"Alle dodici, ha detto. Va bene. Ho ancora due ore per prepararmi", pensò Claudio appena tornato a casa. Il lunedì è un giorno tragico: appuntamenti, clienti, il telefono che squilla, e ogni cliente perso o appuntamento mancato significano soldi perduti, contratti di assistenza non firmati e clienti delusi, e Claudio lo sa bene. Però, alla fine, ha detto che alle dodici sarebbe stato in Piazza, e non gli andava di far tardi. D'altra parte erano solo le dieci, c'era tutto il tempo per farsi una doccia, scegliere qualcosa di bello da mettersi, e andare in Piazza a farsi un giro.
Mica per la strana ragazza col giaccone color fango.
Solo per farsi un giro.
"Se c'è, c'è. Altrimenti amen" pensò Claudio, per niente convinto.
D'altra parte cosa c'è di più normale che saltare tre appuntamenti in piena mattinata, per tornare a casa a farsi bello per poter fare un'innocua e insospettabile passeggiata in Piazza. Tutti possono farlo, no? Che c'è di male, pensò Claudio, mentre immaginava quella misteriosa mocciosa che lo aspettava alle dodici in punto.
Mentre si faceva la doccia sentiva uno strano senso di malessere: una piccola nausea, mista a una sensazione di freddo e piccoli brividi, come quando si ha un compito in classe importantissimo da cui dipende tutto l'anno scolastico. Pensò che il freddo di quei giorni forse l'aveva fatto ammalare.
"Se c'è, c'è. Altrimenti amen" si disse Claudio.
Continuando a guardare compulsivamente l'orologio, si preparò, e alle 11:30 uscì di casa
"Che male c'è ad arrivare in anticipo?" pensò, mentendo vergognosamente a se stesso.
Claudio era la persona più ritardataria dell'intero pianeta Terra. Sicuramente al mondo non c'era nessuno ritardatario come lui. La sua arroganza faceva si che fossero sempre gli altri a dover aspettare lui, e mai il contrario. Nessuno ricorda una sola volta in cui Claudio era stato puntuale: forse nemmeno in prima elementare era arrivato puntuale a scuola, e quasi sicuramente anche al suo matrimonio sarebbe stato in ritardo: sarebbe stata la sposa ad aspettare lui.
Con questi preamboli, Claudio notò che era un po' strano arrivare con 20 minuti di anticipo all'appuntamento. Ma d'altra parte: quale appuntamento? Claudio non aveva nessun appuntamento. C'era solo quella mocciosa che due giorni prima gli aveva detto che sarebbe stata li alle 12 a causa dell'assemblea di istituto, non era certo un appuntamento, quello.
"Se c'è, c'è. Altrimenti amen" pensò Claudio.
Ma nonostante tutto arrivò li con 20 minuti di anticipo e si mise ad aspettare. Anzi, a fare una passeggiata, perchè lui non aspettava nessuno. Tantomeno una ragazzina di sedici anni. Al limite l'avrebbe incontrata li "per caso".
Infatti, alle dodici, era seduto proprio davanti al bar dove lei avrebbe dovuto essere. Così come era li anche alle dodici e cinque.
Alle dodici e dieci era ancora li, e per non sembrare uno scemo, aveva ordinato uno spritz al bar, da dove poteva tenere d'occhio tutta la piazza e avrebbe visto qualsiasi persona arrivare (non che lui aspettasse qualcuno, beninteso...) ma se per caso quella strana ragazzina dal giaccone color fango fosse arrivata, lui l'avrebbe vista.
Sentiva uno strano senso di gelo nello stomaco insieme a degli strani brividi, quindi dopo lo spritz decise di prendere anche un caffè bollente.
Ma nessuno si vedeva arrivare.
Claudio notò che non riusciva a tenere in mano la tazzina perchè gli tremavano le mani. Era nervoso, deluso, arrabbiato, non lo sapeva nemmeno lui. D'altra parte non aveva alcun motivo di essere nè deluso, nè arrabbiato, nè nervoso, e non stava aspettando nessuno in particolare, non aveva un vero appuntamento, ed era li per caso. Anche se erano già le dodici e venticinque.
Alle dodici e quaranta decise di fare una passeggiata, tanto non aveva niente da fare fino all'ora di pranzo perchè aveva cancellato tutti gli appuntamenti fino al pomeriggio senza neanche sapere perchè. Era... deluso. Arrabbiato.
Ma come si era permessa, quella bambinetta, di avergli dato appuntamento alle dodici, se all'una e cinque non si vedeva ancora nessuno. Claudio si sarebbe dato un pugno in faccia da solo. Si sentì brutto, disperato, solo. Ma perchè? Sapeva benissimo che non era così.
Mentre all'una e venti , dopo aver aspettato quasi due ore, andava verso la sua moto, Claudio sentì una voce di ragazza alle sue spalle dire chiaramente "allora è proprio scema..." e si girò di scatto, pieno di felicità.
Ma non era la bambinetta impertinente che lo aveva fatto aspettare li quasi due ore, ma bensì una ragazza dai capelli rossi e ricci che spesso lo salutava per strada (amica di amici comuni) ma essendo timida, difficilmente gli rivolgeva la parola se non c'erano altri amici comuni presenti.
"E' proprio scema chi?" chiese Claudio innervosito?
-Quella che ti ha fatto aspettare due ore. Non è che eri qui per un ragazzo, immagino, cioè, non ci sarebbe niente di male, ma.... (disse Carlotta ridendo).
"Carly, e finiscila. Non stavo aspettando nessuno."
-Ma dai? Sono passata quattro volte, sembravi un'anima in pena. E poi ora sembri uno straccio. Comunque, sappi che è proprio scema.
"Davvero?" disse Claudio stizzito. E si rese conto che forse si vedeva, che quella bambinetta impertinente col giaccone color fango gli aveva dato buca e lo aveva fatto sentire un deficiente.
Pensò che una come Carlotta, che gli moriva dietro da anni senza mai aver avuto il coraggio di dirglielo, non lo avrebbe mai fatto aspettare, anzi, sarebbe stata lei una delle solite che lo aspettavano per ore. Carlotta era proprio quel tipo di ragazza che ora misteriosamente gli dava il voltastomaco.
E pensò pure che si sentiva un totale idiota, mentre si avviava verso la macchina senza essersi ricordato neanche di salutare Carlotta.
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Come un guanto
RomanceClaudio è un solitario. E' chiuso, sociopatico, è stato ferito tante volte e sta bene solo con se stesso. Gli piace giocare con le ragazze, è un po' superficiale e un po' immaturo, e in realtà non gli interessa innamorarsi, come alla maggior parte...