17. Buio

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Lena

- Lo sapevo che andava a finire così! - sta sbraitando mia madre.
- Quell'uomo è inaffidabile! - continua a borbottare fra sé e sé. Ormai va avanti così da giorni: è veramente alterata.
Io rimango in silenzio e la lascio sfogare, e mi sento anche un po' in colpa, se non avessi accettato di vederlo fin dall'inizio, adesso non saremmo arrivati a questo punto.
- Quella testa di cazzo, ma cosa gli dice il cervello?! Guai a lui se si rifà vivo. -
Mi chiudo in camera: non voglio sentirla più, c'è già troppo rumore nella mia testa, che in questo momento è una stanza affollata da demoni passati e presenti.
Dopo un po' Silvia si calma e sento la porta di casa chiudersi.
Così rimango da sola con i miei pensieri.



Dario

Lavoro meccanicamente, come un robot automatizzato: prendo l'articolo, batto il codice, lo metto nella busta, prendo l'articolo, batto il codice, lo metto nella busta, sorrido.
- Sono 11,80€. -
Il signore paga con carta.
- Contactless? - gli domando coinciso.
Lui mi dice di no. Pigio i tasti sul POS e glielo avvicino.
- Pin e tasto verde. - spiego allora.
Il signore esegue, mentre io distolgo lo sguardo per non leggere il codice. Quando ha fatto mi ripassa il POS. Aspetto che emetta lo scontrino, poi lo passo al signore insieme alla busta e lo saluto sorridendo.
Oggi sono un robot, e la mia testa è altrove: mentre le mie mani si muovono da sole, e le parole mi escono senza che io possa pensarle, come un disco rotto, ad occupare la mia testa c'è Lena, ci sono io, c'è quella lettera, c'è l'ansia di una vita insoddisfacente.

Fumo tre sigarette in pausa pranzo, poi altre tre quando esco. L'ansia è una costante in questa giornata pesante.
Non ce la faccio più.



Lena

Fuori il sole è calato, senza che io me ne accorgessi, la notte è arrivata e il cielo si è riempito di nuvole grigie e scure.
La solitudine non è mai stata un problema per me, sono abituata all'isolamento, al silenzio, a non usare la mia voce per ore o giorni. Di solito mi infilo sotto le coperte e mi immergo in altri mondi: libri, film, serie tv. Mi aiutano ad evadere, a non pensare. Ma oggi non bastano, oggi la mia solitudine è più grande, più pressante, un masso sul petto che non mi lascia respirare.

Mi vibra il cellulare: è un messaggio di Sofia.
S: Ehi, come stai? Dovremmo parlare

L'ansia mi pizzica lo stomaco.
Continuo a chiedermi cosa ci sia di sbagliato in me, perché continuo ad allontanare le persone, o perché mi stiano lontane loro.
È colpa mia? O è colpa loro?
Forse me lo merito, perché sono una persona inutile e non so stare al mondo come tutti gli altri. Me lo merito perché sono sbagliata, in tutto e per tutto. Perché anche quando trovo qualcosa di bello, non riesco ad apprezzarlo, non riesco a viverlo, sempre immersa nella mia schifosa testa marcia.

Sono sola e arrabbiata, delusa, abbandonata.
Ma me lo merito. È giusto così.
Pensavo che le cose sarebbero andate meglio, con Dario, con Roberto nella mia vita. Pensavo che sarebbe bastato mettere una toppa sul passato ed indossarlo come se niente fosse mai successo.
Ma se perfino mio padre non mi vuole, allora cosa valgo? Niente.
Sono una persona, una cosa, che esiste per essere abbandonata. Sono destinata a questo.

Fuori inizia a piovere, e l'acqua scroscia pesante su tutto, come le lacrime acide sul mio viso, che mi sciolgono dentro.
Ogni singola goccia cade ed è sola, proprio come me.
Ogni singola goccia cade e svanisce, proprio come me, che smetto di esistere davanti ai miei demoni.
E la pioggia scivola sulle finestre della mia stanza, come il sangue sulle mie braccia.



Dario

Guardo fuori dalla finestra, con gli occhi stanchi e la mente che viaggia. Leonardo direbbe che oggi sono un fantasma, anche solo per metà, ed è proprio così che mi sento.
Chiudo le palpebre ed è come se un'ombra mi tormentasse.
Apro subito gli occhi e una terribile sensazione mi pervade, mi prende lo stomaco e lo contorce, per poi salire su fino al mio petto e farsi pesante, più pesante di qualsiasi cosa abbia mai provato.

Tutta la stanchezza che avevo, scompare.



Lena

Non avevo mai provato così tanta rabbia verso me stessa. Non avevo mai premuto così forte sulla mia pelle.
Ma quando me ne accorgo è troppo tardi, anche se mi fermo, anche se lascio andare la lama sul pavimento.

Mi sale la nausea e mi si offusca la vista.

Cosa non va in me?

È l'ultima cosa a cui riesco a pensare.
Poi il buio.




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