Capitolo 14 - Epilogo

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Emre guardava suo figlio Ahmet dormire nel suo lettino. Si sarebbe svegliato di lì a poco ed una  giornata di nuove esperienze sarebbe iniziata.
Era passato un anno da quando Leyla era fuggita di casa e lui era andato a riprendersela in fondo al mondo. Un anno e tante cose erano successe. Dalla meraviglia di scoprire di stare per diventare padre, la loro gioia la preoccupazione che la notte di tempesta avesse fatto qualche danno al bambino, il sollievo nello scoprire che andava tutto bene, il rientro a casa.
Soprattutto la felicità di aver rimesso le cose a posto, Leyla e lui, loro figlio.
Poi piano piano la vita aveva ripreso il suo corso, Sanem si era sposata da poco, mettendo fine ad un periodo di dolore, tristezza e solitudine dopo la scomparsa di Can.
"Dorme?" era arrivata Leyla non svegliarlo ti prego" gli sussurrò
"Sì, dorme. Dici che lo guardo troppo?"
"Goditelo adesso perché appena aprirà gli occhi non ci lascerà tregua"
"...dai è così bello" guardò sua moglie, "chi l'avrebbe detto un anno fa eh Leyla"
Anche lei aveva pensato che più o meno era passato un anno.
Un anno pieno di decisioni, paure, sofferenze e traguardi conquistati. Era la vita, dicevano, e va vissuta tutta.
"Ho sentito Hande, lei e Kahn stanno bene e anche la bambina, come al solito ci hanno invitati ad andare. Guarda mi ha mandato una foto.."
Gli porse il cellulare, si aspettava di trovare un selfie della famigliola con sfondo mare e invece si trovò davanti Gatto, seduto su uno scoglio imperterrito a guardare il mare, come se si aspettasse che una sardina scegliesse di porre fine volontariamente alla sua esistenza saltandogli in bocca
"Mi manca questo gatto" ed avrebbe giurato di sentire una voce che diceva "ehi biondino non devi sempre sottolineare l'ovvio, ti manco di certo, ma almeno sei stato fortunato a conoscermi"
Sì era stato molto fortunato, loro erano molto fortunati. Aveva accarezzato per momento l'idea di comprare quella piccola casetta nel paesino, ma Leyla si era opposta, aveva mantenuto i contatti con Hande e Kahn, sapevano che Pamir se n'era andato dalla Turchia a inseguire i suoi sogni da qualche parte nel vasto mondo e gli avevano augurato tutto il bene. Non sarebbero più tornati in quel paesino, era stata una parentesi e ne avrebbero mantenuto sempre un ricordo grato, ma la loro vita era altrove, era lì era nel futuro.
Baciò la mano di sua moglie , lei si chinò e gli diede un bacio lieve e carico di promesse "dai Emre Divit muoviti, abbiamo un sacco di cose da fare oggi, ricordiamoci il regalo per Sanem domani è il suo compleanno, siamo a cena dai miei... dai amore non svegliare Ahmet lasciami ancora un po' di minuti tranquilla" lo baciò di nuovo e con serenità riprese le sue attività domestiche.
Gli piaceva enormemente tutto questo, la casa, la sua famiglia.
Ahmet iniziò a muovere il naso come se una piuma lo sfiorasse, a momenti avrebbe aperto quegli incredibili occhi azzurri " tutto sua madre..."

Il suo cellulare squillò, non conosceva il numero "Sì?"
"Sono io" quasi svenne nel sentire la voce di suo fratello Can "sto bene.
Ho letto un articolo, dice che Sanem si è sposata. E' vero?" ...

ma questa è un'altra storia....


***** nota  dell'autrice****

Grazie per aver letto, delle vostre stelline e dei commenti. Questa storia si lega all'altro racconto "Kemal" mentre trovate una storia tutta dedicata a Can "Daydreamer  - La versione di Silvia. Grazie, alla prossima.

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