveva mai usata per far sentire gli altri inferiori.

Era stato lui a insegnarmi il valore dell'umiltà. Se prima mi atteggiavo in maniera diversa si doveva alla mia educazione da nobile.

La mia appartenenza alla famiglia Silva mi aveva reso presuntuosa.

La presenza di Julius invece emanava umiltà e curiosità per le storie altrui.
Non so esattamente quando iniziammo a definirci amici e, poco dopo, amanti.

Fu lui a rendersi conto, per primo, della nostra compatibilità. E mi conquistò a suon di gentilezze e duri allenamenti per migliorare le nostre magie. Non avevamo mai ufficializzato la cosa, però le persone attorno a noi ne sembravano consapevoli.

Alla scena degli allenamenti se ne sovrappone un'altra, quella dell'incoronazione di Imperatore magico.

Io ero lì, in prima fila. Ci eravamo scambiati una serie di sguardi sorridenti, ma non avevo previsto l'annuncio che avrebbe fatto pochi giorni dopo.

«Dato che non sono portato per il lavoro di cancelleria, ti nomino ufficialmente Vice-imperatrice magica del regno» mi aveva detto, senza tanti giri di parole, convocandomi nel suo ufficio. Marx, lì presente, annuiva con aria convinta.
«Stai scherzando?» avevo risposto incredula.
«Ti conosco da anni, mi fido di te e delle tue capacità, nessuno potrebbe svolgere meglio questo ruolo!»
«In poche parole, ti sta affidando le scartoffie e il lavoro burocratico» aveva aggiunto Marx con ironia.

Non avevo altra scelta che accettare, anche perché era difficile negare qualcosa a Julius quando mi faceva gli occhi dolci. Quella stessa sera, quando ci eravamo ritrovati negli appartamenti imperiali, gli avevo chiesto se fosse certo della sua scelta.

«Te l'ho detto, nessuno è più portato di te per questo ruolo – poi aveva preso qualche secondo di pausa e si era avvicinato a me, abbracciandomi – non mi basta averti come compagna di vita. Ho bisogno di te ovunque.»

Penso che il bacio di quella sera sia stato tra i più dolci mai ricevuti, ma purtroppo anche uno degli ultimi.

Nei mesi successivi ci vedevamo sempre meno, entrambi presi dai nostri ruoli istituzionali.

Nonostante vivessimo negli stessi appartamenti, era difficile conciliare gli orari, perché io mi fermavo anche fino a tardi a sbrigare pratiche e firmare ordinanze e lui era sempre in giro a studiare nuovi tipi di magia.
E, quando riuscivamo a vederci, parlavamo delle incombenze del regno, mettendo in secondo piano la nostra relazione.

Forse, in tutto questo tempo, l'avevamo data così tanto per scontato da dimenticare quanto fragile sia la vita umana.

I miei pensieri tornano al tempo presente. Mi balena l'idea che non so dove sia Julius e come stia adesso. Riunisco quelle poche forze che sento nel corpo e mi alzo dal letto. Le ante spalancate fanno entrare una lieve brezza che rinfresca l'ambiente arioso.

Faccio un bel respiro, guardo il mio riflesso in uno specchio a parete e decido di tornare nel mondo dei grandi, quello in cui non c'è tempo per i ricordi e l'amore ma soltanto per le responsabilità.

In uno dei corridoi, la prima persona che incontro è Leopold Vermillion, fratello minore del comandante Fuegoleon.

«Imperatrice! – grida di gioia, vorrei correggerlo sul mio titolo, sono comunque una sottoposta di Julius, ma non me ne dà il tempo – Sono contento che vi siate svegliata. Venite venite, l'Imperatore e gli altri comandanti vi aspettano.»
Gli sorrido.
«Grazie Leopold, portami da loro.»

Quel regale asterisco bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora