SANEM
Raggiungo la Fikri Harika e all'ingresso sento squillare il cellulare. Sono in ritardo, quindi prendo la chiamata di corsa, mentre mi dirigo verso l'ufficio. E' il signor Halil. Mi chiede quando pagherò il debito di mio padre. Gli rispondo che non ho quarantamila lire da dargli subito, ma gliele darò a rate. Di fronte alle sue minacce, lo supplico di non andare a casa da papà o gli verrà un infarto per colpa sua. Spero di averlo convinto! Raggiungerò comunque Halil dopo il lavoro per accertarmi che sia tutto a posto. Quando riaggancio, mi ritrovo di fronte il signor Emre. Deve aver ascoltato la conversazione telefonica o semplicemente si accorge che sono turbata, perché mi chiede se va tutto bene. Rispondo di sì, sbrigativamente. Che altro posso dire? Non posso certo raccontare al mio capo dei problemi finanziari della mia famiglia, il secondo giorno di lavoro, poi! Raggiungo l'area ristoro e mi accorgo che c'è solo una misera macchinetta del caffè. Possibile che in questo posto non bevano tè? Mi ritrovo accanto Guliz e CeyCey, appena arrivati in agenzia. Ci salutiamo e scambiamo qualche battuta sulla partenza del signor Aziz. Continuo ad armeggiare nervosamente con quella macchinetta diabolica, ma perdo la pazienza troppo in fretta. Mi toccherà arrangiarmi, non posso fare altrimenti.
Vengo attratta da un bel ragazzo con la barba, poco distante. Non sarà lui il mio Albatros? Prendo il cellulare e gli scatto di nascosto una foto. Guliz intercetta la scena e mi chiede perché mai stia fotografando Ahmet. Accidenti! Mi ha colto in flagrante. Cosa posso risponderle?
–Colleziono foto di uomini con la barba. Sorrido, imbarazzata. Sanem, potevi inventartene una più credibile! Che hobby ridicolo è mai questo? Infatti vedo Guliz ridacchiare. Mi allontano da quei due in fretta, prima di diventare viola dalla vergogna e mentre li sento chiacchierare sul chi prenderà in mano le redini dell'agenzia, prendo nota sul palmo della mano del nome del primo candidato. La lista dei potenziali Albatros andrà a finire lì, da adesso in poi. Poco dopo torno alla conversazione con Guliz e CeyCey.
-Guliz, come fai a sapere che sarà Can bey a dirigere l'agenzia? Domando, curiosa.
–Perché lui non è mai venuto qui, se non raramente o quando c'era qualcosa da fare, e adesso invece è qui! L'ho visto poco fa.
–Vi dico una cosa. Secondo me il signor Can, se non viene mai in agenzia è perché se la tira troppo. Ed è arrogante. Di solito tutti i capi sono così. Giusto? Mi lascio andare a qualche pettegolezzo frivolo. In fondo che c'è di male? Ma cos'hanno all'improvviso quei due di fronte a me? Li vedo fare dei gesti strani, sbarrare gli occhi, agitarsi nervosamente... Bah! Sarà il troppo caffè che bevono, di sicuro! Farò finta di nulla, comunque. –Si annoiano e giocano con i coccodrilli, o adottano un leone, o fanno cose strampalate. Oppure quando non hanno nulla da fare si mettono a dirigere le aziende. Io comunque ho fame, voi? Deve essere esattamente la fame a farmi dire cose a raffica e insensate. Ma cosa accidenti hanno Guliz e CeyCey? –Comunque, dove eravamo rimasti? Ah, al signor Can. E' il mio capo e non l'ho mai visto, nemmeno una volta. Guliz e CeyCey continuano a gesticolare... Un momento! –Lui è dietro di me, vero? Solo allora mi accorgo che i miei cari colleghi stavano cercando di mettermi in guardia. Guliz mi fa cenno di sì con la testa. Oh, povera me! Come al solito ero troppo concentrata a parlare senza prendere fiato e il risultato è che adesso posso anche dire addio al mio lavoro.
Non ho il coraggio di voltarmi, dopo quel siparietto ridicolo in cui mi sono cacciata da sola. Accidenti a te, Sanem! Sto per darmela a gambe levate dalla vergogna, ma non faccio in tempo. L'istante immediatamente successivo mi ritrovo il signor Can accanto allo sgabello dove sono seduta, a meno di un palmo di distanza da me. Quello che vedo mi lascia sconcertata e mi mozza il respiro. Un uomo meraviglioso, dai capelli lunghi di un bellissimo colore castano con venature chiare, raccolti sulla nuca in una crocchia, la barba lunga ma curata e una pelle dorata che non credo di aver mai visto su nessun uomo. Si toglie gli occhiali a goccia azzurri con un gesto fluido e si appoggia con il gomito sul bancone, sostenendosi il mento con la mano. Sto letteralmente tremando. Gli occhi di quest'uomo sono così intensi che mi fanno paura. Lo sguardo che mi rivolge mi fa battere le ginocchia dall'emozione. Resto a bocca aperta, incapace di articolare qualunque parola, sono già annegata in quel mare nero che sono le sue pupille. Non posso vedere la sua bocca, coperta dalle nocche delle dita. E comunque i miei occhi sono troppo impegnati ad esplorare le profondità di quegli abissi scuri. Continua a scrutarmi e ho la sensazione di essere nuda davanti a lui. Si sposta sull'altra gamba e libera il viso dalla mano. Finalmente scopre la bocca. Le sue labbra sono due tratti di un bel porpora non troppo scuro, cesellate alla perfezione e coperte in parte dalla folta barba che sembra proteggere quella pelle stupenda da qualunque intrusione, lasciandone intravedere solo una parte.
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L'albatros e la fenice - Fan Fiction Erkenci Kus
FanfictionLa storia di Can e Sanem, dal punto di vista dei vari personaggi principali con emozioni e brividi non visti nella serie ♥