SANEM
Can mi ha afferra per un polso e mi trascina di fronte a lui, senza preavviso, senza chiedermi scusa. Eppure ciò che mi fa tremare di paura, spalancare gli occhi e non riuscire a proferire parola, non è quel gesto impetuoso ed istintivo ma, ancora una volta, i suoi occhi. Non so come riesco a sopravvivere a quello sguardo infuocato. Il cuore mi batte velocissimo, da non essere in grado di contare le pause tra una palpitazione e l'altra. Rimango immobile, pronta ad accettare il mio destino, qualunque esso sia, sotto quegli occhi scuri come la notte più nera, che mi scrutano impenetrabili e fanno paura come un coltello puntato nell'addome.
Mi chiede cosa ci faccio lì. Ma non recepisco la domanda. Sono ancora attanagliata da quelle ciglia lunghe che si stringono a fessura, proteggendomi un tantino da quegli occhi profondi.
Lentamente mi pare di vedere che lo sguardo di Can si addolcisce, potrei persino dire che non è più arrabbiato. Non so cosa leggere in quelle pupille adesso, non sono brava a capire gli uomini, data la mia inesperienza, ma mi pare di carpire un guizzo di tenerezza in mezzo a quell'oscurità.
Allenta la presa sulle mie braccia e solo allora prendo coraggio e riesco a confessargli che mi ha spaventato. Mi guarda dubbioso, va a spegnere lo stereo che aveva acceso poco prima e io ne approfitto per infilare al volo la cartella rossa in un vaso di coccio lì vicino. Quando torna sembra di nuovo nervoso ed arrabbiato. Sta aspettando spiegazioni, naturalmente. La mia memoria fotografica mi viene in aiuto. Mi ricordo che il signor Emre stamattina ha infilato qualcosa nel taschino interno, così me ne invento una al volo.
–Il signor Emre mi ha dato la chiave. Stamattina gli ho rovesciato accidentalmente il caffè addosso e così gli ho portato la giacca in tintoria. Non avendo la borsa con me ho messo una cosa all'interno della tasca e ho dimenticato di prenderla. Non so se l'ho convinto davvero.
–Quindi nella giacca c'è qualcosa di tuo?
-Si, esatto.
-Ok, andiamo a vedere insieme.
Lo seguo, supplicando nel frattempo l'universo intero affinché quell'oggetto sia ancora nel taschino interno ed Emre bey non lo abbia tolto prima.
Entriamo in camera e gli indico la giacca. Can la afferra e infila la mano all'interno, tirandone fuori un astuccio rosso vellutato, che ha tutta la faccia di contenere qualcosa di veramente prezioso. Allah sia lodato! Quando lo apre, effettivamente vi è riposto un magnifico anello d'oro con un grosso diamante incastonato. Oh santo cielo! Non potrei possedere un gioiello del genere nemmeno se lo rubassi! Ne ho detta un'altra delle mie! Speriamo che Can mi creda.
-Sei fidanzata?
Davvero mi sta facendo questa domanda? Mi sono intrufolata in casa sua come una ladra, ho inventato una scusa paradossale secondo cui dovrei essere la proprietaria di un anello che varrà una fortuna nascosto nel taschino della giacca di suo fratello... e lui mi chiede se sono fidanzata? O è pazzo o è la mia giornata fortunata. Comunque rispondo di si, ancora sconcertata.
E' il momento giusto per scappare via da quella situazione imbarazzante. Lo saluto frettolosamente e corro letteralmente via.
CAN
Come diavolo mi è venuto in mente di chiederle se è fidanzata? In una situazione come quella, se ci fosse stata una qualunque altra persona al posto di Sanem, l'avrei sbattuta fuori. Ma lei è così fragile che mi fa paura. L'ho stretta talmente tanto che ho temuto le si potesse spezzare un osso. Poi quella scoperta mi ha sconcertato. Sanem è la ragazza che ho baciato in teatro. Ammetterlo a me stesso è ancora così difficile, eppure avrei già voglia di dirlo a lei, per abbracciarla forte e baciarla in ogni caso, qualunque sia la sua reazione. Deve essere stata questa voglia inarrestabile che ha interrotto il collegamento bocca-cervello facendo saltare fuori una domanda così inappropriata, in un momento così critico.
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L'albatros e la fenice - Fan Fiction Erkenci Kus
FanfictionLa storia di Can e Sanem, dal punto di vista dei vari personaggi principali con emozioni e brividi non visti nella serie ♥