Come vi siete conosciute? (Heaven)

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E'il 29 giugno, e la casa della famiglia Bates è in subbuglio a causa del compleanno dei piccoli di casa. Certo avere sei anni è un traguardo notevole, soprattutto per due gemellini alimentati da un po' troppa voglia di crescere. Un po' meno per le mamme che dalla loro nascita hanno perso notevoli ore di sonno e che stanno iniziando a pensare che, in fondo, due sia il numero perfetto e non sia il caso di farne altri.

L'appartamento in centro a Verona per l'occasione sembra un parco giochi, pupazzi ovunque, palloncini lanciati da un capo all'altro dell'appartamento,addirittura stelle filanti rovesciate sui tavoli e sopra i mobili –e, mentre li osserva, Heaven si chiede come dei bambini così piccoli siano riusciti addirittura a spararli lì sopra; il sospetto che ci sia lo zampino di sua moglie inizia a farsi sempre più marcato –in un angolo della sala è stato allestito un tavolo a buffet pieno di ogni prelibatezza, sia per i compagni di scuola dei figli, sia per gli adulti che intasano i divani con le loro chiacchiere. Lo sguardo della mora si allontana per un secondo dal disastro che dovranno ripulire, per andarsi a posare sulla bionda moglie che, con cipiglio quasi marziale, sta osservando le mosse dei loro figli. O, forse –pensa, seguendo meglio la direzione del suo sguardo – sta analizzando in maniera maniacale i gesti di un bambino, un compagno dell'asilo, a quanto ricorda, che proprio in questo momento sta goffamente allungando un fiorellino di pezza ad Ariel, arrossendo vistosamente. Heaven sospira, scuotendo piano il capo: quel bambino non lo sa, ma si è appena fatto una nemica. Ecco: vede la moglie muoversi nella loro direzione, ed il panico si impadronisce della sua mente; si alza dal divano, cercando di non dare nell'occhio con quel movimento. C'è già abbastanza confusione in casa, tra le chiacchiere degli adulti ed il vociare dei bambini, senza che la compagna decida di traumatizzare un povero bambino innocente, il braccio bianco, ma percorso di tatuaggi su tutta la superficie, già si muove per raggiungere quello della bionda e fermarla, ma per fortuna non sembra essere necessario. Osserva la sua donna sospirare,arrendersi e infine dirigersi verso il buffet, senza neanche accorgersi della sua vicinanza: pericolo scampato, almeno per il momento. Forse però è il caso di prevenire la tempesta andando a dirottare la figlia da eventuali altre stragi di cuori, ed è un pensiero che la fa sorridere, ironica, per un momento. Cassandra ha sempre insistito per la somiglianza tra le altre due donne di casa, e se, quando ancora Ariel era una neonata, questa ostinazione le sembrava solo vuota cocciutaggine – i neonati si assomigliano un po' tutti – adesso deve ammettere che la moglie ha avuto ragione fin dal primo istante: più Ariel cresce, più è evidente che da grande sarà una Heaven in miniatura. Non sa se esserne felice o preoccupata, considerando gli eccessi della sua giovinezza. Si avvicina alla figlia, con un sorriso stampato sul volto, e ricevendone in cambio uno altrettanto luminoso da parte della piccola.

«Hey,festeggiata!»

«Mamma!»nel giro di un secondo, la mora si ritrova la figlioletta abbracciata alle gambe, e la cosa le strappa un altro sorriso: quando la piccola diventerà adolescente, di sicuro a lei mancheranno questi slanci di disinteressato affetto.

«Dov'è tuo fratello?» domanda, donando un sorriso anche al bambino, che nel frattempo si è fatto ancora più rosso.

«Non lo so... prima era con Davide, a giocare con la pista delle macchinine!»

«Ah sì?»

«Sì!Ieri mi ha detto che le femmine non ne capiscono niente di macchine... così l'ho sfidato e ho vinto»ed eccolo, il sorriso più luminoso di sempre che risplende sul volto della figlia «Si è arrabbiato, così ora si sta allenando»e quando quel sorriso si trasforma in un ghigno di soddisfazione, Heaven acquisisce una certezza: sì, sua figlia ha preso da lei.

«Guarda mamma!» la voce della piccola la riporta alla realtà, ed abbassandolo sguardo può vedere che ora la bambina non stringe più solo il fiore di pezza tra le mani, ma anche un unicorno con la criniera arcobaleno «Me l'ha regalato Giorgio!» a giudicare dal rossore ancora più intenso delle sue gote, Giorgio deve essere proprio il piccolo corteggiatore.

«E'bellissimo, amore... perché non lo fai vedere a mamma Cass?» "E la distrai dai suoi propositi omicidi nei confronti di Giorgio?" ma questo è un pensiero che tiene per sé, meglio non far capire fin da subito a sua figlia che i suoi futuri fidanzatini avranno vita dura.

«Sì!».Missione compiuta, ed anche oggi si è evitata una strage,meriterebbe un sottofondo musicale adatto ed un mantello rosso svolazzante che sottolinei la sua eroicità. Moglie di Cassandra,madre di due gemelli pestiferi, se esiste un paradiso nessuno potrà negare che se lo sia guadagnato tutto. Osserva la bambina allontanarsi tutta felice verso Cassandra, mentre lei, invece, si sposta nella cameretta che i gemelli condividono, alla ricerca dell'altro figlio, o forse solo per controllare che in un impeto di disperazione per la perdita non abbia gettato le macchinine fuori dal balcone. Capelli biondi, occhi chiari, sono tutti tratti che – pur in comune con Cassandra – non può aver preso se non dal donatore che hanno scelto... ma la propensione alla rabbia l'ha sicuramente assimilata dalla compagna.

«Caesar, tutto bene?» le macchinine sono ancora tutte al loro posto, e già questo è sufficiente per farle lanciare un sospiro di sollievo, mentre la bionda testolina del marmocchio si solleva ed annuisce leggermente.

«Sì, mamma... sto giocando con Davide»

«Va bene, amore, allora non ti disturbo» un secondo, due, un passo in direzione nuovamente della sala, per tornare tra gente che ha ormai superato i trenta – proprio come lei, trentadue anni e sentirli tutti – quando la voce del piccolo la richiama.

«Mamma, aspetta!» non appena si volta, Caesar è lì, davanti a lei, che la guarda con occhietti speranzosi – o con lo stesso sguardo da corruzione che ha la madre bionda, dipende dai punti di vista – e con la manina già tesa ad afferrarle il lembo dei pantaloni così che non possa scappare.

«Dimmi,tesoro»

«Senti...»il tono solenne del bambino la porta ad inginocchiarsi, così da essere alla sua stessa altezza, l'attenzione tutta rivolta verso di lui «Ormai sono grande»ed a quelle parole Heaven deve costringersi a trattenere uno sbuffo di risata «Quindi c'è qualcosa che io ed Ariel volevamo chiedervi»e si guarda intorno, quasi a controllare se anche la sorella è presente, ma, non trovandola, si limita a scrollare le piccole spalle e tornare a puntare gli occhi azzurro ghiaccio sulla donna.

«Cosa volete chiederci?»

«Tue la mamma... come vi siete conosciute?»

Un lampo di stupore attraversa le iridi di Heaven, che, infine, quella risata non riesce a trattenerla più.

«Oh,tesoro... tutto qui? E perché avete aspettato di... essere grandi?»

«Non ce l'avete mai raccontato!»

«Non ce l'avete mai chiesto»

Un piccolo broncio appare sul volto del biondino, l'espressione di chi si sta chiedendo quanto tempo hanno perso dietro inutili paranoie.

«Vieni qui...» la donna slargale braccia, ed il piccolo ci si butta a capofitto con infantile entusiasmo: altra cosa che deve tenere cara in attesa dell'adolescenza. Si siede sul letto, andando a sistemare il piccolo sulle sue gambe.

«Dunque...tutto è iniziato dieci anni fa... io avevo ventidue anni e mamma Cass ne aveva ventitrè...»

Come ci siamo conosciuteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora