Capitolo 4 - Pamir

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In agenzia tutti ovviamente notarono che Leyla non andava più a lavoro, Emre fu costretto a chiedere a Guliz di aiutarlo con alcune pratiche quando fu chiaro che Leyla non sarebbe tornata tanto presto.
Emre disse a tutti che aveva deciso di stare in vacanza, che la malattia della sorella le aveva procurato stress ma tutti vedevano quanto la cosa lo rendesse triste e quindi smisero di chiedere.
Lasciò passare qualche giorno per schiarirsi le idee su come affrontare Vivienne e chiederle cosa fosse successo con sua moglie, evidentemente la donna non poteva aspettare di vedere se il suo piano avesse funzionato e lo chiamò una mattina
"Emre tesoro, come stai? ho saputo che tua moglie ti ha lasciato"
"hai saputo male Vivienne, mia moglie non mi ha lasciato, è in vacanza" 

"da sola?"

"Vivienne grazie alla madre che mi ritrovo, con la quale tu vai tanto d'accordo, ho un'agenzia nuova di zecca da costruire, clienti da seguire e problemi da risolvere. Non ho tempo per le vacaneze e n0on ho voglia di stare qui a discutere anche con te"
la donna si fece seria "Vergogna Emre, lo sai, tu me lo devi"
"Cosa ti devo? non ti devo niente"
Inaspettatamente la donna si mise a piagnucolare al telefono, "sei cattivo, sai perfettamente in quali condizioni sono grazie a te, mi devi almeno il rispetto, Non sono io quella in colpa"
Emre come sempre rimase muto, ricordando i tempi passati..
" Va bene Vivienne , scusami. dimmi perché mi hai chiamato"
"Mi hanno detto che sei solo e volevo solo offrirti la mia amicizia per non farti sentire abbandonato. usciamo a cena"
"Non so Vivienne, adesso mi cogli impreparato, risentiamoci più tardi, grazie"

Rimase solo con i suoi pensieri, forse era vero che la vita di Vivienne era cambiata a causa sua, ma era capitato ormai quasi dieci ani prima per quanto tempo ancora doveva pagare?
Era consigliabile uscire a cena con quella donna?
Stava ancora pensando a cosa fare quando ricevette un'altra telefonata, era Mevkibe
"Emre tesoro, Leyla ha telefonato di nuovo, sta bene, mi ha detto che è al sud, che stare al mare le fa molto bene e che..."
"che?" la titubanza nella voce di Mevkibe gli fece spavento " che succede cos'altro ha detto?"
"che ha trovato un lavoro...insomma Emre se ha trovato un lavoro vuol dire che pensa di non tornare? Noi stiamo cominciando ad essere seriamente preoccupati. Possiamo parlare di questa situazione? Non posso pensare che mia figlia abbia deciso di trasferirsi definitivamente in un altro luogo senza capire nemmeno il perchè"
" Ha cercato un lavoro? Ma non ha bisogno di soldi ha i suoi soldi e le mie carte di credito e può usarle come crede....certo, che stupido non vorrà niente da me, la cosa è più seria di quanto pensassi...Ha ragione , verrò da voi a cena e vi spiegherò tutto".

Prima però doveva scoprire cosa Vivienne avesse detto a Leyla. La chiamò subito e fissò per il pranzo.
Si ritrovarono in un piccolo ristorante appartato, aveva bisogno di tranquillità. I convenevoli furono apparentemente sereni.
Chiacchierarono fintamente amabilmente dei loro ricordi...
"...così Emre poi ti sei sposato e tua moglie adesso mi dici che è in vacanza da sola"
"sì è così"
"quindi fra di voi tutto bene"
"certo perchè non dovrebbe?"
"Sei fortunato ad avere una moglie di cui puoi fidarti e che ti comprende"
" si, lo sono
"sarebbe piaciuto anche a me avere un marito
"...vivienne....
"...dei figli...
"...vivienne....
"scusami. Ormai è passato"
"Vivienne sai che non è stata colpa mia"
"Sì Emre forse non è stata colpa tua ma tu sei qui, adesso e non sei con me"
" è questo allora il punto vero? che non sono con te, è questo che sei andata a dire a mia moglie
"Tua moglie è una donna comprensiva , hai detto che sei fortunato quindi non vedo che differenza possa fare quello che io le ho detto. In fondo le ho detto solo la verità. O e ne è andata per quello che le ho detto"
" No Vivienne, mia moglie è in vacanza. - " non ti darò la soddisfazione di farti sapere che ci hai momentaneamente divisi, pensò - Quello che tu le hai detto non fa differenza perché io la amo. Molto semplicemente. Ed ora pago il conto. Devo tornare in agenzia"
Mentre guardava Emre andarsene Vivienne pensava
"Tua moglie ti amerà abbastanza da tornare con te e perdonarti?"

Leyla aveva un lavoro. In verità non ne aveva bisogno , avrebbe avuto ancora per un po' i suoi soldi per vivere ma passati i primi giorni a riposare, leggere, guardare il mare e scoprire quanto sia bello avere un gatto, si era resa conto che ogni attimo libero pensava ad Emre. E lei ci voleva pensare il meno possibile Quello che Vivienne le aveva detto, sommato a come quella donna sapeva appiccicarsi a suo marito e suo marito non riuscire a togliersela di dosso , l'aveva veramente esasperata. Oltretutto il momento non era dei piu felici, con lo stress della nuova agenzia, la convalescenza di sanem che chiedeva costantemente di Can, e il suo matrimonio così ancora fragile.

Era andata che una mattina era andata a fare la solita piccola spesa al negozio di Alì, quel piccolo emporio che le ricordava quello di suo padre. Aveva fatto amicizia col vecchio proprietario, gli aveva detto che suo padre aveva un negozietto simile a quello che fra l'altro potava il suo nome
" Leyla, figlia, allora saprai quanto è difficile, queste nuove leggi ci costringono a fare calcoli che non avevamo mai fatto. io sono vecchio ancora tengo aperto perchè altrimenti il paese non avrebbe un negozio ma è davvero molto difficile"
Proporsi di dare una mano lei coi conti ed essere accolta come una messaggera di Allah fu tutt'uno. Passava quindi qualche ora del giorno ad aiutare Alì nei conti dell'emporio e avere una occupazione le faceva piacere, aveva fatto amicizia anche con i ragazzi che gestivano un piccolo caffè sul porto e in pochi giorni era entrata a far parte di quella comunità.
Si sentiva indipendente e sicura e questo le diede veramente nuova forza.

Fu così che conobbe Pamir, un giovane pescatore. Simpatico, carino, allegro.
Le sembrò quindi naturale comunicare a sua madre questa grande novità, aveva un lavoro, aveva un vita sua. una casa, nuovi amici. Sentiva che Mevkibe era rimasta sconvolta " Allora non tornerai mai più?" ma la rassicurò che era momentaneo.
La donna era però veramente preoccupata così si decise a darle il numero del suo nuovo cellulare. " Mamma così potrai chiamarmi quando vuoi, solo non assillarmi, non darlo a Emre però" " Va bene tesoro"
La sera però, quando le occupazioni della giornata lasciavano il posto alla solitudine, ripensava a Emre, a quanto lo aveva amato e desiderato, a quel suo modo di ridere, alle sue piccole manie di precisione, chissà pensava dov'è adesso se sarà a casa a sistemare i libri nella libreria, oppure a leggere qualcosa con un bicchiere di whiskey vicino, oppure se sta con Vivienne vivendo la vita che avrebbe sempre voluto vivere. Le mancava era innegabile, le mancava la sua sicurezza sul lavoro e il suo modo pragmatico di risolvere i problemi che si erano presentati quando era sparito di Can, le mancava uscire con lui a cena, parlare di cinema, le mancava seguire le mostre d'arte e discutere sull'arredamento di casa, le mancavano le sue notti con lui. Le notti che credeva di poter vivere per tutta la vita perché credeva nel suo amore. Le mancava tutto.ma quella mancanza la spronava a fare ancora di più, a impegnare ancora di più la sua giornata di piccole cose, finché un giorno Pamir non le propose di unirsi a loro sulla barca per andare a pesca. "Usciremo appena fa notte e il mare di notte è una meraviglia che non puoi perderti, sarà con noi anche la moglie di Kahn , prova, saremo a casa in mattinata e potrai riposare il giorno". Aveva accettato curiosa di fare quell'esperienza e rimase conquistata dalla bellezza e dal mistero di quella notte sul mare, il silenzio rotto dai piccoli rumori delle onde, il lavoro frenetico e antico del pescatore, il cielo pieno di stelle, perfino il profumo della salsedine era diverso di notte. Era tutto così diverso e affascinante. Stare con quegli uomini condividere la loro routine, preparare il tè nella piccola cambusa, mangiare pita, ascoltare il vecchio Tareq, padre di Pamir, raccontare aneddoti divertenti, fu bellissimo. Il giorno seguente avevano sbarcato il pescato nel piccolo mercato al porto e si era ritrovata eccitata e felice a vendere pesce con la moglie di Kahn, spensierata, libera, indipendente.
Quella vita le piaceva molto. E lei, lo capiva, piaceva molto a Pamir.

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