Capitolo XIX

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Cesare alzò lo sguardo, mi guardò negli occhi e al solo contatto visivo scoppiammo entrambi a piangere, lui venne verso di me e mi abbracciò, di nuovo.

Era un abbraccio di conforto.
Era un abbraccio pieno di tristezza.
Era un abbraccio che non avrei mai voluto ricevere.

Non da lui.
Non per quel motivo.

Successivamente tutti vennero a dispiacersi con me, mi sentivo una malata, mi sentivo inferiore, diversa, sbagliata.

C: «5...mesi? sono così...pochi» borbottò sedendosi sulla sedia
Io: «non sono mica i tuoi ultimi 5 mesi, sono i miei» dissi un po' per sdrammatizzare
C: «stai bene?»
Io: «per adesso si, vedremo tra un mese»

Il mio sguardo cadde su Dario che, in quel momento, era seduto ancora sul divano con lo sguardo perso nel vuoto.

Decisi di non dargli conto.

G: «ehi» sussurrò in modo dolce abbracciandomi da dietro

Sorrisi a quel gesto.

Io: «diabete» ridacchiai
Mi diede un bacio sulla guancia, rise e si staccò.

G: «che vuoi fare?»
Io: «quando?»
G: «in questi mesi»
Io: «devo, come prima cosa, scendere in Sicilia dai miei genitori per dirgli che loro figlia sta per morire»
G: «smetti di dirlo così» mi rimproverò
Io: «così come?»
G: «smettila di dirlo e basta»
Io: «oh ma sono io quella che tra 5 mesi morirà mica voi!» urlai riferendomi anche a Cesare che mi aveva detto la stessa cosa qualche minuto prima
G: «scusa»
C: «mi dispiace»
Abbassarono entrambi lo sguardo
Io: «no, scusatemi voi è solo che...» mi sedetti sulla sedia
Io: «è solo che avete ragione, 5 mesi son veramente pochi e io non so che cazzo fare, insomma c'è gente che mi odia, che mi vorrebbe morta, e adesso io farò il loro gioco, li accontenterò»
G: «potresti fare la chemioterapia, per cominciare»
Io: «ti ho già detto di no!» lo guardai storto
C: «perché? forse potresti farcela»
Io: «non sono forte, non così tanto»
G: «si che lo sei!»
C: «non sei a piangerti addosso su un lettino di ospedale, per ora, se fossi nelle tue condizioni io farei questo, ma tu hai avuto la forza di venire qui»
Io: «ho detto che non la faccio»
C: «non puoi essere sempre così»
Io: «così come?»
C: «testarda, così testarda!»
Io: «basta! io sono così, non la faccio! punto!» mi alzai in piedi
N: «cosa non fai?» disse il ricciolino avvicinandosi a noi
Io: «oh dio, ci risiamo...» alzai gli occhi al cielo facendomi cadere sulla sedia di nuovo

C: «non vuole fare la chemio» disse a Nels riferendosi a me
Io: «io no-»
N: «ha ragione secondo me» mi interruppe
Io: «cosa?»
C: «già, cosa?!»
N: «se dobbiamo essere sinceri non serve assolutamente a niente»
Io: «oh mio dio qualcuno che mi capisce» dissi andandolo ad abbracciare
G: «ehi il dottore sono io qui, e la chemio serve, molte persone si sono salvate»
Io: «non ricominciare» dissi posizionandomi accanto a Nels
N: «che possibilità ci sono? 1 su mille?» disse mettendomi un braccio intorno alle spalle
Io: «è la stessa cosa che ho detto io»
G: «e se ce la facesse?»
N: «e se non dovesse farcela? in quel caso avrebbe vissuto nel dolore, più tempo del dovuto, senza nessun risultato» controbbattè
Io: «sono io a decidere qui, quindi non potrete farmi cambiare idea» dissi indicando Cesu e Giova
Io: «ok adesso mi gira la testa» dissi portandomi le mani alle tempie, mi ero agitata troppo.
G: «siediti, subito!» mi ordinò porgendomi la sedia
Io: «non dirmi che sarà sempre così» dissi a Giova
G: «mi dispiace» si limitò a rispondermi

Io: «devo dirlo ad Ale» bisbigliai dopo essermi ripresa un po'
C: «ti accompagno»
Io: «Giova tu vai, ci vediamo dopo» dissi lasciandogli un bacio sulle labbra
G: «vuoi andare da sola?»
Io: «non puoi starmi sempre dietro, hai anche tu la tua vita, e poi non sono sola, c'è Cesu» dissi indicando quest'ultimo
G: «va bene, a dopo»
Giova se ne andò e io e Cesu salimmo in macchina per andare da Ale, che si trovava a casa sua.

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