Paragrafo II:親密(shinmitsu,"intimità")

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Angy guardò l'orologio, erano le 6:22. Sua madre le urlò dal piano inferiore che la cena era pronta. Poco dopo la vide uscire e salire sulla macchina di suo padre, sospirò.Era sola in casa. Decise di farsi un bagno caldo rilassante per dimenticarsi del ragazzo della finestra che continuava a tormentarle i pensieri; aveva paura che quel ragazzo la conoscesse di vista,che poi andasse in giro a raccontarlo e altre mille paranoie che studiò in quelle ore. Sospirò, stette sul letto per un po' pensando, quando sentì  un brivido percorrerle il corpo, sfregò le gambe una contro l'altra: era di nuovo eccitata. Si liberò dei vestiti che aveva appena messo, sua madre non le aveva detto che quella sera sarebbe uscita, faceva sempre così. Stavolta si assicurò che la tapparella fosse chiusa. Era curiosa riguardo l'argomento, così con la mano sinistra cercò su internet come provare il massimo piacere mentre con la mano destra si stava nuovamente massaggiando. Lasciò i vestiti gettati a terra in camera e si recò nella stanza della madre. Cercò dentro i cassetti vicino all'enorme letto a due piazze, non trovò nulla. Guardò negli armadi ma di nuovo niente. Allora decise di guardare sotto il letto dietro due piccole scatole e trovò quello che stava cercando,lo afferrò e lo trascinò fuori. Era un enorme pene di gomma, su Google aveva letto che per provare un piacere maggiore si poteva usare quello che lì denominava "sex toy". Aveva sentito molte volte sua madre fare dei rumori strani nel cuore della notte quando non riusciva a dormire. Suo padre lavorava molto, e alcune volte faceva i turni di notte, quindi pensò che sua madre dovesse avere qualcosa per "soddisfarsi" da sola. Angy era nuda con un dildo in mano. Stava per metterlo a posto, si vergognava troppo, non poteva credere che sua madre usasse certe cose. Era combattuta, si sentiva davvero sporca ma ormai era lì, non riuscì più a tornare indietro. Andò in bagno e aprì il rubinetto, preparò l'accappatoio e i vestiti. Tornò in bagno e lavò il finto membro maschile con tanta attenzione, in seguito entrò in vasca con quello nella mano destra. Era strano, non aveva mai tenuto in mano una cosa del genere e non sapeva bene come usarlo. Lo portò alla bocca e ne prese fino a quando non soffocò, si sentiva così sciocca a fare certe cose. Si sentiva come quando una bambina di tre anni ha in mano delle caramelle. Riprovò senza esagerare, averlo in bocca la eccitava ancora di più. Lo posò, si lavò e usci dalla vasca. Rifletté a lungo sul giocattolo della madre e infine prese la decisione di riporlo dov'era. Non sapeva neanche lei bene perché lo ripose, ma si sentì davvero meglio quando non fu più fra le sue mani. Era, però, ancora eccitata. Andò in camera e si vestì, tirò su la tapparella e guardò al di fuori della finestra: il ragazzo era sul balcone. Divenne tutta rossa, non sapeva come comportarsi. Il ragazzo non sembrava molto più grande di lei, frequentava sicuramente o la seconda o la terza superiore . Angela stava per tirare le tende quando il ragazzò la salutò con la mano. Chiuse le tende di scatto imbarazzatissima; guardò l'ora, erano le 7:43. Le era venuta fame, arrivò in cucina e, ancora tutta rossa, riscaldò la cena e iniziò finalmente a mangiare. Durante il pasto, fece pensieri davvero perversi: il ragazzo che si toccava pensando a lei, oppure lei che lo cavalcava come aveva visto nei porno che i suoi amici di scuola le mettevano davanti agli occhi. Lui non era brutto, aveva i capelli neri e sembrava abbastanza alto; era il suo vicino di casa, ma non sapeva neanche come si chiamasse. I loro due balconi erano a solo dieci metri di distanza l'uno dall'altro. La ragazza continuò a fare pensieri erotici per tutta la sera, provò due volte a sbirciare dalla tenda per rivederlo, lui era sempre lì e ogni volta le sorrideva, dopodiché si nascondeva per il rossore. Erano ormai le 8:05, si sentiva ardere dall'eccitazione. Facendo un breve calcolo arrivò alla conclusione che le uniche cose che poteva perdere erano la dignità, la reputazione e la propria autostima, ma era fiduciosa; al massimo, pensò, non sarebbe più uscita di casa. Uscì sul balcone, stette in silenzio per circa un minuto, il ragazzo la stava fissando, era una situazione quasi surreale, ma stava succedendo proprio a lei in quel momento. Il ragazzo la guardò e le chiese se le andasse di fare un giro serale. Angela annuì imbarazzata. Si mise gli stessi vestiti che aveva messo quello stesso giorno a casa di Elena. Uscì sul marciapiede, lui era già lì. Le sorrise.

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