XXIV

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Mi svegliai dai miei pensieri, guardai l'orario, si era fatto davvero, tardi, era quasi buio, ero stata lì, a pensare per tutto il pomeriggio.

Tornai a casa e, senza neanche toccare cibo, andai a letto, avevo bisogno di una bella dormita.
Il giorno dopo sarei dovuta ritornare a Bologna, quindi mi alzai presto e feci colazione, probabilmente per l'ultima volta, insieme ai miei genitori, che mi proponevano di restare a vivere lì, la mia risposta, ovviamente, fu no, non potevo abbandonare Bologna.

Un taxi mi riaccompagnò all'aeroporto dove mi aspettava Ale.

Io: «ehi» la salutai andandole incontro
A: «ehii, com'è andata?»
Io: «l'hanno presa come dei normali genitori» feci spallucce
A: «immagino»

Una voce metallica ci interruppe avvertendoci che il nostro volo sarebbe partito a momenti.
Una volta sull'aereo misi le mie amate cuffiette.

Prima di aprire Spotify per ascoltare un po' di sana musica, mi feci un giro su Instagram: scrollai la home e vidi un po' di storie, quando mi imbattei su una storia di Dario dove diceva che era uscito un episodio del Podcast, mi affrettai a fare swipe up per andarlo ad ascoltare.

Il titolo era: "Mancanze"

D: "Benvenuto o benvenuta, bentornato o bentornata, chiunque e ovunque tu sia, qualsiasi cosa tu stia facendo in questo preciso momento della tua giornata, SeconDario podcast per la sedicesima volta..."

Cominciò così quell'episodio, cominciò come tutti gli altri episodi.

D: "nella vita, ogni giorno, ci lamentiamo perché ci mancano tantissimo cose, il denaro, la fama, le macchine costose...
Poi c'è chi, nella vita, ha perso delle persone, io sono una di quelle.
Tempo fa, ho perso una delle persone più importanti della mia vita e non so neanche come sia successo, so solo che mi manca, da morire...
Crederete che io sia un pazzo a dirlo così, pubblicamente, e si, lo sono, ma questo è ciò che posso fare.
"Non capisci quanto tieni ad una persona fin quando non la perdi" questa è una frase fatta, ma è così vera che mi fa gelare il sangue.
Quella ragazza era tutto per me, e adesso che ha trovato qualcuno di migliore mi sento veramente una merda.
Tra poco la perderò, la perderemo tutti e sarà il quel momento che uscirò fuori di testa, in quel momento non ragionerò più e farò di tutto per seguirla"

Non lo avevo mai sentito parlare in quel modo, non di me, almeno.

D: "e adesso basta, chiudo, spero che tu senta questo podcast, e possa perdonarmi per ciò che sono.
Siate liberi»

La sua voce si interruppe, lasciandomi al silenzio, mi venne spontaneo sorridere, gli mancavano...

A: «perché sorridi?» mi chiese curiosa
Girai il telefono verso di lei con ancora la schermata del Podcast, sorridendo.
A: «parla di te?» domandò guardando prima il cellulare e poi me
Io annuii

Lei mi sorrise, mi abbracciò e mi diede un bacio sulla guancia.

Atterrammo a Bologna, ad aspettarci c'erano Cesare e Giova.
Quando vidi quest'ultimo cominciai a correre verso di lui e mi fiondai tra le sue braccia, lui mi sollevò da terra stringendomi ancora più forte a sé.

G: «ehi...com'è andata?» mi chiese facendomi scendere a terra
Io: «bene, credo, quando dovremo partire per andare dai tuoi amici?»
G: «domani»

Ci incamminammo all'uscita dell'aeroporto

A: «gli scriverai?» mi domandò prendendomi da parte
Io: «no, quando ritorno vedrò cosa fare»
A: «va bene» mi rispose prima di entrare nella macchina di Cesare
G: «andiamo?» mi chiese appoggiando una mano sulla mia spalla
Io: «si» gli sorrisi

Quel pomeriggio passò tranquillamente.
Stesi a casa di Giovanni da sola poiché lui doveva ovviamente andare a lavoro.
Ascoltai della musica, guardai un film e cucinai addirittura la cena.
Giova arrivò a casa alle 21:30

G: «Buonaseraa»
Io: «ehii, ho preparato la cenaa!»
G: «ordino una pizza» affermò ironico prendendo il telefono

Incrociai le braccia al petto facendo la finta offesa.

Io: «ah si? rimani a digiuno sta sera»
G: «ho il telefono ed esiste Just Eat!» rise
Io: «dammi qua» gli ordinai cercando di prendergli il telefono dalle mani
G: «prova a prenderlo» mi sfidò allungando la mano verso l'alto e sventolando il telefono in aria.

Ci provai ma non ci riuscii data la differenza di altezza.
Io: «non è giusto però!» ci rinunciai

Lui rise abbassando il braccio
Gli presi subito il telefono dalle mani, approfittando di un suo momento di distrazione, e scappai verso il soggiorno.

G: «presa!» esclamò ridendo dopo avermi afferrata per i fianchi da dietro.
Mi voltai verso di lui, lo guardai negli occhi, lui sorrise, ci avvicinammo e...

G: «ah! fregata!» rise sfilandomi il telefono dalle mani
Io: «ohh vaffanculo!» lo spinsi la petto andando in cucina
G: «dai sto scherzando!» mi seguì
Io: «sei un bambino!» gli sorrisi
G: «è un complimento?» domandò confuso
Io: «no» continuai a sorridere
Io: «allora vuoi ordinarti qualcosa o mangi quello che ho cucinato io?» continuai
G: «dai, vediamo com'è questa pasta che non mi ispira per nulla» si rassegnò sedendosi sullo sgabello della penisola
Gli servii il piatto e mi sedetti anch'io di fronte a lui.
Io: «non è poi così male» affermai mandando giù un boccone
G: «no no, anzi, è buona!» esclamò sorpreso
Io: «vedi?! te l'avevo detto!»
G: «cucina più spesso a che ci sei» mi propose
Io: «adesso te ne approfitti eh?» risi
G: «beh, quando riesci a trovare un pregio in un mare di difetti, che fai? non te ne approfitti?» domandò ironico
Io: «sarei piena di difetti quindi?»
G: «non tutti possiamo essere perfetti come me!»
Io: «ma finiscila! approfittatore pulisci i piatti và, che fai più bella figura!»
G: «il minimo dopo che hai cucinato»
Io: «come farai senza di me?» sospirai ironicamente
G: «modesta»
Io: «senti chi parla!»
G: «non lo so veramente» bisbigliò dopo qualche secondo di silenzio
Io: «cosa?»
G: «non so davvero come farò senza di te» sospirò
Io: «ma smettila!» risi
G: «perché ridi?» mi guardò negli occhi
Io: «devo piangere? basta, non mi va più» abbassai lo sguardo

Giovanni si alzò, venne verso di me e mi abbracciò...

Una serie di sfortunati eventi //Space Valley//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora