XLI. Il prezzo del peccato

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Mess lasciò andare il fiato che aveva trattenuto fino a quel momento, tornando a respirare normalmente mentre attorno a lei la rabbia si sostituiva allo stupore e alte grida di sgomento e indignazione riempivano la stanza

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Mess lasciò andare il fiato che aveva trattenuto fino a quel momento, tornando a respirare normalmente mentre attorno a lei la rabbia si sostituiva allo stupore e alte grida di sgomento e indignazione riempivano la stanza.
Intercettò lo sguardo vacuo di Lyon e agì senza pensare: si gettò in avanti, tra lui e il flamine floreale che stava per attaccare.
Lo scontro contro il suo petto non fu piacevole, ma Mess strinse le dita sul tessuto della sua camicia e puntò i piedi sul pavimento, aprendo le ali per frenare il suo impeto; poi appoggiò la fronte contro il suo collo, dove poté avvertire il battito tumultuoso e affannato del suo cuore.
«Lyon, ti prego» sussurrò, in modo che nessun altro la udisse. «Non fare qualcosa di cui poi ti pentiresti.»

Lo sguardo che lui le rivolse fu tanto amaro da farle spuntare le lacrime ai bordi degli occhi, ma le sue parole sembrarono avere effetto, perché l'uomo rilassò i muscoli e se l'attirò al fianco senza dire una parola; con la coda dell'occhio, Mess vide che i Floriani semi nascosti tra i macchinari allentarono la presa sui fucili.
«Parla» abbaiò Blackraven.

Il flamine assentì:
«Vi dirò i fatti e proverò anche a spiegarvi le ragioni di quel gesto estremo, ma so già che non sarete in grado di comprenderle. Solo chi ha dedicato la vita al culto della madre terra può capire.»

«Credevo che adoraste divinità pagane» s'intromise Ventadour.

«Cerere e Flora sono solo nomi che gli esseri umani hanno dato alla Natura, il cui mistero non saremo mai in grado di penetrare completamente. Ci è stato concesso un certo dominio su di essa, nella misura in cui questo poteva garantire la nostra sopravvivenza; tuttavia non avremmo mai dovuto sfidare i limiti della nostra condizione, come invece è accaduto.
Correva l'anno 1760 quando il mio predecessore e maestro terminò la costruzione dell'alternatore, basandosi sugli studi pubblicati da un illustre studioso e inventore – quel Benjamin Franklin che dieci anni dopo sarebbe diventato famoso come uno dei padri fondatori degli Stati Uniti.
Subito fu chiaro a tutti che si trattava di un'invenzione magnifica quanto pericolosa e si aprì il dibattito su come dovesse essere usata; e infine ebbero la meglio coloro che decisero di sfruttarla per spaventare gli uomini.
Non fu una decisione presa a cuor leggero, ma il nostro primo dovere è sempre stato venerare e custodire il mondo che ci è stato donato.»

Mess si voltò a osservare Old Tom – il cuoco doveva aver ascoltato quella storia molte volte, ma a giudicare dalla sua espressione affascinata doveva avere un grande effetto su di lui; le erano infatti tornate alla mente alcune frasi del loro primo incontro, che ora assumevano una valenza diversa.

«La terra non muore mai.»

«Sono belle parole.»

«Ben presto saranno qualcosa in più, ragazza.»

«Il mondo stava cambiando, troppo e troppo in fretta. I motori a vapore e altre strabilianti invenzioni spuntavano da ogni dove; e poi armi sempre più efficaci e tante guerre che si profilavano all'orizzonte... La missione dei Floriani iniziava a farsi difficile, mentre l'uomo perdeva il contatto con la Natura e le diventava sempre più ostile, finché ci fu chiaro che nulla avrebbe potuto invertire questo processo, a meno che l'uomo, ecco, non si fosse nuovamente reso conto di cosa stava sfidando...»
Gli occhi vuoti del vecchio si alzarono verso l'alternatore e a Mess quell'espressione – un po' triste e un po' soddisfatta – fece scendere dei brividi lungo la schiena.
«Non volevamo certo distruggere il mondo» mormorò poi, in tono di scuse. «Ma sottovalutammo la furia di cui Cerere è capace, specialmente quando viene disturbata. E noi facemmo qualcosa in più che stuzzicare la bestia dormiente, sì...»

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