Capitolo 6 - Fotografie

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Al mattino seguente Emre aveva una energia addosso che non sentiva da mesi, Ti farò cambiare idea Leyla. Chiamò il suo investigatore e gli diede il nuovo numero di sua moglie, magari attraverso quello avrebbe potuto scoprire dove si nascondesse.
Cercò di organizzare il lavoro in ufficio al meglio in modo da poter uscire presto, doveva ritagliarsi un po' di tempo per pensare, per pensare alla migliore strategia per recuperare la fiducia di sua moglie.
Il primo passo sarà far tornare Vivienne da dove è venuta e metterci definitivamente una pietra sopra.
Intanto mandò un messaggio a Leyla "Buongiorno, sei bellissima"
Poi chiamò Mevkibe e le raccontò brevemente le novità ed il ritrovato contatto con sua moglie. La donna ne fu sollevata. Lei sentiva un cauto ottimismo, perchè conosceva sua figlia e sapeva quanto potesse essere ferma e risoluta nelle sue scelte, ma la forza di Emre la contagiò e decise di sperare per il meglio.

Leyla guardò quel messaggio " Buongiorno sei bellissima" e sorrise, "Sono bellissima, come se potessi vedermi, caro Emre bey"
Decide di non rispondere, in fondo poteva permettersi questa distanza, non si voleva far coinvolgere, non subito, non così, con una stupida frase.
Prese lo zainetto e decise di andare a fare un giro in paese, doveva passare da Ali, fare i conti della settimana, poi magari sarebbe andata a mangiare dai ragazzi al porto.
Pamir era lì, seduto con gli altri a chiacchierare allegramente, la accolsero come se fosse sempre stata dei loro, un tè, i semi.
"Allora signora Leyla " la prese in giro Pamir " verrai con noi domani sera a pesca?"
" Non so, non mi pare di poter dare un grosso aiuto"
" Ah ma a noi basta la presenza vero ragazzi?" e le fece l'occhiolino.
Com'era naturale e aperto Pamir, un bravo ragazzo solido e concreto, spensierato, felice della sua vita. A volte le sembrava di non essere mai stata così
" eh Leyla però dovrai metterti un vestito più adatto, le gonne non vanno bene su una barca..." continuo a prenderla in giro Pamir
Aveva i capelli lunghi e neri e due occhi verdi molto espressivi, la pelle abbronzata ed il fisico forte di chi è abituato a lavorare sodo. Ulisse se lo immaginava un po' così quando studiava l'Odissea...
" e se invece vi aspettassi al porto e vi aiutassi solo a vendere?" chiosò lei
" eeee solo il divertimento, capisco, anche se bella come sei potresti vendere anche il fango e la gente accorrerebbe"
Il complimento scherzoso le fece stranamente piacere, anche se non era detto con malizia.
E sono due, le disse la sua voce interiore, che ti hanno detto che sei bella oggi....
il complimento di Pamir l'aveva messa sottilmente a disagio però, decise che avrebbe saltato la notte in barca.
"io ragazzi per domani notte salto, vi aspetto al ritorno così mi raccontate...ora devo andare..
salutò tutti e si incamminò verso casa, una bella passeggiata che le avrebbe fatto sicuramente bene, senti dei passi dietro di sè e si voltò, Pamir la stava raggiungendo
"Leyla, aspettami... ti accompagno" camminarono qualche minuto in silenzio poi Pamir le disse " scusami giù al porto hai cambiato umore, ho detto qualcosa che ti ha disturbato?
"No Pamir, certo che no, perché dici questo"
"Sai noi scherziamo sempre coi ragazzi e non vorrei che i nostri modi fossero troppo rudi per una signora come te"
" no ma che signora...io sono cresciuta in un quartiere popolare e sono abituata agli scherzi fra ragazzi, sono solo un po' stanca"
"Sei sicura? mi dispiacerebbe se ti avessi offesa, tengo alla tua amicizia e ...terrei anche a conoscerti meglio"
"..Pamir per l'amicizia non c'è problema ma, voglio essere chiara, non è un buon momento per altre cose e poi io sono sposata"
Pamir camminò un po' in silenzio, erano arrivati in vista della casa di Leyla. Lui si fermò e guardandola con quel suo sorriso scanzonato disse " va bene signora Leyla, lontano da casa e senza il marito, va bene... niente altro che amicizia.." e si voltò per tornare verso il porto fece due passi e girandosi le disse allegramente
"...per adesso" poi le fece un occhiolino e se ne andò senza voltarsi.
Leyla rimase un attimo ferma e poi si mise a ridere
"incorreggibile" gli urlò dietro... lui senza voltarsi le fece un cenno con la mano facendole capire di averla sentita...
Pamir, pensò lei era veramente un ragazzo speciale, leggero eppure così responsabile. Aveva il suo duro lavoro con cui manteneva anche la madre ed una sorellina piccola... sarebbe stato un buon amico ma niente di più. Accidenti Emre , accidenti a te e alle tue donne maledette...

"Buongiorno sei bellissima" campeggiava ancora sul suo display.. erano passate diverse ore e non aveva risposto. forse non l'avrebbe fatto.
Immaginava Emre nella loro casa, magari si stava facendo una doccia preparandosi ad uscire con Vivienne.
C'era la gelosia, certo, ma sulle questioni che riguardavano i bambini Lei era irremovibile...lasciare un donna sola, mentre aspetta tuo figlio, che bastardo...

Nessuna risposta. Emre guardava e riguardava le notifiche. Nessuna risposta.

Evidentemente non era quello il modo, ma era l'unico punto di contatto che avesse con sua moglie.
Doveva capirne di più. Si preparò per uscire. aveva una cena con dei potenziali clienti dell'agenzia. Gli mancava suo fratello, che chissà dov'era finito. Prima doveva cercare solo lui adesso pure sua moglie.
Sanem per fortuna stava meglio e non sapeva che sua sorella era sparita. Certo facevano proprio una bella coppia di cognati.
Parcheggiò la macchina vicino al centro commerciale, il ristorante alla moda era lì vicino, era presto farò due passi, pensò.
Camminava lentamente pensando a cosa avesse detto Vivienne a sua moglie quando si bloccò davanti alla vetrina di una libreria.
C'era una presentazione di un libro fotografico, di quelli che in genere pubblicava suo fratello, belle immagini che ti fanno sognare posti lontani, odori muschiati, sapori speziati.
Ammirava la capacità che aveva suo fratello di fissare attimi su un frame fotografico, lui non aveva occhio nemmeno per l'inquadratura... quel libro era dedicato al linguaggio del corpo.
Era l'immagine di copertina che lo attraeva fortemente, un bianco e nero risaltato dalla patinatura pregiata della carta, si vedeva una ragazza seduta di spalle, su uno scoglio, i capelli raccolti in uno chignon da cui sfuggivano ciuffi mossi dal vento, la posa era rigida ma non dura, come se combattesse contro quel vento che veniva dal mare. Come se si imponesse di resistere alle avversità. Una mano sfiorava appena un gatto nero seduto nella stessa posa accanto a lei. Tutt'e due rivolti verso il mare: in attesa.
C'era solitudine, ma speranza. O almeno lui lo interpretava così quel gesto delicato nei confronti del gatto.
Quella schiena delicata sembrava proprio quella della sua Leyla, chissà chi era invece.
Poi lo vide, sul polso della mano che accarezzava il gatto c'era un tatuaggio. Il suo. Era Leyla.
Entrò come un pazzo nella libreria, prese uno dei libri dalla pila davanti alla cassa, la commessa gli disse "c'è ancora l'autore nella sala interna, se vuol farselo autografare"
L'autore?.... correva verso quell'uomo che stava spiegando il perchè del libro, come se da questo dipendesse la vita del pianeta, nel mentre sfogliava alla ricerca della foto di Leyla. non c'era didascalia.
Attese col cuore che batteva a mille che l'autore finisse la sua presentazione , poi gli si avvicinò con il libro aperto alla pagina dove campeggiava sua moglie, aveva quasi l'affanno " Mi scusi, dove è stata scattata questa?"

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