V. Old Tom

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«Così finirai per cadere!»

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«Così finirai per cadere!»

Mess sorrise, rimanendo saldamente abbarbicata a testa in giù sulla polena dell'Argon, intagliata a formare il volto dolce e accattivante di una sirena. Il giorno prima aveva osservato con avida curiosità tutte le meraviglie dell'aeronave, un microcosmo a lei sconosciuto e tremendamente interessante.
L'Argon era molto piccola se comparata ai mercantili o alle aeronavi da guerra che ogni tanto attraccavano a Cloud Eden, diretti alle colonie; però procedeva molto più spedita e quella notte lei aveva sofferto di mal d'aria per la prima volta nella sua vita, vomitando in un catino che Smokey le aveva gentilmente predisposto nella cabina.
Poi si era abituata al rollio del vascello e al penetrante odore del legno scuro con cui era stato costruito e aveva deciso, con un pizzico di arroganza, di tentare la scalata al più grande dei tre alberi della nave. A farla desister erano stati mastro Bell, che le aveva gridato contro dalla sua postazione alla prora della nave, e i moniti del capitano: per quanto Mess si divertisse a sfidare le autorità, quella era una battaglia che non poteva vincere.

L'Argon era il regno di Blackraven e lei era solo un'intrusa da tenere d'occhio; a volte quasi rimpiangeva la vita che si era appena lasciata alle spalle, piena di regole, ma anche di lussuosi privilegi.
Per fortuna non tutti i membri dell'equipaggio le erano ostili: Smokey, nonostante i modi spicci, sembrava averla presa in simpatia e insieme a Trix le aveva presentato i tre marinai che si occupavano della velatura e della manutenzione quotidiana dell'aeronave. A Mess era mancato il coraggio di chiedere ai due gemelli, Bart e Joey, perché solo uno di loro avesse le ali. Era stato Wes, il più vecchio e taciturno dei tre, a mostrarle il panorama mozzafiato che si poteva godere dalla polena dell'Argon e ora, attratta dalla vastità dell'Oceano che scorreva sotto di lei, non intendeva rinunciarvi.

Smokey poggiò uno stivale sul parapetto della nave e si chinò verso di lei, fissandola severamente tra le ciocche di capelli che il vento le soffiava sul viso:
«Non costringermi a venirti a prendere.»

Sbuffando, Messalina si arrampicò sul pontile, sedendosi su un barile di acciughe salate con aria annoiata:
«Non è che morirei se cadessi!»
"Non come il capitano!" pensò, ma fu abbastanza saggia da non esprimere quel pensiero a voce alta. Se c'era una cosa che aveva imparato in quei due giorni era che tutti i membri dell'equipaggio con cui aveva parlato stimavano e rispettavano Lyon Blackraven alla follia. Nonostante fosse un figlio illegittimo, un ladro e un senza-ali, quell'uomo era riuscito a conquistarli e Mess era sicura che se gliel'avesse chiesto l'avrebbero seguito anche in capo al mondo.

Smokey, che stava cercando nelle tasche la busta del tabacco per caricare la pipa, ridacchiò.
«Non moriresti subito, no. Ma il vento potrebbe sbattacchiarti contro la nave come un ramoscello, oppure potresti respirare i fumi di scarico del pallone – non ti sei mai chiesta perché i marinai si arrampichino sulle sartie prima di alzarsi in volo? E anche se per miracolo riuscissi a mantenerti salda sulle ali, pensi di poter mantenere la nostra stessa velocità?»

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