Untitled

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è una mattina più sinistra delle altre: la mia adorata Manhattan era avvolta da una fitta nebbia e le strade erano pressochè deserte. La breve strada che percorrevo alla mattina per andare in ufficio non mi era mai sembrata così lunga e faticosa come allora.
Appena varco la soglia del palazzo vengo investito da un profumo familiare di menta piperita e meccanicamente mi volto a salutare Catherine ma nel banco accettazioni non vi era traccia di lei. Affranto entro in ascensore a mi dirigo al 29° piano dove stà il mio ufficio. I miei sei collaboratori mi saluto cordialmente mentre vado nella mia sezione della grande stanza.
Apro il portatile e mi investono una valanga di email pubblicitarie che sposto immediatamente nel cestino. Faccio il meccanico movimento di afferrare il bicchiere di caffè alla mia destra non prendendo però nulla.

"Dov'é il mio caffé?" chiedo ai miei collaboratori, seccato.
"Mi dispiace signore, ma oggi Vivian non c'è" mi risponde il nuovo stagista Leonard

Sbuffo e ritorno nel mio ufficio infastidito dalla rottura della solita routine. Come previsto neanche il giornale è sulla sinistra della mia scrivania e nell'aria non c'è il solito profumo di pulito.

"Signore? Abbiamo un nuovo caso" dice Mark entrando nel mio ufficio
"Bene, avvisa Rita" rispondo prendendo la mia valigetta.

Dopo qualche minuto mi ritrovo di nuovo a calcare la solita strada mattutina. Mark guida concentrato mentre Rita guarda fuori dalla finestra inquieta.

"Rita? Tutto bene?" le chiede Mark prendendole la mano
"Si, stavo solo pensando" dice ricambiano lo sguardo attraverso lo specchietto retrovisore

Da quegli sguardi premurosi deduco che tra i due sia nato qualcosa ma non commento. Preferirei che non ci fossero di mezzo le relazioni al lavoro, ma Mark è come un fratello per me: sarei disposto anche a chiudere un occhio e lui questo lo sa. Rita non sembra manifestare segni di disagio ma più di nervosismo.

"Siamo arrivati" dice Mark entrando dentro un cancello.

Alzo gli occhi e vedo un grande capannone grigio con la scritta Maktik+ in alto colorata di un rosso acceso. Mark parcheggia davanti alla fabbrica facendosi strada tra i dipendenti impauriti. Scendiamo dalla macchina e un signore di una certa età ci viene incontro.

"Salve, sono Tommy Sailor, il direttore della Maktik+" dice tendendomi la mano
"Investigatore Malcom Preast" rispondo
"Venite, vi accompagno" dice facendo segno di seguirlo

Passiamo da un grande portone che si affaccia su un enorme magazzino pieno di macchinari gialli con il marchio rosso della Makitik+ e sul fondo noto del nastro giallo e nero con il marchio della polizia. Il cellulare vibra, lo estraggo dalla tasca dei jeans e rispondo assentandomi per qualche minuto.

"Investigatore Malcom Preast, chi parla?"
"Salve signore" risponde una voce familiare dall'altro capo del telefono
"Vivian? Perché questa mattina non era al lavoro?" ribatto seccato
"Signore, devo dire una cosa riguardo al caso..."

"Malcom? Vieni a vedere" mi chiama in lontananza Mark

"Scusa Vivian ma adesso non ho tempo" rispondo sbrigativo
"Ma signore è importante..."
"Richiamami tra qualche ora" le dico chiudendo la telefonata.

Mi dirigo a passo spedito verso la scena del crimine e ciò che mi ritrovo davanti è uno spettacolo a dir poco macabro: il busto di un corpo è attaccato ad un macchinario sporco di sangue con gli arti e la testa staccati da esso attaccati ad altri macchinari per trivellare con le punte puntate contro il corpo.

"Cosa abbiamo?" chiedo cercando di rimanere il più indifferente possibile a quella scena,
"Corpo non identificato, credo sulla quarantina, niente documenti, niente impronte da nessuna parte: l'assassino ha ripulito per bene tutto" mi risponde Rita togliendosi i guanti.
"Fantastico" commento sarcastico alzando gli occhi al cielo
"Nessuna pista" ribatte Mark al fianco di Rita
"Proviamo ad interrogare Sailor, magari sa chi è" suggerisce Rita

Andiamo da Sailor che fino a quel momento era stato in disparte.

"Salve signor Sailor, vorremo farle qualche domanda" chiede Mark
"Si certo"
"Conosceva la vittima?"
"Non l'ho mai visto prima, anche se conciato così è difficile da dire..."
"Sa chi lo ha trovato?"
"Si, quel dipendante laggiù" dice indicando un ometto ancora con la tuta da lavoro adosso
"Grazie mille. In questo periodo ha notato qualcosa di strano all'interno dell'azienda?"
"No, noi produciamo macchinari a livello internazionale: è normale vedere gente sempre nuova da queste parti"

Intanto il dipendente si avvicina a noi.

"Salve sono Fil Harris" dice presentandosi
"è lei che ha trovato il corpo?" chiedo
"Esatto. Oggi sono arrivato prima in azienda perché dovevo terminare di installare un macchinario che doveva essere consegnato nel pomeriggio ad un cliente importante. Il macchinario su cui stavo lavorando era quello lì" dice indicando un robot sulla sinistra del macchinario insanguinato
"Sono arrivato e poi beh, ho visto tutto questo ed ho avvisato immediatamente il signor Sailor"
"Grazie signor Harris, può andare ma rimanga a disposizione"

Mentre Mark domanda le informazioni sulle molteplici ferite del cadavere alla scentifica, vado a farmi un giro negli uffici cercando di trovare uno straccio di indizio per cominciare ad indagare. Entro nello spogliatoio degli operai dove aleggia un odore familiare. Comincio ad aprire tutti gli armadietti in cerca di qualcosa.
Apro l'ultimo e trovo l'inimmaginabile: Catherine imbavagliata e contorta all'interno di quel maledetto armadietto. La tiro fuori con cautela ancora sotto schoc per controllare se dasse un qualche segno di vita, così le metto due dita sulla giugolare che ormai non pompa più sangue. Comicio ad urlare chiamando Mark e la polizia che si precipitano subito da me.

"Ma lei l'ho già vista...." dice Mark guardandola bene
"è Catherine" dico con voce rotta
"Quella al banco accettazioni del palazzo, vero?"
"Ha un odore inconfondibile" dico guardandola in viso

Quella donna mi metteva allegria e mi rallegrava sempre nelle mie giornate più buie. Qualche anno fa, quando è morta mia moglie, è stata una delle poche persone che mi è rimasta vicino e mi ha aiutato a superare quell'orribile momento. Negli ultimi tempi stavamo insieme più del solito, siamo anche usciti qualche volta, inutile dire che non ci stavamo piano piano innamorando. Esco dalla stanza che, lentamente, si sta svuotando del suo profumo di menta piperita e mi nascondo in un dei numerosi bagni di quella maledetta azienda. Mi misi a piangere, piansi lacrime amare e brutali. Le persone a me più care stavano scomparendo dalla mia vita. Non volevo che i miei colleghi mi vedessero piangere, così rimasi nel bagno per una buona mezz'ora a piangere Catherine come non facevo da quando mia moglie era morta.
Solo uscendo dalla stanza mi ricordo di dover chiamare Vivian e per avvisarla della morte della madre, compogno il suo numero sul cellulare. La chiamata va a vuoto senza risposta. Riprovo altre cinque o sei volte mentre mi precipito in officina con un orribile presentimento.

"Malcom!!" mi chiama Mark disperato
"Ho un brutto presentimento Mark" dico ancora sconvolto
"Rita è scomparsa!" mi risponde allarmato
"E Vivian non risponde al cellulare"
"Sta succedendo qualcosa" dice Mark

Il mio telefono squilla, lo prendo immeditamente sperando fosse Vivian, ma sullo schermo appare un numero sconosciuto; rispondo.

"Investigatore Malcom Preast"
"Salve signor Preast, è da tempo che non ci vediamo" risponde dall'altro capo del telefono una voce con un ghigno inqiuetante
"Ricordi chi sono?" continua la sinistra voce che adesso avevo cominciato a riconoscere
"Miles!! Non farlo!!" urlo
"Altrimenti? Ho qui la tua cara e dolce Vivian e la sua amichetta Rita, gli succederà qualcosa di brutto se non arriverete in tempo..... vi consiglio di muovervi" dice Miles mentre in lontananza sentro le grida di Vivian e Rita
"Vivian!!" riesco ad urlare prima che lui chiuda la telefonata.

Comicio a correre verso l'auto seguito a ruota da Mark.

Lo troveremo, le salveremo.

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