SANEM
Un'ora dopo siamo davanti all'imponente palazzo di vetro della Fikri Harika. Ho indossato un abito semplice ed elegante, color ghiaccio. Tutto sommato mi è sembrato un buon compromesso tra eleganza e semplicità, considerando che ho dovuto prenderlo dal guardaroba di Leyla. Era una delle cose meno tristi che ho trovato. Leyla mi ha costretta a mettere i décolleté. Io li detesto, ma non sono riuscita ad evitarli. Per tutto il viaggio fino all'agenzia, Leyla non ha fatto altro che farmi raccomandazioni: parla poco, non comportarti come una bambina, non ti distrarre, rispondi educatamente, non mettermi in imbarazzo... Uff! Non ancora metto piede in questa azienda e già sono esausta. Leyla aveva ragione. La vita d'ufficio non fa per me, ma adesso non ho scelta. Devo assolutamente lavorare o il debito di papà continuerà a crescere e il signor Halil davvero prenderà provvedimenti. Qualunque cosa mi tocchi, andrò incontro al mio destino.
Entriamo e attraversiamo la grande hall, arredata in stile minimalista e moderno. Saliamo al primo piano incrociando vari impiegati. Leyla deve conoscerli tutti, perché noto che si scambiano sguardi e saluti. L'edificio è enorme. Non mi aspettavo che fosse così grande all'interno. In fondo è l'agenzia pubblicitaria più importante di Istanbul e, se tutto va per il verso giusto, sta per diventare il mio nuovo posto di lavoro.
Ci immettiamo in uno dei corridoi che tagliano l'area centrale e Leyla mi fa strada verso una porta che dà all'ufficio della responsabile delle risorse umane. La donna, dai capelli corti, ricci e rossi, indossa occhiali scuri e un tailleur di colore blu elettrico. Una nota di colore in mezzo a tutto quel grigiore. L'ufficio è piccolo ma accogliente. Tutto sembra curato nei minimi dettagli. Vengo immediatamente colpita dall'ordine maniacale in cui sono disposti gli oggetti sulla sua scrivania. Leyla saluta la donna in blu e mi fa segno di sedermi. La donna in blu si mette a leggere il mio curriculum. Poi, si schiarisce la voce e si toglie gli occhiali:
–Il lavoro più lungo che hai fatto è durato tre settimane.
–Molte persone fingono sulla durata delle loro esperienze lavorative. Io sono stata sincera, perché ho lavorato per tanto tempo nella drogheria di mio padre. Sorrido gentilmente, per risultare cortese, ma vorrei strozzarla.
Leyla mi dà una gomitata di rimprovero perché ha colto il mio tono irritato. Mi sento oppressa in questo ufficio. Mi manca l'aria. Devo trovare un diversivo. Mi metto a guardare intorno. Vengo attirata dalla foto incorniciata di un ragazzetto col ciuffo. Deve essere il figlio della donna in blu.
–Ma che bel ragazzo suo figlio! Non lo porti qui o le ragazze nell'ufficio si innamoreranno di lui e glielo porteranno via.
La donna in blu strabuzza gli occhi. Mi guarda basita. Leyla mi rivolge uno sguardo compassionevole.
-È mia figlia!
Sono senza speranze! Il mio sorriso ammiccante di qualche secondo fa lascia il posto ad un'ondata di imbarazzo che colora le mie guance di rosso. Meno male che ho messo il fard, almeno non dovrei dare troppo nell'occhio. Sento Leyla chiedere scusa, con la voce tremolante di vergogna.
-Come facevo a saperlo? Ha i baffi. Devono essere ereditari.
Oh, Sanem! Cosa combini! Sta zitta o Leyla ti ucciderà. Sono morta, lo so. È solo questione di tempo. Però è la verità. Cosa ho detto di male? Sanem, taci!
Sento il telefono di Leyla squillare e, mentre la donna in blu continua ad analizzare le scartoffie, Leyla risponde alla chiamata. Deve essere il suo capo. Le sento dire che è alle risorse umane con me e che sto facendo domanda per il posto vacante. Chissà cosa le avrà detto il signor Emre. Speriamo che questa mattinata non si sia rivelata una colossale perdita di tempo, soprattutto per i miei poveri piedi che ormai sono a pezzi.
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L'albatros e la fenice - Fan Fiction Erkenci Kus
FanfictionLa storia di Can e Sanem, dal punto di vista dei vari personaggi principali con emozioni e brividi non visti nella serie ♥