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Era tutto finito, o almeno così  credevano loro.
Erano a un passo per poter toccare quella felicità così tanto bramata con le dita; Richard  già aveva tanti progetti in mente da are con Gavin.
Gli piaceva, e pure tanto, quindi si sarebbe dichiarato a lui magari e ,se avesse ricambiato lo stesso sentimento, sarebbe scappato lontano insieme a lui. Avrebbero dimenticato tutto di quella storia così orribile, avrebbero trovato casa, un lavoro, una vita diversa altrove.
Sarebbero stati felici.
Ma ovviamente la loro non era una favola che finiva con un lieto fine, quella era la loro vita, un inferno salito in terra.
Troppi orrori avevano passato, ma non si sarebbero passati li.
Connor non si sarebbe fermato ed entrambi lo sapevano benissimo.
Gavin era stato il suo ragazzo e quindi sapeva che non si sarebbe arreso con quella loro fuga.
Richard era suo fratello e, quel poco con cui erano stati a contatto, aveva capito con chi aveva a che fare.
Ovviamente, erano entrambi diversi,  forse anche dal diverso stile di vita che avevano,  ma Richard  non avrebbe mai messo le mani addosso alla cosa più bella che avesse mai visto con i suoi occhi.
A lui piacevano le piante rigogliose  che venivano baciate dal sole, mentre era dietro quella finestra, le considerava la cosa più bella che quel mondo avesse mai potuto regalargli, ma poi aveva conosciuto Gavin.
Quel suo sguardo di metallo lo aveva colpito più di qualsiasi altra pianta sempreverde  che avesse mai visto in vita sua.
Gavin era bellissimo e se n'era  innamorato fin dal primo istante, ma non poteva sapere che quel sentimento fosse ricambiato in parte.
Anche Gavin, infatti, provava qualcosa per il ber corvino  dagli occhi glaciali ma non sapeva definire cosa.
Sapeva che provava per lui più di una semplice amicizia, ma da una parte -invece- provava ancora dei sentimenti nei confronti di Connor e avere io fratello, che tra l'altro gli somigliava come una goccia d'acqua, con se, non era di certo il medoto più sano per poter dimenticare  una persona che gli aveva fatto del male.
Lo aveva ferito e si sentiva altrettanto  umiliato dal  suo ex  ragazzo.

Si svegliarono il giorno dopo, uno attaccato  all'altro, e Gavin poteva affermare che fu colto da una bellissima sensazione, dato che su svegliò  proprio con l'odore di Richard  che gli era praticamente entrato  nelle narici, e anche in testa.
E doveva anche ammettere che aveva un buon odore: uno di quelli che non avrebbe mai dimenticato.
Decise di lasciarlo dormire; il fuoco si era spento durante tutta la nottata e vedeva il corvino tremare per il freddo che c'era  in quella stanza.
Fece un sospiro e si alzò, non avendo nulla con la quale coprirlo.
Tanto non sembrava essersi svegliato per il freddo, Richard,  e quindi lui decise di andare direttamente a fare un giro perlustrativo  di quella casa quasi decadente.
Non trovò  nulla, a parte tanta polvere ma anche delle scale che conducevano a un secondo piano, dalla quale sentiva provenire dei rumori, dei passi.
Gavin era curioso, quindi andò a controllare, salendo piano le scale e non volendo fare nemmeno un po'  di minimo rumore.
Salita l'ultima scala, davanti ai suoi occhi si presentò una porta di legno la cui particolarità  erano delle striature -che tra l'altro sembravano fossero fatte con unghie o artigli- su di essa.
L'uomo si strinse nelle spalle; dopo quello che aveva passato niente più gli incuteva timore ormai.
Poggiò  la mano sulla maniglia d'ottone e la aprì.
Era una piccola e semplice stanza.
Vi era un letto matrimoniale con le coperte color ocra, un pavimento scricchiolante e altrettanto decadente, poi un armadio abbastanza grande, le cui ante si mossero appena.
Piegò  appena la testa di lato, confuso e si avvicinò ad esse, prese le ante e fece per aprirle, ma subito si arrestò  quando sentì  sussurrare da dentro.

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