PIANETA BURROUGHS

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Di giorno in giorno, di notte in notte, taglio pezzi di qualsiasi cosa da quotidiani, riviste scientifiche, trovandomi qui nel pianeta delle parole, le riviste fluttuano nell’aria, i giornali da ritagliare incollati nelle strade come pavimento.
I racconti tappezzano invece le case della gente, uno entra e trova la composizione della persona che vai a trovare.
Molti però sono anche sui muri della città, sugli alberi, un modo di condividere le proprie opere.
Ci siamo trasferiti qui da quando ho deciso di liberare la mia anima dalla noia della vita quotidiana che ci aspettava nella nostra galassia. La distanza dal punto d’imbarco, la Terra, è di 4,367 anni luce, ma per noi, alla velocità raggiunte dai trasporti interstellari, è una bazzecola.
Lontani sono i tempi in cui ci sentivamo oppressi dalla parola: siamo liberi ora di creare qualsiasi cosa, tramite il cut-up.
Il compito, se ci si trova su questo pianeta chiamato Burroughs, restituisce una visione dell’immagine delle persone ritratte, creando speranza subito dopo che gli esseri di tutti i pianeti hanno tagliuzzato e incollato ritagli di qualsiasi cosa.
L’altro giorno per dirvi mi trovavo sul pianeta nella parte non illuminata dalla stella Alpha Centauri, i lampioni hanno guidato in maniera zen la mia mente e io ho tagliuzzato in base alle ombre le parole, e ne è uscito fuori che io sarei un tipo allegro.
Dovete sapere che il cut-up non è solo un’opera creativa, ma anche oracolare: il grande maestro Confucio fin dagli albori usava le sue tecniche per capire il senso delle cose della vita, che sarebbero venute.
E io tutto il giorno sono lì a fare storie, dovunque.
La colla la prendiamo al magazzino del pianeta in Via Scimmia sulla schiena, in onore dell’opera del grande poeta beat.
C’è da dire che le vie sono tutte in nome dei molti surrealisti che hanno ispirato la tecnica.
C’è anche la giornata dell’estrazione delle lettere dal cappello in cui si ricorda Breton: i Venusiani estraggono con i loro tentacoli più di un foglietto per volta, creando scompiglio nelle razze a due braccia, o a una.
I giorni scorrono felici, tutti si divertono e appagano il proprio personale bisogno di scrittura creativa, liberando il conscio e l’inconscio.
Gli ingegneri genetici hanno creato con il tempo dei fiori in cui nascono pezzi da usare già ritagliati per il proprio, sincronico gusto creativo. Così è la natura a scegliere cosa è importante creare o a rispondere a domande personali.
Alcuni componimenti vengono mandati agli abitanti di altri pianeti, per essere letti nelle serate in onore del nostro.
Il mio cut-up preferito è quello che profetizza che un giorno avrei trovato un grandangolare, un teleobiettivo adatto a fotografare la terra. Così potrò creare il mio cut-up personale usando pezzi di quelle che sono le parole che si vedono scritte grandi sulla terra, insieme a questi del pianeta Burroughs.
La terra, oltre che per la noia, l’avevo lasciata perché in molti, dei tempi di oggi (anno 3650), hanno abbandonato la scrittura per curare aspetti più futili della vita umana, per esempio guerra, inquinamento, razzismo.
La terra respira grazie a delle super pompe d’ossigeno che aiutano quei pochi alberi rimasti. Parecchi muoiono, l’aria non basta ed è di bassa qualità, qua invece si respira aria buona e pulita, e io sono contento mentre contemplo l’arte dei pochi riusciti a fuggire.
Spero che i terrestri come me, rimasti sulla terra, leggano i cut-up creati da tutte le razze dell’universo che in pace con queste opere trovano il senso della vita.
Spero che un giorno questi riproveranno interesse per la scrittura, così da far risorgere un giorno il pianeta, il più verde del sistema solare.
La pace e l’armonia tra gli uomini, ormai persa, si diffonderà di nuovo rapida, liberata da questa tecnica.
Gli alberi rinasceranno, con un mistico approccio a quella che non è nient’altro che la strada da compiere.
Nel frattempo l’amico proveniente da Cocoon mi ha donato la vita eterna. Io posso attendere.

L'UOMO/MACCHINA DA SCRIVEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora