Il primo giorno in quella casa era passato in assoluta tranquillità. Quella mattina si svegliò presto, come sempre. Svegliato dal dolce suono degli uccelli che cinguettavano e dalle foglie che venivano spostate da quella leggera brezza di vento che c'era.
L'estate era passata da quasi un mese e c'era ancora il sole che andava a battere forte, portando con sé una afa insopportabile persino per il corvino.
Aveva preso le sue pillole per far cessare di parlare quelle voci nella sua testa, poi si era levato e vestito.
Connor gli aveva fatto portare alcuni suoi vestiti da parte di una cameriera dato che, a occhio e croce, aveva presupposto che suo fratello avesse le sue stesse misure.
Quella mattina, inoltre, avrebbe portato Richard a fare un giro nel centro commerciale più grande della città che , tra l'altro, era anche di sua proprietà.
Più che altro un modo per scusarsi allo spettacolo a cui aveva assistito la sera precedente.
Il ragazzo uscì dalla sua stanza e in corridoio si scontrò con Gavin, il quale abbassò subito lo sguardo non appena i loro occhi si incrociarono.
Richard aveva notato che intorno a un occhio avesse un livido grande e molto nero.
Percepì un brivido e una sconosciuta voglia, nel profondo, di picchiare suo fratello.
Si sentì strano, ma bastò una scrollata che fece con le spalle per farsi passare tutto.
Scese le scale e andò nel salone dove Connor lo aspettò con la sua solita sigaretta tra le labbra, seduto sulla poltrona a leggere il Giornale.
Quando sentì la presenza di suo fratello, il maggiore alzò lo sguardo e gli fece un sorriso:《buongiorno, la tua colazione è pronta. Appena avrai finito, andiamo.》
A dire la verità, aveva molta fame e la sera scorsa non aveva mangiato molto.
Aveva consumato la colazione in cucina, accompagnato da una cameriera, dove avevano un altro tavolo più piccolo e una penisola.
Lui si mise seduto e mangiò tutto.Il centro commerciale era davvero molto grande.
A parte, che non aveva mai visto un centro commerciale in vita sua ma quello sembrava avere com se tutte le comodità possibili: negozi dalle grandi marche a quelle meno conosciute (non che lui se ne intendesse molto, ma glielo aveva detto Connor che gli faceva da guida) sia maschili che femminili, profumerie e anche dei ristoranti molto sfiziosi.
Ogni ristorante aveva una cucina tradizionale.
Loro si fermarono in un negozio maschile, dove gli abiti erano molto eleganti e costosi.
Non erano del suo genere, ma Connor aveva insistito nel volergli fare provare qualsiasi abito elegante che conteneva quel negozio.
Richard toccò i tessuti delle camicie e delle giacche; sembravano così morbidi al tatto eppure profumati, non avevano nulla a che vedere con quei vestiti monouso che gli avevano dato in clinica.
《Prova questo.》
Connor arrivò da lui con un pantalone nero elegante e una camicia dello stesso colore a mezze maniche, tra due dita sosteneva invece delle scarpe basse e lucide, sempre nere.
Le prese e se le andò a provare.
Prima di uscire dal camerino, si guardò attraverso lo specchio: sembrava una persona decisamente diversa.
Non che al manicomio avesse l'opportunità di specchiarsi,ma poteva solo immaginare le condizioni in cui riversava stando li.
Quello che stava guardando allo specchio era un Richard completamente diverso, occhiaie a parte, che sembrava un uomo d'affari che tra l'altro non era però gii piaceva come stile.
Si diede una sistemata ai capelli che ricadevano ribelli sulle tempie, alla fine li lasciò perdere e uscì fuori dove Connor lo aspettava.
《Stai proprio bene. Prendiamo questo.》
Disse, rivolgendosi a un commesso, il quale annuì solo e tolse i cartellini dalla maglietta e dal pantalone che Richard stava indossando, poi uscirono da li.
Il giro era ancora molto lungo da fare.Avevano visitato tutti i negozi del centro ed erano tornati a casa all'ora di cena.
Li già c'era Gavin che stava aspettando loro.
Mangiarono tutti in silenzio, come al solito poi Gavin si alzò e si congedò dicendo solo che non si sentiva molto bene.
Richard non gli credette affatto, però Connor non sembrava essersene fregato più di tanto ma anche lui si era alzato e se n'era andato in camera perché stanco della giornata che aveva appena trascorso.
Il corvino rimase da solo vicino al tavolo, si alzò e lasciò le cameriere fare il loro lavoro.
Gli tornò a mente il giardino sul retro. Aveva ignorato quel pensiero tutto il giorno e gli era venuto in mente proprio dopo cena.
Uscì fuori, dopo essersi assicurato che nessuno potesse vederlo e si avvicinò al muretto che andava a contornare il giardino.
A lui piacevano i giardini e osservare le foglie verdi che venivano mosse dal vento.
Nemmeno da li poteva vedere qualcosa; c'erano troppe foglie e alberi che andavano a offuscargli la visuale.
L'unica opzione era entrare, però l'entrata era chiusa.
Si avvicinò, cercando a terra qualcosa di molto pesante che potesse rompere la catena.
Non aveva mai fatto una cosa del genere però era troppo curioso di vedere quel giardino.
Non riuscì a trovare nulla ma trasalì quando sentì una voce alla sue spalle:《 cosa ci fai qui ?》
Si andò a girare.
Perché Gavin era lì invece?
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ASYLUM
FanfictionCOMPLETA ↳Reed900 ↳se non shippate la coppia non venite a rompere i coglioni per il contenuto della storia. Non vi obbligo con una pistola in testa a leggere il libro 10/ 10/19: #1 in Reed900 (vi adoro) 9/11/19: #1 in gavinreed