XXV. La fuga dell'Argon

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L'intero equipaggio dell'Argon si era radunato sul ponte per osservare con preoccupazione crescente le aeronavi che li inseguivano: guadagnavano terreno, facendosi più vicine a ogni istante che passava

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L'intero equipaggio dell'Argon si era radunato sul ponte per osservare con preoccupazione crescente le aeronavi che li inseguivano: guadagnavano terreno, facendosi più vicine a ogni istante che passava. La giornata era tersa e sulle vele bianche spiccava il colorato simbolo dei reali di Spagna – un tondo in cui si affollavano le bandiere dei territori da loro occupati, sormontato dalla corona borbonica. Sotto di esso, lettere ricamate con filo dorato su uno sfondo blu recitavano il sinistro motto della Nuova Armada: non sufficit orbis.

Le dieci navi avanzavano compatte e organizzate in una linea di fianco, formazione che permetteva loro di procedere parallele e offrire solo una fiancata ai cannoni dell'Argon, proteggendo al contempo la poppa e i palloni aerostatici, i punti deboli di ogni aeronave.

«Beh, stavolta non si sono certo risparmiati, non è vero?» mormorò Bart, giocherellando con il crocefisso che portava al collo. «Dieci navi per catturarne una!»

«Dieci navi non catturano una nave, mezzasega! La fanno colare a picco!» borbottò mastro Bell in risposta.

Lyon, ritto sul ponte di comando con lo sguardo fisso sui nemici, rimase in silenzio; dagli scatti nervosi del capo e degli occhi Mess intuì che stava passando in rassegna tutte le tattiche navali che conosceva alla ricerca di un modo per uscire da quella spinosa situazione.

«Non dobbiamo lasciarli avvicinare» decretò alla fine, scendendo sul ponte principale. «Non abbiamo la potenza di fuoco necessaria ad abbatterli e se arriviamo alla portata dei loro cannoni le nostre speranze di uscirne vivi diminuiranno drasticamente. Bart, Old Tom: scendete ad aiutare Trix alle fornaci, voglio i motori alla massima velocità – anche a costo di esaurire tutto il carbone che abbiamo a bordo! Joey e Wes, voi sciogliete i fiocchi a prua e le rande di tribordo. Se riusciamo a bordeggiare il vento che si è alzato sarà più difficile per loro colpirci.»

Mentre gli altri correvano a svolgere i loro compiti, il capitano si voltò verso Mess con sguardo severo:
«Voi e Sin andrete sottocoperta a preparare i cannoni. Il ragazzo sa quel che c'è da fare.»

Un brivido corse lungo la schiena della ragazza:
«Ma avete appena detto che ingaggiare battaglia con loro sarebbe la fine!»

«Non succederà, infatti: l'Argon è veloce e quelle navi da guerra sono pesanti e lente... Ma bisogna essere pronti a tutto e se arriveranno a portata di tiro non andremo giù senza rispondere al fuoco!»

Lyon le si fece così vicino che Mess riusciva quasi a specchiarsi nelle iridi fosche e adombrate dall'attacco imminente; quando si chinò su di lei per un attimo pensò che fosse sul punto di baciarla, stringendola a sé come avrebbe fatto l'eroe di uno dei romanzi che amava leggere a Cloud Eden. E anche se le ultime settimane le avevano insegnato che immaginare di partire all'avventura era molto diverso dall'imbarcarsi su una vera aeronave, per un breve momento la ragazza desiderò quel bacio.
Fu lì, in mezzo al caos che aveva travolto l'Argon, che la ragazza si rese conto di desiderare Lyon Blackraven – e quel pensiero la scosse più della vista dei vascelli della Nuova Armada.

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