12-Tutto Quello Che Abbiamo Passato Insieme

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Artemisia si svegliò nel bel mezzo della notte. Si guardò intorno e poi controllò l'ora: 03:34. Sospirò, sinalzò dal letto e andò verso la scrivania. Aprì il cassetto, pieno di fogli dei suoi disegni, foglietti e post-it che aveva tolto dalle pareti. Cominciò a guardarli, a sfogliarli, ed ognuno era un ricordo importante e che le dava nostalgia, bello o brutto che fosse. Era pieno di foto, e la maggior parte erano state fatte da Grace, alcune da altri ma comunque con la sua macchina fotografica. Artemisia sorrise amaramente, osservando un disegno che aveva fatto basandosi su una foto che ritraeva Grace e Tom sorridenti che brindavano per l'inizio dell'anno nuovo. La ragazza non ricordava che Capodanno fosse, ma ricordava che era stato il primo che avevano passato lontano dalle rispettive famiglie. Era stato divertente, nonostante tutto.

C'era anche una foto di quando avevano preso il diploma, finito il liceo. Artemisia stava lanciando il tacco in aria, esultando, mentre Grace guardava in alto ridendo e Tom si spostava per evitare una gomitata della Dursley. Grace aveva criticato il fatto che la foto fosse mossa, ma Artemisia aveva insistito per stamparla comunque, perché le piaceva.

<<Troppi ricordi.>>, sussurrò la ragazza, rimettendo tutto nel cassetto. Si alzò dalla sedia e tornò nel letto, addormentandosi subito.

Quando si risvegliò, verso le 8 del mattino, si ricordava vagamente quello che aveva fatto durante la notte, a più provava a pensarci più il ricordo sembrava fuggire via, come quando provi a prendere zanzare e quella riesce a sfuggire all'ultimo secondo.

Mentre pensava si vestì e preparò la borsa. Uscì dalla stanza, scese le scale e si diresse in cucina. Prese alcune frittelle e iniziò a mangiarle mentre si metteva le scarpe.

<<Dove vai?>> le chiese il padre.

<<In ospedale, da Tom.>> rispose lei, come se nulla fosse.

<<Oh. Okay.>>

<<Torno per pranzo.>> la ragazza uscì dalla porta, verso la fermata della autobus.

Arrivata all'ospedale scese dal bus ed entrò nell'edificio. Controllò sul grande cartellone quale colore indicava il reparto di lunga degenza e seguì la linea rossa fino al piano corrispondente. Fermò la prima infermiera che vide, chiedendole se sapesse dove si trovava Tom Burton.

<<Siete una parente?>> chiese quella, con sguardo gentile ma il tono irritato.

<<Ehm, no, ma sono una sua amica e...>>

<<Va bene. Stanza 102.>> rispose l'altra, probabilmente notando la timidezza e la tristezza nello sguardo della Durlsey.

<<Gra-grazie mille!>> Artemisia andò via di corsa, verso la stanza 102.

Quando si trovò davanti alla porta guardò i piccoli numeri neri in plastica incollati su di essa, ammirandoli come se fossero la cosa più interessante al mondo: stava temporeggiando. Si risvegliò dal suo stato di trance, fece un respiro profondo ed entrò.

Vi era un forte odore di disinfettante, molto più invadente di quello all'esterno. un armadio di ferro troneggiava alla destra della porta, e dalla finestra entravano i raggi del solo invernale. Vicino al letto una macchina che segnalava vari parametri emetteva a intervalli regolari un suono acuto che sembrava indicare lo scorrere del tempo. Forse addirittura il tempo che rimaneva. Dall'altra parte una flebo si collegava con un tubo al ragazzo sdraiato sul letto: Tom. I capelli biondi, che si erano allungati in quei mesi, circondavano la testa del ragazzo come un'aureola e i suoi occhi verdi erano invisibili, coperti dalle palpebre pallide come il resto del viso.

Artemisia deglutì. In diciotto anni non aveva mai visto nessuno in questo stato. Ad essere sinceri non era mai stata in un ospedale se non per dei semplici controlli di routine. Si avvicinò al letto, sedendosi nel fondo.

<<Hey>> sussurrò <<Come stai?>> chiese, asciugandosi una lacrima che, da sola, le solcava la guancia.

<<Beh, che domanda stupida... certo che non stai bene. Oppure sì? Dipende. Stai sognando? Si sogna quando si è in coma? Sai che non lo so. Spero di sì. o sarebbe una cosa troppo simile alla morte, e tu sei ancora qui, dopotutto. Giusto?>> fissò il ragazzo, con lo sguardo pieno di speranza. <<Sai... Grace ha bisogno di te. E anche io. I tuoi genitori. Il tuo fratellino. Stai facendo un po' l'egoista standotene qui così.>> sorrise, tra le lacrime, che oramai le baganavano completamente il viso. <<In realtà non è che me la passo troppo male sai? Ho degli amici al college. C'è anche un ragazzo che... lascia stare, storia lunga. Che poi... ho trovato alcune foto di noi tre. I ricordi mi hanno travolto peggio di quell'onda quando siamo andati al mare 2 anni fa e abbiamo fatto il bagno mentre c'era bandiera rossa. Ti ricordi? E' stato bello, anche se Grace stava urlando di paura e tu hai detto che ero stata un'irresponsabile ad avervi detto che non sarebbe successo niente. Alla fine non è morto nessuno, quindi di che ti lamenti?>>

Sospirò, alzandosi. Iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza, ticchettando con il piccolo tacco delle scarpe sulle piastrelle del pavimento.

<<Io ho sempre fatto finta di non tenerci a voi. A te e a Grace intendo. Ho sempre fatto finta di non volervi, non aver bisogno di voi e di ness'altro. Ma voi ci siete sempre stati per me. Mi capivate. Nonostante fossi strana e vivessi in un mondo tutto mio voi provate ad entrarci, perché volevate farne parte. Vi ricordate quando vi spiegai che ero stata obbligata a chiudere i contatti con i miei amici misteriosi? Ecco, voi avete risposto semplicemente che c'eravate sempre e comunque voi per me. Io risposi con un secco "grazie" ma ora, solo ora, mi rendo di quanto siate state importanti nella mia vita. Di quanto mi abbiate aiutato, sempre. Quindi grazie, com tutto il cuore questa volte. Ve ne sarò per sempre grata, perché mi avete aiutato ad aprirmi, ad integrarmi. Grazie, davvero, per tutto quello che avete fatto per me. Ti voglio bene, Tom. Se ti risveglierai, spero che ricorderai le mie parole.>>

Diede un ultimo sguardo al ragazzo, si asciugò il viso con un mano ed uscì in silenzio.

Spazio autrice

Ormai aspettatevi un capitolo al mese. Mi dispiace.

No dai, forse durante le vacanze di Natale scriverò di più.

Boh, non so che altro dire.

Stellinate e, vi prego, leggete i capitoli. Gli ultimi due hanno pochissime letture...

Vabbè, a parte questo... se on ci vediamo prima di Natale... Buone Feste!

Bye!

Credendo Vides~Di Nuovo InsiemeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora