–Oggi ci divideremo in gruppi e inizieremo a lavorare seriamente al vostro progetto, alla vostra storia –disse A.A dopo essere entrato in classe e i soliti saluti di convenienza.
Emma si sentì battere il cuore in gola.
–Vi restituirò la correzione dei vostri testi, quelli inviati via mail la settimana scorsa e da lì partiremo con il nuovo lavoro. Distribuì personalmente i testi scritti ad ognuno dei corsisti. Emma non ebbe il coraggio di guardare le correzioni fatte. Le sue mani erano madide di sudore.
Antonella le sussurrò qualcosa che non riuscì a capire totalmente, ma che suonava come "spero tanto di essere nel suo gruppo". Emma aveva compreso che Antonella aveva una vera e propria cotta per A.A.
Poi a prendere la parola in classe fu lo scrittore che l'anno precedente aveva vinto il premio Strega e che da anni era a capo di questo progetto di scrittura presso la prestigiosa università, come corso di formazione permanente. Era lui, Beppe Turati, che dirigeva le fila di tutto e lui che aveva impostato le lezioni iniziali e li aveva introdotti verso i generi letterari per poi passare la parola ad A.A. e altri due scrittori, che avevano tenuto importanti le lezioni di narratologia. Nel gruppo degli scrittori che Turati presentava come tutor dei partecipanti al corso c'era anche una donna, Noa Terrasini, che aveva esordito da poco con un romanzo di grande successo. La donna, capelli corti e occhi brillanti, aveva un fisico asciutto e un abbigliamento estroso che dimostrava forte personalità, pensò Emma osservandola con attenzione.
Beppe Turati parlava spiegando come si sarebbero organizzati nelle prossime lezioni: la suddivisione dei corsisti in quattro gruppi distinti, omogenei e selezionati con criteri precisi. Emma non riuscì più a percepire le parole, i criteri e quanto Beppe Turati stava dicendo perché notò che Noa Terrasini e A.A. si guardavano con complicità e parlavano tra loro sottovoce. La Terrasini gli poneva delle domande accostando la bocca all'orecchio e coprendosi con la mano. Lui annuiva e sorrideva. Lei ricambiava con un sorriso coinvolgente e ricominciavano da capo le domande. Vicino a loro due rimaneva in silenzio l'altro scrittore che sarebbe diventato il mentore di uno dei gruppi. Si vociferava tra gli alunni, che fosse il miglior amico di A.A. e che fosse gay, pettegolezzo che ad Emma non scalfì in alcun modo i pensieri, ma il fatto che un noto scrittore come lui fosse un amico intimo di A.A. l'aveva incuriosita e parecchio.
–Emma Scurati! Emma Scurati...si alzi! Emma Scurati è per caso assente oggi? – disse Beppe Turati sconfortato dalla assenza di una risposta.
–Ahi! fece Emma – sentendosi colpita da una gomitata di Antonella.
–Chiamano te, ma che fai non senti, Emma? – le disse l'amica con un filo di voce.
–Si sono io, ma non mi chiamo...–Emma tossì– Scurati, ma Bersani. Sono Emma Bersani, Scurati è da sposata –ebbe il coraggio di spiegare la donna mentre si alzava in tutta la sala e le cadevano penne e taccuino. Qualcuno della fila dietro rise.
–Emma Scurati o Bersani o come si chiama, faccia in fretta e si metta nel gruppo qui a sinistra– disse Beppe Turati, poi chinò gli occhiali sul naso e riprese la lettura.
Emma era mortificata per questa sua distrazione e per il rumore provocato. Aveva dato l'impressione di essere una poco sveglia.
–Antonella Fenoglio, Marianna Trivulzio, Silvio Brambilla e Marco Sconnamiglio– continuò Turati.
Emma si posizionò in mezzo al gruppo, si aggiustò il vestito con lieve imbarazzo e posò le mani sul viso quasi a nascondersi. Antonella, che l'aveva seguita nel gruppo, le diede un'altra gomitata.
Emma ripensò alla brutta figura fatta davanti a tutti e diventò rossa. Si mise a girare l'indice tra le ciocche dei suoi capelli, come spesso le accadeva per far passare il tempo o per distrarsi in momenti di difficile gestione delle proprie emozioni.
Quando ebbe di nuovo il coraggio di guardare di l'aula, si sentì scrutata e vide che A.A. la stava osservando, questa volta nessun sorriso.
Emma inghiottì quel nodo che ora era diventato più grande. Passò il palmo delle mani sul vestito e, poiché si sentiva nuovamente in grande imbarazzo, si girò in modo brusco sperando di non sembrare troppo sgarbata.
Turati terminò l'elenco dei nomi e l'assegnazione ai vari gruppi, indicò i numeri delle aule dove si sarebbero svolti i lavori di ogni gruppo e assegnò il relativo tutor.
Per la gioia di Antonella e con molto stupore, Emma e il suo gruppo furono assegnati ad A.A. che li squadrava con faccia seria e indagatrice.
–Non vedo l'ora di farmi dare i migliori consigli di scrittura da lui. Adesso che è il nostro mentore non mi sfuggirà– disse Antonella, ancora una volta sottovoce ad una Emma mortificata e imbarazzata.
Guardò il soffitto e sbuffò lievemente. Il ciuffo dei capelli si sollevò e con quel gesto, se il primo imbarazzo era appena terminato, ne iniziò uno più grande, visto che A.A. la guardava di nuovo.

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Ti amo, mio mentore!
Storie d'amoreEmma, giovane vedova e con due figli al seguito, si innamora di A. A. un insegnante di scrittura creativa durante un corso a cui si è iscritta per realizzare un vecchio sogno di bambina. Peccato che lui sia più giovane di lei ed Emma depressa e in d...