Ricognizione

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Oggi può sembrare un giorno come tanti altri: scuola, compiti, pranzo, cena e viaggi in treno. Invece non è così: oggi è un giorno più importante degli altri. Oggi è il giorno dell' ultimo allenamento prima delle gare nazionali che si svolgeranno qui.

Alle 2 in punto del pomeriggio mi ritrovo a solcare l'Arena della gara. Un'immensa distesa di sabbia costellata di ostacoli di diverse dimensioni. È un ambiente molto grande ed accogliente dove si percepisce perfettamente ogni minimo rumore grazie alla fantastica acustica che si è creata. A volte mi chiedo se sia stata costruita in modo da volere questa acustica o se sia stato tutto un caso.

Credo che sia l'ambiente che mi suscita più emozioni in assoluto non ho mai percepito nulla del genere in vita mia.
Faccio un breve giro di ricognizione a piedi prima del grande giorno, voglio che sia assolutamente tutto perfetto.

Sono ormai le 7 di sera e l'arena è deserta. Osservo gli ostacoli attentamente entrando dalle porte principali collocate in mezzo agli spalti. L'immagine che mi si presenta davanti a dir poco magnifica: la debole luce del tramonto che entra dalle finestre aperte sul tetto della dell'Arena rende il tutto ancora più magico illuminando debolmente la sabbia asciutta ed evidenziando su di essa le impronte degli zoccoli lasciate dagli innumerevoli cavalli che l'hanno solcata assieme ai loro fantini.

Mi vicino al primo ostacolo contando lentamente a piedi le battute che mi separano da esso. Chiudo gli occhi mi viene in mente la mia prima lezione di equitazione nella quale ha passato la maggior parte del tempo a provare e riprovare a contare a piedi quelle maledette importantissimi battute assieme al mio primo istruttore. Riapro gli occhi e mi segno mentalmente le 6 battute dal primo ostacolo che sorpasso lateralmente.  Vedo in lontananza la prima serie di ostacoli lontani, sì e no, due battute tra loro che mi fa pensare alla prima volta che ho provato a saltarne una con il mio pony: Ciliegia. Si era spaventata ed io mi ero ritrovata con il sedere per terra a piangere: come dimenticare la prima caduto da cavallo.
Poi mi sono fermata osservare un punto sulla sabbia dove qualcosa sta luccicando sotto la flebile luce che entra dalle finestre.
Mi avvicino e mi accorgo che si tratta di un ferro di cavallo. Lo prendo in mano e gli tolgo la sabbia dal dorso: è il ferro di cavallo che mi aveva regalato la mia migliore amica prima di trasferirsi quell'estate, l'ultima estate che abbiamo passato assieme. Mi stringo al ferro di cavallo al petto.

Il giorno dopo alla stessa ora mi ritrovo insieme al mio cavallo all'entrata principale dell'Arena con istruttore a fianco che mi fa le ultime raccomandazioni. Appena entro in campo vengo investita da una carica di ansia e l'adrenalina che si percepisce a km. La temperatura sembra aumentare a dismisura tanto che solo il suono della campanella mi risveglia dei miei pensieri.
Allora premo i talloni sul costato del mio cavallo e mi ritrovo a galoppare verso il primo ostacolo che superiamo senza intoppi.
Procediamo poi verso la prima serie di ostacoli: saltiamo il primo, il secondo ma sul terzo sento l'adrenalina alle stelle, così chiudo gli occhi, poi sento solo la sabbia fresca sulla mia schiena e la testa che mi pulsa dal dolore.

Quell'arena non mi è mai sembrata così fredda minacciosa di come mi appare ora.

Poi riapro gli occhi

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