Prologo

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Prologo

Stava correndo il più velocemente possibile.Lo sguardo fisso verso quella che sperava fosse la fine di quel lugubre corridoio del palazzo di Joker.

I polmoni bruciavano, le gambe mostravano i primi segni di cedimento. Pensò seriamente di morire. Si voltò a guardare la ragazzina che lo stava seguendo. Cercava di fare la forte ma si vedeva che presto sarebbe caduta al suolo per via dell’enorme sforzo a cui era sottoposta. Se lui aveva ancora un briciolo di ossigeno nei polmoni, lei decisamente lo aveva esaurito. Si fermò ad aspettarla e mentre essa percorreva queimetri che li separavano, lui si perse ad osservarla: i lunghi e mossi capelli arancioni si erano appiccicati al volto leggermente sudato, gli occhi cioccolato erano stanchi, quasi privi di forze e presto si sarebbero chiusi. Lui era un medico, capiva quando qualcuno era arrivato al suo limite. La vide percorrere l’ultimo metro.

Law sentì dei passi provenire dall’altra parte del corridoio: li avevano raggiunti.

Vide Nami sgranare gli occhi preoccupata. Nessuno dei due aveva la forza di combattere. Se la Donquijote Family li avesse raggiunti, pensò Law, sarebbe stata sicuramente la fine.

Il moro, senza pensarci , afferrò la mano della minore e ricominciò a correre cercando di aiutarla. Stava salvando qualcuno, pensò il ragazzo. Gli sembrava così strano. A lui degli altri non era mai fregato nulla e ora stava aiutando quella mocciosa a salvarsi. Pensò che se ne avesse avuto la forza, se la sarebbe caricata in spalla e se la sarebbe portata via al sicuro. Purtroppo in quel  luogo non esisteva un posto sicuro, erano ricercati da tutto il paese per essere uccisi. Doflamingo aveva architettato tutto e ora erano in trappola come topi. “La gabbia per uccelli” stava funzionando. Rabbrividì al pensiero di essere ucciso. Conoscendo il Fenicottero, la sua morte sarebbe stata lenta e dolorosa, come quella di una mosca intrappolata nei fili di un ragno affamato, e Joker era veramente affamato: lui desiderava essere saziato con il potere e il sangue dei deboli.

<< …rao! LAW! >> il ragazzo sentì che la presa della giovane sulla sua mano si affievoliva sempre di più e sentitosi chiamare, si voltò destandosi dai sui pensieri. Lo spettacolo che vide non gli piacque per niente: Gladius gli aveva letteralmente strappato dalle mani Nami. Law cercò di richiamare tutte le sue ultime energie e con un filo di voce, cercò di attivare il suo potere:

<< Room! >>

La solita semisfera azzurra ricoprì l’area in cui si trovavano. Gladius, che si era inizialmente sorpreso, tornò a ghignare, mentre Nami cercava di divincolarsi inutilmente. Le forze la stavano abbandonando e con un gemito strozzato, chiamò il Chirurgo. Lui la guardò e lentamente estrasse la sua fidata arma. Ma qualcosa distrasse il dottore;l’enorme portone d’acciaio e legno si spalancò alle sue spalle. Dei pesanti e lenti passi si avvicinarono a lui, ancora di schiena ed una sprezzante voce riempì la stanza, facendo annullare il potere di Law e facendo spaventare sempre di più la cartografa, stretta ancora nella morsa di Gladius.

<< Fufufufu! Non pensavo che l’aiutassi! Tu te ne sei sempre infischiato di tutti, Law… Deve essere importante questa ragazza… Fufufufufufu! >>

Dalle labbra di Trafalgar uscì solo un flebile nome.

<< Joker… >> Law non fece in tempo a voltarsi che un improvviso dolore alla testa lo tramortì, facendo cadere il suo corpo a terra. Tutto divenne nero e alle sue orecchie arrivò solo l’urlo di Nami, poi più nulla.

The threads of HellDove le storie prendono vita. Scoprilo ora