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ei ciao, sí ci sono ancora.
è da tantissimo tempo che non aggiorno, ma mi sembrava giusto ricominciare a farlo per tutte le persone che mi hanno scritto in privato e mi hanno pregato di continuare.
bene, sappiate che siete speciali.💓
sono stati mesi difficili, ho fatto molte scelte che mi hanno allontanato dalle mie passioni, da voi e dallo scrivere, ma ora sono tornata e con me lo sono anche la valanga di idee che ho da mettere in pratica per questa storia, quindi, se ci siete, fatemi sapere cosa ne pensate di questo nuovo capitolo.
io vi leggo e vi ascolto.

sappiate che voglio bene ad ognuno di voi, con grande affetto
Gin❤️



Hope


Alla fine avevo preferito fare la cosa che mi sembrava più giusta al momento quel momento, o semplicemente la cosa più facile: fingermi malata.


Erano passati tre giorni dal fatidico avvenimento, e, al contrario di quello che speravo, il senso di vuoto e tristezza che mi toccava l'anima non accennava a diminuire, anzi, tendeva ad attenuarsi per pochi istanti per poi accelerare rapidamente peggio di prima.


Avevo impiegato la mente immergendomi nei libri che più amavo, nelle cose che mi facevano stare bene, dove mi sentivo sicura e protetta, ma la verità era che il dubbio che Zayn avesse detto quelle frasi solo per circostanza e non perché le pensasse davvero mi attanagliava a tal punto da cominciare a sentire l'esigenza di avere un nuovo incontro con lui.


Superficialmente davo la colpa di tutto ciò solamente alla mia estrema curiosità, che già per natura mi caratterizzava, e che usciva ancora di più nelle situazioni difficili,  quando in realtà ero perfettamente a conoscenza di non poter instaurare una guerra emotiva contro me stessa; era inutile girarci intorno, quell'uomo e la sua splendida bambina mi erano entrati sin dentro alle ossa, ed ora le mie giornate senza la loro presenza erano quasi diventate scomode.



Forse fu quella realizzazione che mi spinse a chiamare quel maledetto numero di telefono che avevo evitato appositamente per giorni, e che invece ora sembrava essere l'unica soluzione ai problemi (mentali) che mi ritrovavo.


I primi tre squilli sembravano interminabili; ero sicura che mi avrebbe ripagato con la mia stessa moneta, non rispondendo alla mia chiamata come io avevo fatto alle sue.
Lo stupore che mi accolse al suono della sua voce calda fu a dir poco esilarante, rischiai di strozzarmi con la mia stessa salive, e fui in grado di sigillare solamente un misero "Salve", con voce trafelata.



"Ciao Hope, tutto bene?" mi rispose lui, come se ci fossimo incontrati dopo anni, in coda per pagare al supermercato, e non dopo averlo evitato appositamente per tre interi giorni.


"Si, grazie per averlo chiesto; volevo sapere se il mio posto di lavoro fosse ancora salvo, mi dispiace non essere venuta a lavorare, ma capisco se ha trovato qualcun'altra da assumere al posto mio, basta che me lo fa sapere così che io possa organizzarmi e venire a togliere le mie cose, ecco, tutto qui."



Iniziai a parlare a raffica come un'idiota che l'unica cosa che voleva fare in quel momento era rendersi ancora più ridicola più di quanto già lo fosse, senza dargli modo di controbattere alle mie parole; ero certa che mi avrebbe cacciata via senza il minimo rimorso.                                            


Avevo imparato a conoscere la sua rigidità e precisione negli ambiti lavorativi e sapevo che una disattenzione del genere non me l'avrebbe mai perdonata, dunque ero pronta al mio addio definitivo alla mia piccola Faith.


Babysitting [z.m.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora