Capitolo 10

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Non ci volle molto prima dell'inizio del suo addestramento. Per la precisione, nemmeno dieci minuti dalla partenza della carrozza. Ian venne portato subito in una specie di ring grezzo, una piccola zona erbosa contornata da dei paletti di legno a delinearne i limiti. Gli vennero fatte delle domande, volte a capire le sue attuali abilità con le armi, ma nessuno prestò particolare attenzione alle sue risposte. Assieme a lui venne fatto entrare nel ring anche un altro ragazzo, che lo degnò a malapena di uno sguardo.
La guardia li chiamò entrambi a bordo ring.
-"Ascoltate ora, sopratutto tu pivello. Dobbiamo capire se puoi sopravvivere ad uno scontro, e il modo migliore è farti combattere. Vi daremo delle vecchie spade e vedremo che sai fare. Non metterti strane idee però, quelle lame non taglierebbero nemmeno il burro. Servono solo a vedere se ne reggi il peso e come ti muovi. "-
Un uomo si avvicinò porgendo loro le vecchie spade, le lame erano così intaccate che Ian si sorprese fossero ancora intere.
Un cenno della mano fece capire ai due ragazzi che l'allenamento era iniziato, e il suo sfidante non perse tempo. Menó un fendente dall'alto, che Ian schivò facilmente con un balzo indietro, e un altro fendente laterale che parò facilmente con la sua spada. I due si studiarono per qualche istante, prima di scambiarsi qualche fendente. Il suo avversario era fisicamente più forte, questo lo aveva capito dal primo momento in cui lo aveva visto, ma la sua tecnica era grezza, brutale. Si basava sulla mera forza del braccio, così che per Ian fu facile escogitare un piano per vincere. Questa volta fu lui ad attaccare, incalzando il suo avversario con una serie veloce di fendenti da vari lati. Uno di questi riuscì a penetrare le difese avversarie, lasciando una striscia rossa sul braccio del ragazzo. Nonostante la situazione, il suo cuore era calmo e il respiro controllato, forse perché sapeva che non lo avrebbero fatto morire li, che non correva pericoli. Pose la spada verticalmente dinnanzi a se, a pochi centimetri dal viso, chiudendo gli occhi e facendo un respiro profondo. Quando li riaprì vide il suo avversario corrergli contro, cercando l'affondo. Per Ian fu facile, bastò un movimento del polso per deviare l'attacco nemico facendogli perdere l'arma e un movimento laterale per andargli alle spalle, puntandogli la sua spada alla gola. Aveva vinto. Non che la cosa lo sorprese, sapeva di poter vincere nel momento stesso in cui si erano scambiati i primi colpi. Aveva un accenno di fiatone, e il braccio un po intorpidito ma per il resto stava benissimo. Era eccitato all'idea di aver vinto il suo primo combattimento serio, anche se si trattava solo di un esercizio. Quando riconsegnò la sua spada, l'uomo lo guardò con gli occhi spalancati, cosa che gli fece spuntare un piccolo sorriso in volto. Probabilmente, anzi sicuramente, nessuno si sarebbe aspettato che il nuovo arrivato avrebbe facilmente vinto, mostrando un'abilità con la spada notevole. Nemmeno il capo carcerario spiccicò parola per qualche secondo, rimanendo impalato a guardare Ian.
-"Che diavolo hai fatto li dentro?"-
Gli disse mentre li faceva uscire dal ring portandolo dal lato opposto del cortile.
-"Ho vinto."-
L'uomo fece allontanare dei soldati che si allenavano con l'arco.
-"Questo l'ho visto. Non avrei scommesso una moneta su di te... Bah, la fortuna del principiante, ora ti sistemo io. Nell'arena ogni arma è concessa, anche l'arco. Ti daranno poche frecce, quindi se vuoi sperare di sopravvivere dovrai avere una..."-
Senza lasciarlo finire Ian prese l'arco, tese la corda e scoccò una freccia facendo centro perfetto nel bersaglio più vicino.
-"...mira perfetta."-
Ian posò l'arma.
-"Intendi così?"-
L'uomo lo guardo esterrefatto.
-"Questo dev'essere uno scherzo, come diavolo hai fatto?"-
Il ragazzo scrollò le spalle.
-"La fortuna del principiante immagino."-

                               KARA
La carrozza viaggiò per un giorno intero prima di arrivare in città. Vennero accolti da una folla in festa, felice per il ritorno del loro signore.
-"Vedi mia cara, la gente mi ama. Non sarebbe così se fossi una persona cattiva come credi."-
La ragazza non lo degnò neppure di uno sguardo.
La carrozza continuò il suo percorso fino alla zona nobiliare, dove le guardie bloccarono l'accesso ai popolani comuni.
-"Eccoci finalmente nella tua nuova casa mia cara. Spero troverai di tuo gradimento la sistemazione."-
Aprì la porta e scese, fermandosi poi per aiutare la ragazza.
Kara si guardò attorno, inquadrando un piccolo castello in pietra, diviso su tre piani. Tutto attorno vi era un ampio giardino, ben curato e con molte varietà di piante, molte delle quali fu in grado di riconoscere subito. Furono raggiunti da tre servitori, che presero velocemente i bagagli del loro signore e li portarono dentro. Uno dei tre però, una donna, fu fatta restare.
-"Rosa, mia cara, ti presento Kara. La affido a te, informala sui suoi doveri e i lavori da fare nel castello. Mi aspetto che diventi presto autonoma. Domani la seguirai tu, ma poi dovrà fare da sola, mi sono spiegato?"-
La donna abbassò il capo.
-"Ma certo signore, ci penserò io non si preoccupi."-
E senza dire altrò, la donna prese Kara per un braccio e la portò con se, attraverso una piccola porta.
-"Mia cara, c'è così tanto da fare e così poco tempo. Vediamo...tu sai cucinare?"-
La ragazza scosse il capo.
-"Beh, poco importa, è il male minore. Il cuoco non sopporta le facce nuove nella sua cucina. Vorrà dire che inizierai stasera come cameriera e domani ti mostrerò come fare le pulizie e il bucato. Il signore odia che ci sia un solo granello di polvere, lo fa andare fuori di testa. Perciò cerca di pulire tutto e in fretta e non avrai problemi. Hai qualche domanda?"-
Kara scosse il capo.
-"Non parli molto vedo, povera ragazza. Chissà quante ne hai passate. E ora sei una serva sotto quello...quell...mostro. Si finge un santo ma noi sappiamo com'è davvero, si mostra buono ma è un demonio con chi non rispetta i suoi voleri. Ragazza mia, prego solo che tu non incomba mai nella sua rabbia. O nella sua lussuria."-

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