Capitolo 5

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Nessuno si muoveva.
La freccia rimase puntata contro Ian per quella che gli sembrava un eternità. La mano ancora stretta all'elsa del pugnale,  anche sapendo che non sarebbero riuscito nemmeno ad estrarlo. Kara dietro il fratello, tremava per la paura.
Marck scese da cavallo, e senza dire una parola si frappose tra il ragazzo e Dankan. Questo guardò l'amico di traverso.
-"Che cavolo fai? Levati subito, sono dei ricercati."-
L'uomo però non si mosse.
-"Saranno anche ricercati, ma non meritano quello che gli faranno le guardie se li prendono. Con quella taglia sulle loro teste, pensi davvero che li arresterebbero per mandarli a processo?"-
Dankan soppesò le parole dell'amico. Le guardie in effetti, negli ultimi tempi, erano state più volte accusate di abuso di potere, ma con il Re corrotto al potere, nessuna era mai stata indagata, e anzi le ritorsioni contro gli accusatori erano terribili, cosicché nessuno faceva più nulla.
-"Non sai di cosa sono accusati. Potrebbero essere degli assassini. Levati da lì idiota, potrebbero accoltellarti alle spalle."-
Ma Marck non si mosse.
-"E chi dei due? Il ragazzo impaurito o la ragazza che piange e trema dietro di lui? A me sembrano tutto tranne che malviventi."- detto ciò si girò e parlò a Kara, cercando di tranquillizzarla, senza troppi successi.
Poco dopo fu però Dankan e parlare, abbassando finalmente l'arco.
-"In fondo forse hai ragione, se li consegnassimo alle guardie faremo il loro gioco. E nessuno dei due ha la stoffa dell'assassino."-
Kol però, rimasto a cavallo, non la pensava come loro.
-"A chi importa se sono colpevoli o no? Offrono mille pezzi d'oro per entrambi. I nostri problemi sarebbero risolti, non abbiamo nessun dovere verso di loro."-
Kara si strinse sempre più al fratello,  mentre questo le stringeva una mano. Gli altri due cacciatori invece si voltarono verso il terzo a cavallo.
-"Noi non siamo nessuno per decidere della vita di due ragazzi. Per quanto ne sappiamo sono innocenti di qualsiasi cosa siano accusati, e ho dato loro la mia parola che li avrei accompagnati e tenuti al sicuro fino a Pruna, ed è quello che farò."-
Kol scosse il capo, visibilmente infastidito e contrario.
-"Vecchio pazzo, ci farete ammazzare tutti."-
Fortunatamente però, si limitò ad esprimere il proprio dissenso solo a parole, anche se più volte durante i restanti giorni di viaggio. Ci misero più tempo del previsto, ora che sapevano della ricerca dei ragazzi da parte delle guardie dovevano essere molto più cauti. Questo ritardo però ebbe almeno un lato positivo, diede a Ian più tempo per apprendere le lezioni di Dankan sulla caccia. I due sfruttavano ogni sosta per fare pratica, teorica e non, su come muoversi dentro la foresta rimanendo impercettibile, sviluppare i sensi in modo da percepire ogni rumore o spostamento, imparare a prevedere i movimenti di una preda, riconoscere le tracce, nascondere le proprie e tanto altro. Kara dal canto suo si teneva allenata nell'erbologia,cercando piante, radici, funghi e bacche a lei conosciute e ripetendo mentalmente tutto ciò che sapeva a riguardo. Al campo ogni tanto portava anche erbe medicinali di vario genere, oltre a funghi, bacche e radici commestibili. Quando poteva, Marck la ascoltava e le poche volte che lei dimenticava qualche nozione, lui interveniva in suo aiuto. Una volta le aveva persino insegnato a riconoscere un nuovo tipo di fungo velenoso e parlato dei suoi utilizzi possibili.
Il viaggio che inizialmente doveva durare dai tre ai quattro giorni, ne durò otto ma finalmente in lontananza si stagliavano le mura della città. Certo non erano nulla se messe a confronto con le mura del castello, ma facevano la loro figura.
Il gruppo si addentrò fino al mercato, per poi separarsi.
-"Siamo arrivati a destinazione, qui le nostre strade si dividono."-
Marck e Dankan aiutarono i ragazzi a scendere da cavallo, mentre Kol restò in disparte.
-"Spero di rivedervi presto tutti e due sani e salvi. Ricordate di prestare sempre attenzione, la città è più pericolosa della foresta."-
Per congedarsi i due cacciatori strinsero la mano a Ian, mentre Kara abbracciò Marck. Ian rimase colpito dal suo gesto, sua sorella non era solita aprirsi con gli estranei, tanto meno abbracciarli. Doveva essere talmente scossa da dimenticare tutto il resto.
-"Prima di andare vi do un ultimo consiglio" - disse Dankan a bassa voce -"dall'altra parte del mercato, nella locanda, lavora un uomo che mi deve diversi favori. Lui vi aiuterà, ditegli che vi mando io."-
Dopodiché i tre uomini si voltarono con i loro cavalli e sparirono tra la folla, oltre i cancelli della città. I due fratelli non li rividero mai più.
Ian e Kara si ritrovarono nuovamente soli, in un posto a loro quasi sconosciuto, ma in qualche modo dovevano andare avanti.
-"Kara andiamo, dobbiamo trovare la locanda, non possiamo stare in strada fino a notte."-
La sorella tornata silenziosa, lo seguì. Entrambi speravano che il locandiere fosse davvero così gentile da aiutarli, avevano bisogno di riprendere fiato e riorganizzare i pensieri. La città intanto andava avanti con la propria vita, le bancarelle brulicanti di clienti, il fuoco della forgia del fabbro emanava calore anche a grande distanza e il martello rimbombava ovunque nel piccolo negozio. La frutta esposta sembrava ottima e ad entrambi venne l'aquolina in bocca. Erano giorni che mangiavano solo carne secca, pane e formaggio. Trovarono subito il posto, una grossa insegna intagliata nel legno non lasciava dubbi. Entrarono con circospezione, ma nessuno sembrò badare a loro. Era un posto abbastanza grande, con due file di tavoli, un po' scassati, un bancone sporco e delle vecchie botti piene di chissà cosa. Da una porta veniva un buon profumo però, qualcuno stava cucinando. Si avvicinarono al bancone e Ian si rivolse all'uomo dietro di esso.
-"Scusate? Scusate? Ehy mi sentite?!"-
L'uomo molto svogliatamente, alzò lo sguardo e si avvicinò al ragazzo.
-"Non facciamo la carità qui, andate a seccare qualcun'altro."-
Ian che non si aspettava quel tono scontroso, cerco di mantenere la calma.
-"Ci manda Dankan, ha detto che potevate aiutarci."-
L'espressione del vecchio cambio totalmente.
-"Oh cielo, certo certo. Perché non lo avete detto subito. Qui è pieno di poveracci che vogliono una crosta di pane. Cosa vi serve?"-
I ragazzi furono felici del cambio d'umore dell'oste.
-"Vorremmo una camera per la notte, e un pasto caldo. Possiamo pagare."-
Il vecchio scosse la testa.
-"No no, assolutamente no. Gli amici di quell'imbroglione di Dankan sono amici miei. Offre la casa, venite. Vi mostro la vostra camera, più tardi vi farò portare una bella ciotola di stufato da mia moglie."-
Li guidò su per le scale, e li fece entrare nella terza porta a sinistra.
-"Ecco qui, non sarà una reggia, ma è meglio che dormire in strada. Stanotte starete al coperto e al caldo. Parola mia. Ora scendo a prepararvi la cena, scusatemi. Voi sistematevi pure."-
Uscì dalla stanza chiudendo la porta. La stanza non era grande, aveva due letti agli angoli del muro, una finestra coperta da uno straccio messo a modo di tenda, un tavolo al centro della stanza e un piccolo armadio con un'anta rotta. Il materasso era formato da paglia avvolta in una coperta, ma a loro sembrò seta della migliore fattura.
-"Siamo al sicuro qui?"-
Kara si rivolse al fratello, con una voce talmente bassa che quasi lui non la sentì.
-"Dankan si fida di quest'uomo, e a me sembra apposto. E noi abbiamo assolutamente bisogno di un momento di tranquillità ora."-
Qualche minuto dopo, l'oste entrò con un vassoio pieno di cibo e una brocca d'acqua fresca e limpida.
-"Eccomi qui, scusate l'attesa. Vi ho portato della zuppa appena fatta e del pane. Delle strisce di carne fresca e della frutta. Ah si, qui c'è la famosa torta si mirtilli di mia moglie, è famosa in città, mangiate con calma e riposate, ormai è notte."-
Lasciò nuovamente i ragazzi soli, e questi non persero tempo, mangiarono tutto senza lasciare neppure una briciola,  sembrò loro il miglior pasto di sempre. Bevettero a gran sorsi tutta la brocca d'acqua e si sentirono esplodere.
Non ci volle poi molto prima che il sonno li cogliesse. Quella notte, avrebbero dormito al sicuro e al caldo.

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