la fatale ammissione

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Divenni sempre più sfacciato e, ogni parola che mettevo giù conteneva sempre più allusioni al sesso, al suo corpo come oggetto dal quale trarre piacere. Non tutto però era luccicante, vi erano stati anche momenti in cui tutto stava per finire, dovuti essenzialmente al fatto che apparentemente continuava a dire che il sesso esplicito via chat non era una cosa che le interessava e che comunque, per lei viaggiava ancora a braccetto con l’ amore per il suo uomo e dunque non poteva per nessun motivo, neanche per gioco, fare una cosa del genere. In realtà, ho sempre avuto la convinzione che mentisse quando mi diceva queste parole perché, quando le portavo le mie avances spesso, anzi quasi sempre, era accondiscendente e mi dava l’impressione che le piacesse, altre volte, più rare veramente, partecipava a modo suo al gioco, facendomi capire che ad ogni battuta poteva esserci un seguito. Avevo pensato a due possibili spiegazioni: o si vergognava di ammetterlo e aveva paura di dirlo; oppure ero io ad essere caduto nella sua trappola e facevo parte di un gioco ancora più perverso del mio. Un giorno mi presero i brividi quando a brucia pelo mi rivolse la fatidica domanda: “tu cosa vuoi da me” alla quale, altrettanto a bruciapelo risposi che la volevo scopare, virtualmente s’intende ma questo lo omisi. Mi lasciò continuare a scrivere per circa un ora, in un monologo che lei leggeva solamente in cui, l’unico oggetto era il suo corpo e il mio piacere. Presi la continuazione del testo riguardante la minigonna che, ormai era diventato un papiro lunghissimo tanto era stato il tempo che avevo trascorso a guardarla e immaginare e glie lo feci leggere: 

“Tu, il tuo corpo, toccare, accarezzare le tue pelli tutte, sentire la consistenza della tua carne sotto le mie mani
con quelle mani, percorrerti tutta dai piedi fino a disegnare il profilo delle tue calde e carnose labbra e da li, con il solo indice, discendere lentamente, passando per il collo e giungendo dove quella collana ormai non è più la fortunata, lì l'indice diventa la mano che finalmente può riempirsi del tuo seno. con l'altra mano, ti attiro a me e quando la tua bocca mi trasmette il calore del tuo fiato scende, scende fino a giungere al lembo della tua mini troppo mini
mi trema la mano ed esito a lungo su quel bordo; lo chiudo nel palmo attendendo infiniti istanti un tuo cenno che tarda a giungere e così stretto al tuo corpo una mano piena del tuo seno e l'altra che attende di sentire la pelle della tua coscia, respiro del tuo respiro
stringo un po' il tuo seno e sussultando ritorni presente, la tua mano corre sulla mia e ferma il tremore e leggermente la spinge verso la tua gamba finché non sento la tua pelle a contatto con le mie nocche. la apro e e stringo tutto il calore della tua coscia.
Deglutisco la poca saliva che ho in bocca e lentamente salgo luogo la coscia, il calore che emani è sempre più intenso, fino a raggiungere l'origine da dove scaturisce.”

La mano e l’immaginazione ebbero la forza e la voglia di fermarsi un attimo prima del dunque, un attimo prima di giungere alla fonte del piacere e farla mia. La risposta inconscia a quella domanda, a quel pensiero furono quasi romantiche:
Ovunque ci fossimo trovati, sbattuta contro un muro, praticamente impernata sul mio cazzo, l’avrei scopata mentre ci guardavamo in faccia mentre,

mi guardava negli occhi e mentre la guardavo godere, mentre mi prendevo ogni sospiro del suo godimento fino a lasciarmi pervadere le orecchie del suo urlo di piacere. Si eccitava  da morire, e non sviava più le mie avances, le leggeva e rispondeva maliziosamente sul fatto che fossi molto audace ma infondo non mi fermava anzi mi faceva proseguire finché ne avevo voglia o meglio, finché non terminava la mia sega poi, ci salutavamo al giorno dopo.

Continuai così a corteggiarla e a dirle spudoratamente quello che avrei voluto farle; sempre più spudorato, non le chiedevo più di lasciarmi scrivere per lei ma le dicevo che, secondo me doveva far parte del mio gioco. Le dicevo che si doveva lasciare andare, di distaccarsi dalle sue convinzioni e di mettersi in viaggio con me: sarebbe stato un momento più o meno lungo che avrebbe donato belle soddisfazioni ad entrambi senza nessuna implicazione sentimentale, solo piacere fisico e mentale dettato da ciò che ci saremmo detti in chat. Un giorno mi chiese cosa avrei fatto se lei mi avesse detto che ci stava. Le risposi che sarei stato molto felice ma che non mi interessava andare da lei per scopare, a me bastava che fosse mia lì nella chat ed era vero, non avevo nessuna velleità di andare a trovarla per fare dal vero quello che le dicevo in chat. Per darle sempre più lustro e centralità nel mio-suo mondo avevo rivisto tutte le sue foto: aggiustandone il trucco, il contrasto dei colori, la pelle; tutto doveva ruotare intorno a lei affinché si decidesse finalmente a mettere nero su bianco che il gioco le piaceva e si lasciava andare incondizionatamente a me. Poi all’improvviso stop, mi chiese di allentare la presa, sia io che lei avremmo dovuto prenderci una pausa e non scriverci più, mi disse che un buon giorno ogni tanto poteva andare bene e che le avrebbe fatto piacere leggere, sempre ogni tanto, i miei scritti per lei. 

E così fu per pochissimi giorni finchè, non le scrissi un buon  giorno al non ricevetti nessuna risposta.

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