Nova era nuovamente in ritardo, ma questa volta questo ritardo era stato fatto di proposito.
Le sembrava esagerato persino andare nel suo posto di lavoro.
A passi lenti e non costanti raggiunse la porta dell'ufficio, e lentamente la aprì, trovandosi il suo capo all'interno, come avrebbe pensato.
Non sapeva come comportarsi, aveva ancora la scena della sera precedente in testa e da questa mattina aveva quel vizio di guardarsi alle spalle, per paura di essere colpita.
Era stanca, e glielo si poteva leggere in faccia, nonostante si fosse preparata come al suo solito.
Appena vide San il suo volto si paralizzò.
Pensava che fossero pericolosi, ma non così tanto dal dover affrontare sparatorie.
Voleva sapere, voleva sapere se Choi San era una vittima di spari, o se seguiva il cosiddetto "occhio per occhio, dente per dente"
I suoi pensieri vennero disturbati non appena San si alzò dalla sua sedia, avvicinandosi a Nova, la quale era ancora in piedi.
C'era un silenzio spettrale, San guardava Nova, e Nova guardava il pavimento, mentre le sue gambe tremavano.
"Mi scuso per il ritardo" affermò debolmente la sua solita frase fatta.
Non ricevendo risposta la ragazza guardò il suo capo, non riuscendo però a decifrare lo stato d'animo.
"Adesso dovrebbe dirmi che sono licenziata" affermò ironicamente, cercando di scacciare il chiodo.
"Come stai?"
A quella domanda Nova rimase stupita, mai avrebbe pensato che una persona del genere questionasse un fatto simile.
"Come crede che stia?" chiese di rimando dopo un attimo di silenzio.
Non stava bene, per niente. Non stava bene a casa, nè tanto meno qui, a lavorare per dei frodatori; non stava bene quando andava a visitare il padre rinchiuso in una cella. Nova non stava bene.
"Tutto alla grande" mentì lei, dirigendosi verso la piccola scrivania, prendendo in mano la sua agenda.
San inarcò un sopracciglio, alla vista della ragazza sfogliare quel blocco al contrario.
Si avvicinò nuovamente, capovolgendo il medesimo.
Nova sospirò, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Cosa siete voi?" chiese disperata, non reggendo più la situazione.
"Perché non mi dice niente?" chiese quasi istericamente.
"Perché non mi dice il motivo per cui ieri avrei potuto perdere la mia vita?" e da qui iniziò a piangere, non per per lei, bensì per i suoi genitori. Nova poteva anche non esistere più in questo mondo, ma come avrebbe saputo lo stato della salute dei suoi cari?
"Basta fare domande, rilassati" l'ammonì il moro, passandosi una mano in volto.
"Lavoro per dei criminali e dovrei rilassarmi?" chiese ironicamente la ragazza gettando dei fogli per terra.
"Vuole sbattere in prigione pure me?"
"Faccia pure" affermò alzando la cornetta del telefono.
La discussione venne interrotta dal bussare dalla porta. Era Hongjoong, e Nova, per qualche assurda ragione alla sua vista si sentì sicura, trovando nel suo volto pace, talmente tanta pace che, rassegnata, si accasciò per terra.
Subito Hongjoong corse a soccorrerla, stranamente preoccupato.
"Ti senti bene?" chiese delicatamente cercando di rialzarla. Nova annuì, mordendosi il labbro inferiore per cercare di trattenere le lacrime.
"Evidentemente no" si corresse Hongjoong.Hongjoong invitò Nova ad uscire dall'ufficio, stando attento che non collassasse di nuovo, e rientrò in stanza, leggermente allarmato.
Si mise le braccia sui fianchi e sospirò.
"Cosa è successo nel dettaglio?"
San a quella domanda corrucciò la fronte.
"Ti preoccupi più per lei o per me?"
Chiese San e Hongjoong alzò gli occhi al cielo.
"Ti rendi conto che hai messo nei casini un innocente?" chiese alterato.
"Pensi che la lasceranno stare adesso?"
San rise.
"Per me possono pure prenderla, non è un mio problema"
"Non è un tuo problema?"
"San, ti sostengo nonostante tutto, ma questa volta stai mettendo in mezzo qualcuno che non devi"
"Che ti è successo? Ti sei innamorato?" Domandò San guardando fuori dall'enorme finestra.
"No, sono razionale. Hai rovinato la vita di suo padre in questo modo, non ti basta?"
"Nulla è abbastanza per me" ammise girandosi di scatto.
"Non ti capisco" scosse la testa Hongjoong.
Non c'erano varie ragioni su quel che San stava facendo. Se lui vuole un bersaglio, quello è, che sia innocente o meno.
San era consapevole del suo sadismo, in ogni cosa, e ne traeva un vanto.Nova si trovava sola nella caffetteria dell'azienda, stanca, con la testa poggiata sul tavolo.
Appena sentì dei passi alzò la testa, vedendo il suo capo in piedi.
La ragazza si asciugò le lacrime cercando di sistemare il trucco ormai rovinato.
"Trasferisciti da me" affermò in modo diretto.
Nova cercò di connettere le sinapsi, guardando stranita il ragazzo davanti a sè.
San al suo silenzio decise di mettersi comodo dinanzi a lei.
"Vuoi che tuo padre esca?" chiese incrociando le mani sul tavolo.
Nova non rispose, perché sapeva che lui stesso poteva farlo uscire da quella cella anche oggi, senza troppa burocrazia.
"Dov è il tranello?" chiese finalmente.
"Nessun tranello"
Nova rise, alzandosi dal suo posto.
"Non lascerei mai mio padre in mano a degli avvoltoi come voi neanche se mi pagassero" disse incamminandosi verso l'uscita.
L' improvvisa corrente fredda del parcheggio fece venire i brividi su tutto il corpo di Nova, costringendola a mettersi a braccia conserte.
"Ti sto solo spostando di mansione, e in quanto tuo datore di lavoro mi è concesso" espresse San raggiungendola.
Nova si girò verso la sua direzione.
"In quanto mio datore di lavoro le è concesso spostarmi di mansione purché sia lecito" esclamò la ragazza "Soddisfare i suoi bisogni personali non rientra in questo campo" concluse.
"Ci ha provato, di nuovo" affermò poi.
"Lo faccio per la tua sicurezza" aggiunse San, cercando di inventarsi qualcosa.
"Grazie, ma so difendermi da sola"
"Non sto scherzando, Nova"
Era la prima volta che San la chiamava per nome, e detto da lui sembrava alquanto strano.
"Ti ho messa in pericolo" disse sospirando.
"Sono in pericolo in ogni momento della mia vita"
"Non riesci proprio a capire vero?" chiese alzando la voce, ma Nova non si mosse di un centimetro.
"Ho capito benissimo" ammise lei impassibile. San stava impazzendo, e glielo si poteva benissimo leggere in faccia.
"No che non hai capito" disse toccandole la spalla.
"Sei uguale a tuo padre" ammise lui ormai esausto.
"Lo stesso vale per lei, ma al suo contrario, io sono fiera di appartenere ad un innocente come lui" disse Nova.
San socchiuse gli occhi, insiparando profondamente.
"Lascia stare, non vali un briciolo"
Era evidente il fatto che San non stesse facendo tutto per il bene della ragazza, ma per il proprio.
San doveva quindi pensare ad un altro piano per avere la ragazza tutta per sè.
Nova alzò gli occhi al cielo.
"Buona notte" disse per poi avviarsi verso casa.
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Dazzling light|| Choi San
Fiksi Penggemar"Mi pare ovvio, ti voglio" "Più mi vuoi, più non mi avrai"