Claudio aveva i piedi gelati. Lo sapeva che non doveva uscire con quelle maledette Adidas a gennaio, ma d'altra parte erano le sue scarpe preferite. A casa ne aveva almeno 4 paia identiche, oltre a mille altre scarpe, ma lui usava compulsivamente solo le sue quattro paia di adidas identiche, a rotazione. Una specie di Mister Grey con le camicie, ma lui lo faceva con le Adidas.
"Dannazione, sono qui da 4 ore e non ancora si vede nessuno... di interessante" pensò Claudio. Ma in realtà non stava aspettando nessuno, soltanto che non aveva voglia di pattinare. Sapeva che doveva stare li, e basta. Non riusciva ad andar via, sentiva che forse... sarebbe stato il caso di rimanere li. Chissà che tante volte, che ne sai, passa la donna della tua vita!
Ma non passò nessuno. E neanche la sera seguente. Claudio non ci pensò più, andò più volte alla pista, e pattinò come al solito, sia da solo che con suo cugino Alfredo, e continuò a fare nuove amicizie e nuove chiacchiere con la gente che lo ammirava pattinare. Ma non aveva più volta di fare il galletto con le ragazze. Forse era un po' di influenza. Lui era sempre andato alla pista di pattinaggio (come sugli sci, come con lo sci nautico, e come con tutti gli altri sport in cui eccelleva) per essere notato da belle ragazze, e farci un po' lo scemo. Forse si era stufato. Chissà. Forse era la volta buona che Annika, la sua ragazza, lo avrebbe avuto tutto per se. D'altra parte gli stava addosso da quando aveva 15 anni: il giorno stesso che ne compì diciotto, prese la valigia, mollò tutto, e si trasferì a casa sua. Lasciandolo un po' perplesso, ma va bè.
Mentre era li a chiedersi il da farsi la vide.
Era lei. Era sicuramente lei.
Ma non indossava più il giaccone color fango. Era... lei era... molto carina. Aveva i tacchi. Aveva dei pantaloni neri wide leg. Era... molto bella. "Ciao Claudio. Ti ricordi? Che fai?"
Claudio si sentì come se finalmente la giornata avesse avuto un senso. E si sorprese di questo. "Ciao bellissima moretta! E il ragazzo?"
- Beh, "ragazzo", non è proprio il mio ragazzo...diciamo che ci mettiamo insieme e ci lasciamo, ma va bè, è una storia lunga. Tu che fai? Non pattini?
Claudio si rese conto che era uscito dalla pista di ghiaccio con i pattini ai piedi. Era davanti ad Alice, ma si sentiva un po' confuso. Con i pattini ai piedi Claudio era alto almeno un metro e novanta, e si accorse che Alice, nonostante i tacchi, gli arrivava sotto il torace.
E pensò che era proprio piccoletta.
Proprio graziosa.
Pensò che l'avrebbe voluta baciare, se fosse stata la sua ragazza.
Poi si risvegliò, e notò che Alice lo stava salutando per raggiungere il suo gruppo di amiche della casa-famiglia.
"Aspetta... ALICE! Tornerai? Voglio dire... ripasserai di qui? Pensi di ripassare? Più tardi?"
-Non so, disse Alice. "Può darsi".
"Può darsi", pensò Claudio. Può darsi. "Tanto non ho da fare nulla. Ce l'avrei, ma non fa niente, probabilmente starò qui senza far nulla. Se Alice ripassa, sarò qui e la saluterò".
Claudio passò le ore più lunghe della sua vita: non aveva voglia di pattinare e aveva freddo, ma non aveva neanche voglia di tornare a casa. D'altra parte era sabato, era ora di cena e non c'era più nessuno in giro. Si tirò il cappuccio della felpa sulla testa, e si sedette li. A far passare il tempo.
Ma non successe nulla, passarono molte ore, ma Claudio non aveva nessuna voglia di tornare a casa. Annika lo chiamò per chiedergli cosa avesse intenzione di fare e se avrebbe voluto uscire con lei, dato che era sabato. -"Ho da fare", rispose Claudio, c'è gente al pattinaggio e mi sento stanco. Ci vediamo domattina.
Mentre pensava seriamente di tornarsene a casa, sentì una voce alle sue spalle.
"Come sei tenebroso con quel cappuccio... non ti si vede il viso."
Alice lo guardava sorridendo.
Claudio sentì come se aver aspettato tutte quelle ore senza fare nulla fosse stata la cosa più utile del mondo.
"Hai visto?" disse Claudio.
-Ti nascondi da qualcuno? chiese Alice.
"Si, da me stesso, sostanzialmente. Stasera non mi va che mi vedano. Mi sento fuori posto" disse Claudio, pensando che non aveva voglia che il mondo vedesse la sua confusione e i suoi pensieri. "E tu?"
Alice disse che stava andando via con le educatrici della casa-famiglia, e che era passata li solo per salutarlo.
"Ma che cazzo ci faccio io qui a parlare con una sedicenne?" pensò Claudio, mentre le faceva i complimenti per come era vestita. "Ma che cazzo mi importa di lei", pensò Claudio mentre le chiedeva se nei prossimi giorni sarebbe tornata alla pista. "Devo essere proprio scemo" pensò Claudio, "il freddo mi fa male alla testa. E' evidente".
E se ne andò a casa piuttosto tranquillo, chiedendosi perchè era così incuriosito da quella bizzarra ragazzina così piccolina con quegli occhi così grandi. Secondo lui, nascondevano qualcosa. O era furba come il Demonio, o voleva farlo credere. Ma non ci pensò più. Poi passò la domenica a divertirsi sulle piste della Majella sia con lo snowboard che in sci, sport in cui andava meglio, poi pattinò anche a Roccaraso, e non pensò più a queste "strane conoscenze" che aveva fatto nei giorni precedenti.
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Come un guanto
RomanceClaudio è un solitario. E' chiuso, sociopatico, è stato ferito tante volte e sta bene solo con se stesso. Gli piace giocare con le ragazze, è un po' superficiale e un po' immaturo, e in realtà non gli interessa innamorarsi, come alla maggior parte...