Capitolo IX

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Scesi le scale e arrivata davanti al portone presi il telefono e mandai un messaggio a Nels, il quale rispose quasi subito

Io: «Nelsi puoi venirmi a prendere, sono a casa»
Nelsi🎤: «Ele, non posso per adesso sono impegnato, chiama Cesu»
Io: «ok»

Feci quello che mi disse, composi il numero del ragazzo e lo chiamai, lui rispose qualche secondo dopo.

Io: «Cesu, ti prego, devi venirmi a prendere a casa» lo implorai visibilmente scossa, senza nemmeno farlo parlare
C: «cosa è successo?»
Io: «te lo spiego dopo, vieni? per favore, ho bisogno di te»
C: «certo che vengo, due minuti e sono lì»

Chiusi la chiamata e proprio due minuti dopo arrivò.
Entrai in macchina e posai la valigia con le mie cose sul sedile posteriore.

Io: «parti»
C: «cosa è successo??»
Io: «parti!»
C: «spiegami!» insistette
Io: «cazzo, ho detto parti!» urlai

Lui partì e mi portò in studio, mi sedetti sul divano e misi la testa tra le braccia con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e le mani che stringevano i capelli.

Intanto Cesu parlava a telefono con qualcuno mentre camminava avanti e indietro per la stanza.
C: «si, si è qui, in studio...ok, ok ti aspettiamo» e chiuse la chiamata, poi si rivolse a me
C: «era Nelson, ha detto che sta arrivando»
Dopo interminabili minuti di silenzio, Cesare balbettò qualcosa.
C: «Ele...ehi...che cos» non riuscì a finire la frase che la porta si spalancò facendo entrare Nelson.

Il ragazzo si avvicinò a me e mi si sedette accanto
N: «qualcuno mi spiega cosa sta succedendo?»
C: «non lo so neanch'io» fece spallucce
N: «Ele, ti va di raccontarci cosa è successo?» mi accarezzò la schiena per incoraggiamento.
E io, finalmente, sempre nella stessa posizione, parlai
Io: «Dario, mi ha presentato la sua ragazza, lei mi ha dato della troia e mi ha detto di stargli lontano mentre lui non c'era, quando se nè andata ho raccontato cosa era successo a Dario e lui non mi ha voluto credere a quel punto gli ho detto che era antipatica, lui si è incazzato, mi ha anche detto che non significo niente per lui e mi ha cacciato di casa» dissi tutto d'un fiato.
C: «adesso vado lì e lo ammazzo, vediamo chi è insignificante poi!» esclamò alzandosi e prendendo le chiavi della macchina già pronto per partire.

Io mi alzai subito e lo presi per il braccio
Io: «no! forse...forse ha ragione, chi sono io per giudicare la sua ragazza, che neanche conosco?»
N: «chi è lei per giudicare te?» controbbattè
C: «e chi è lui per dirti quelle cose?!» era arrabbiato, dai suoi occhi si intravedeva solo ira.
Io: «calmati Cesu, risolviamo cose più importanti, per esempio...dove vivo adesso?»
N: «vorrei poterti ospitare ma per adesso io vivo da Bea»
C: «puoi venire a casa mia»
Io: «sul serio?» chiesi stupita
Io: «non vorrei dare fastidio Cesu»
C: «non dai nessun fastidio, anzi andiamo dai» disse prendendo le chiavi.

In macchina con noi salì pure Nelson, dovevamo accompagnarlo a casa della sua ragazza.

N: «posso farti una domanda?» mi chiese con un po' di timore
Io: «certo»
N: «perché, in tutto questo, non hai pianto?»
Io: «non posso piangere per ogni minima cosa»
C: «brava, soprattutto non devi piangere per quello lì» sputò veleno riferendosi a Dario

Lasciammo a Nels a casa e ci dirigemmo verso casa di Cesu
Io: «dopo potresti accompagnarmi a casa di Ale? se non hai altre cose da fare»
C: «va bene»

Arrivammo a casa e sistemai le mie cose, dopo un oretta, rimontammo in macchina e dopo qualche minuto arrivammo a casa della mia amica.

C: «ti vengo a prendere più tardi ok?»
Io: «va bene, grazie mille Cesu» lo abbracciai
C: «di niente» mi lasciò un bacio sulla testa.

Scesi dalla macchina e suonai il citofono
A: «chi è?»
Io: «sono ioo»
Mi aprì il portone, salii le scale e la trovai davanti alla porta
Ale: «ciao bella»
Io: «ehi»
A: «tutto ok?»
Io: «potrebbe andare meglio»

Ci sedemmo sul divano e gli raccontai tutto quello che era successo

A: «che stronzo cazzo»
Io: «si ma, non ho più voglia di piangere, sono, devo essere, forte»
A: «brava, senti, mangi qua?»
Io: «dovrei dirlo a Cesare»
A: «Cesare?! digli che può mangiare qua, non c'è nessun problema» disse esaltata
Io: «ti piace?» le chiesi divertita
A: «no, no che non mi piace» mise subito le mani avanti
Io: «certo, come no» risi
A: «daii, chiamalo» mi fece fretta
Io: «si però placati»

Chiamai Cesu e lui accettò, ordinammo delle pizze, tre birre e mangiammo tutti e tre insieme.

Quella sera abbiamo parlato, abbiamo scherzato, abbiamo riso, diciamo che non eravamo proprio sobri.

A: «dormite qua, non potete guidare, siete ubriachi»
C: «io sono sobrissimo» affermò con la voce di uno che non lo era per niente
Io: «io dico che ha ragione Ale»
C: «e va bene» si rassegnò
A: «allora di che parliamo?»
C: «magari non entriamo in argomento "Dario"»
Io: «sentite, non è passato neanche un giorno e già mi sono rotta il cazzo, potete parlarne, non mi fa né caldo né freddo, che faccia ciò che vuole quel coglione con quella troia lì, non me ne può fregar di meno»
A: «se lo dici tu»
C: «basta che tu me lo dica e io lo distruggo a quello lì»
Io: «lo so, per questo non te l'ho detto in macchina, saresti sceso immediatamente»
C: «effettivamente»
Io: «sei la mia guardia del corpo» ridacchiai
C: «la vostra, voi due mi potete chiedere quello che volete, se qualcuno vi dà fastidio ci penso io!» esclamò con tono eroico.
A: «apposto allora, io sono più tranquilla»

Cesare la guardò e sorrise, non un normale sorriso, uno di quelli che non dedichi a tutti, un sorriso strano, un sorriso speciale, c'era qualcosa tra quei due.

Io: «Io ho sonno vado a dormire»
A: «buonanotte»
C: «notte»

Spazio Autrice
Buonngiorno
Capitolo lungo, vogliatemi bene.

Una serie di sfortunati eventi //Space Valley//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora