Lo spuntone di roccia a picco sul mare era spazzato da un vento gelido che l'avrebbe fatto rabbrividire, se il suo corpo non fosse stato già portato oltre i limiti dell'umana sopportazione.
Lyon socchiuse gli occhi sotto i raggi del sole, cercando di abituarsi alla luce del mattino dopo settimane passate nell'oscurità della sua cella: non aveva alcun modo di misurare il tempo trascorso in quel pozzo buio infestato da ratti e serpenti, perciò si era a poco a poco ritirato nei meandri della sua mente. Più che le torture fisiche, a tormentarlo erano infatti le ferite dell'anima, lacerata da un tradimento che non avrebbe mai potuto prevedere."Quelle labbra. Dio, ho baciato quelle labbra, quando dicevano di amarmi! E i suoi occhi, così sinceri... Avrei dovuto subito dubitare di lei. Le donne belle, nobili e appassionate non sono per quelli come me" pensò amareggiato, mentre i suoi carcerieri lo costringevano a spiegare le possenti ali scure che spuntavano dalla sua schiena.
Gli erano state installate poco dopo la nascita e nel corso degli anni i muscoli del suo dorso si erano avviluppati attorno alle radici metalliche, crescendo e rafforzandosi per permettergli di librarsi nel cielo senza alcun timore; erano state quelle ali dalle venature d'ossidiana a dargli un cognome in un mondo in cui i bastardi non ereditavano nulla.
Lo chiamavano Blackraven, perché proprio come un corvo era un presagio di morte per i nemici del Re – almeno finché non era stato ingannato, catturato e trascinato su quella scogliera per essere giustiziato senza testimoni né processo.
Nonostante sapesse cosa stesse per succedere il primo colpo d'ascia lo colse di sorpresa: i nervi biomeccanici che connettevano la sua carne all'acciaio delle ali vennero recisi con tre colpi netti, mentre un lungo gemito di dolore gli sfuggiva tra i denti serrati. Quando riguadagnò un barlume di lucidità riuscì a mettere a fuoco l'ala destra, abbandonata al suolo come un mucchio di ferraglia inerte, e la pozza di sangue che si allargava sotto di lui. Barcollò, urlando al cielo la sua agonia, mentre l'ascia si abbatteva di nuovo sulla sua schiena, recidendo e mutilando finché delle sue superbe ali rimasero solo due monconi storti e inutilizzabili.
Il dolore prese il sopravvento su ogni altra sensazione: Lyon divenne cieco e sordo, solo vagamente consapevole della roccia sotto i piedi mentre i suoi aguzzini si avvicinavano al precipizio, sostenendolo per le braccia.
Avvertì il rumore del mare rabbioso, diversi piedi più in basso, e ridacchiò senza allegria."Allora è così che finisce?" si disse, mentre oscillava in bilico sull'abisso, prima che una vigorosa spinta lo facesse precipitare.
D'istinto la sua schiena si tese per spiegare gli arti che gli avevano appena mozzato e tutto il suo corpo fu attraversato da una nuova ondata di bruciore infernale quando i tronconi metallici si agitarono a vuoto nell'aria.
Realizzò solo in quell'istante che le sue ali erano perdute per sempre: non l'avrebbero più sollevato seguendo le correnti ascensionali, né lo avrebbero sostenuto mentre calava in picchiata sui suoi nemici.Non avrebbe più sentito i venti oceanici accarezzare le sue piume d'acciaio.
Non avrebbe mai più amato una donna cullato dalle brezze d'alta quota.
E il tormento di quei pensieri fu tale che Lyon accolse la morte a braccia aperte.
Ciao a tutti! 😍
So che iniziare a pubblicare una storia ancora in stesura di solito mi porta a sessioni di scrittura notturne per tenermi in pari, ma... Niente, non ho resistito, volevo troppo condividere Lyon con voi ^^
Non so ancora come organizzarmi per postare i prossimi capitoli — ho anche Tangled Destinies da portare avanti — perciò questo prologo è giusto un assaggio: seguitemi su Instagram (@lestoriedicrilu) se volete rimanere aggiornati ☺️
Enjoy ❤️
Crilu
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Argon
Science Fiction🌟Vincitore assoluto Nuovi Talenti 2020🌟 Nel XVIII secolo una serie di catastrofi naturali si è abbattuta sulla Terra, cambiando per sempre la società degli uomini e i confini dei loro Stati. Ora, a novant'anni dal Crollo, l'umanità si è adattata a...