la prima frase

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Passarono i giorni e il mio approccio nelle conversazioni con lei mutò lentamente ma inesorabilmente verso un solo argomento e obbiettivo; misi al centro di questo piccolo mondo lei, la sua bellezza e il suo corpo: desideravo far rinascere la dea che avevo conosciuto e in qualche modo volevo che si avviasse al mio mondo fatto di eros, eccitazione e piacere; cercavo di fare leva sulla sua consapevolezza di essere una bella e desiderabile donna affinché si lasciasse andare e mi lasciasse dedicare uno dei miei racconti; scoprii invece che dietro  il suo parlare dolce, ma anche molto sicuro e a tratti pieno di sé e cosciente del suo aspetto e dell'effetto che aveva sugli uomini, si nascondeva una donna rigida e poco avvezza, almeno in apparenza, a questo genere di cose; le spiegai, che poteva essere il momento per concedersi un minimo di relax mentale, un minimo di piacere fisico semplicemente per se stessa e senza nessun impegno ma, mi resisteva. La riempivo di complimenti dolci e romantici ma alle volte molto spudorati sul suo aspetto e su quanto era desiderabile e sexy; per cercare di convincerla le diedi anche un nomignolo, dato che non conoscevo il suo nome che, doveva servire a farla sciogliere ma, nulla: resisteva ai miei continui attacchi. La chiamai Desiderio. Capì presto il motivo di tale nome e ne era ben conscia, gradiva tutti complimenti e le avances che le facevo ma, ogni qualvolta sembrava essersi sciolta e le portavo le mie richieste mi propinava un bel no e si arrabbiava. Si, si arrabbiava ma mai mi cacciava via anzi, le sue risposte erano che potevamo rimanere amici e parlare ma che ognuno dei rimaneva sulle proprie posizioni, avevo sempre l’impressione che ci  stesse, che le piacesse ma che non voleva dirlo.

Le cose andarono avanti così per diverse settimane finché un giorno, tentando il tutto per tutto, senza preoccuparmi troppo del fatto che non voleva dediche per se, le feci leggere questa: 

“Invidio il vento freddo d'interno: egli è fortunato può toccare i tuoi capelli e prenderne il loro odore, può sfiorare il tuo volto e prenderne il suo calore, è libero di posarsi sulle tue labbra e baciarti in ogni momento sentendone il loro sapore.
Invidio il vento fresco d'estate: egli dona refrigerio al tuo corpo in una calda giornata di mare, può tastare e seguire le forme del tuo corpo e coccolarti in un dolce abbraccio.”

La dedica fu accolta con entusiasmo, romantica e velatamente erotica; insomma, il vento che ti bacia e che si scalda di te è un eufemismo molto romantico ma, il vento si scalda da sotto i tuoi vesti. Fu la dimostrazione che lei poteva essere erotica senza essere esplicita e che potevo scrivere in modo consono a lei e comunque trasmetterle alcuni concetti; fu la prima di tante, ogni mattina le davo il buon giorno con una nuova dedica, continuazione di quella del giorno precedente oppure concetti nuovi, alle volte più spinte altre meno ma, sempre con un filo conduttore: il suo corpo e io. Ero così preso da lei che a differenza di quanto accadeva solitamente, preparavo le sue dediche chiuso nella mia stanza nascosta, dove mentre scrivevo, mi masturbavo e immaginavo lei e la trasposizione hard delle mie creazioni: avrei volentieri voluto vedere il mio cazzo fra belle labbra incorniciate da quei due occhi color cielo mentre avevo il mani piene di quelle rette piccole ma allettanti e tutto, la costante di tutto, era godere del suo piccolo culo, disteso su di lei mentre venendo mi aggrappavo alle sue tette e quando avevo terminato, di scrivere, di immaginare, venivo sognando il mio sperma sulla sua pelle. Per me era divenuta una continua fonte di eccitazione e motivo di grande piacere. Il solo vedere la notifica col nome del suo profilo mi faceva drizzare il cazzo e tremare le mani. Eccitazione allo stato puro che sfogavo ogni volta dopo una sessione di chat con lei con una sonora sega. Non un desiderio di possederla nella carne ma bensì il piacere mentale di dirle ciò avevo dentro per lei.

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