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Gavin cadde a terra di schiena, si sentiva che fosse arrivata la sua ora e già vedeva quella luce in lontananza.
Quel grosso cane  si avvicinava di più a lui, avanzando lentamente con i passi  e sbuffando delle nuvolette d'aria  condensata.
I denti in ferro dell'animale artigliavano  l'aria, mentre calpestava  il terreno umido impregnandosi  le zampe di fango.
Sentiva  la voce di Connor -dall'altra parte della siepe- chiamare il nome dell'animale.
Richard fu quello più veloce, anticipando il quadrupede in procinto di lanciarsi su Gavin, e gli tirò  un calcio sul muso facendolo cadere a terra mugolante. 
Prese Gavin per il polso,  tirandolo e facendolo aggrappare a se, e iniziò  a correre via nella speranza di  potersi salvare.
Voleva solo trovare un posto sicuro per lui e per Gavin, magari conoscerlo senza troppa fretta e frequentarlo.
Sperava che fosse così anche per lui, perché Gavin era bellissimo, perfetto, lo aveva amato fin dal primo istante e non aveva smesso di pensare a lui nemmeno per un secondo.
Gavin Reed era la perfezione agli occhi chiari del corvino e non se lo sarebbe fatto mica  scappare, ne tantomeno  avrebbe permesso a suo fratello Connor di fargli del male.
Se fosse costretto, invece, a decidere già avrebbe saputo chi eliminare senza nessuna esitazione.

Corsero a perdifiato, sperando di allontanarsi  il più possibile da quella villa degli orrori.
Gavin finalmente si sentiva più libero, molto più leggero rispetto a quando stava rinchiuso in quelle quattro mura dove usciva se non  solo sotto comando di Connor oppure per andare a lavoro.
Si sentiva così idiota a non averci pensato prima a scappare in quel modo, avrebbe dovuto ringraziare  tante di quelle volte Richard perché lo aveva aiutato; gli aveva aperto gli occhi e lo aveva trascinato fuori da li.
Doveva ringraziare solo lui per tutto quello.
Corsero, fino a quando non riuscirono a trovare una vecchia casa abbandonata dispersa nel nulla, solo per potersi ripare dalla pioggia che stava incombendo  in quel momento.
Gavin ebbe un brivido di freddo e Richard se ne accorse; prese la sua giacca e gliela appoggiò sulle spalle.
《Dai entriamo.》
Il corvino si avvicinò alla porta e cercò di aprirla, forzando un po' la serratura. 
Quando furono entrambi dentro, vennero travolti da un buio immenso  accecante, ma fortunatamente vi erano un po'  di raggi lunari che riuscivano a filtrare attraverso le finestre sbarrate da assi  di legno.
Il pavimento scricchiolava  ad ogni loro singolo passo e l'ambiente sembrava completamente pieno di polvere tanto che arrivava a grattare la gola dei due, impedendo loro quasi completamente di respirare.
La casa era a sue piani; riuscirono a inquadrare una specie di atrio dove vi era un tavolo impolverato e un camino. Avrebbero potuto rompere il tavolo e fare un po'  di fuoco per potersi scaldare.
Richard ruppe le assi dell'oggetto e le  gettò nel camino, mentre Gavin raccolse un accendino da dentro la tasca e diede fuoco a queste.
Si sedettero sul pavimento e si riscaldarono.
Non si dissero nulla, nemmeno una parola.
Guardarono invece le fiamme che danzavano davanti ai loro occhi.
Gavin appoggiò  la testa sulla spalla del corvino e chiude gli occhi, era troppo stanco.
Finalmente era  tutto finito.

Spazio autrice
Mi scuso per il ritardo del capitolo ma in queste ultime settimane non si è capito più un cazzo.
Ovviamente il libro ancora deve finire e vi ricordo sempre di passare a leggere la mia coldstantine "i colori della felicità" per chi fosse interessato ~

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