Summer Solstice ||

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P R O L O G O

"In fisica quantistica, nessun oggetto ha una posizione definita se non quando interagisce con qualcos'altro. Come se le cose non esistessero sempre, ma si materializzassero in un luogo preciso solo quando sbattono contro uno sguardo."

Mentre sottolineavo questa frase con un pastello, pensai a quanto potessi ritrovarmici. Fino ad allora mi ero sempre sentita invisibile, un oggetto "senza posizione definita".  Pensai che forse la colpa fosse mia, che fosse colpa del mio carattere anonimo o del mio aspetto decisamente scialbo.
Ma quello che in realtà sapevo fosse stato decisivo, era il voler sentirmi a casa in quella che chiamavo casa. I miei genitori non sono mai stati due grandi amanti, ma non sembrava essere un problema. Eppure, a quanto pare lo diventò e decisero di separarsi. Mia madre, eterna insoddisfatta, partì subito alla ricerca di se stessa. Mio padre, invece, non tardò molto ad etichettarmi come "responsabilità", nonché scusa perfetta per passare intere giornate a lavoro. Mentirei se dicessi che la loro assenza mi faccia male, non penso di soffrirne. Tuttavia, mi sarebbe piaciuto essere parte di qualcosa, poter definirla famiglia.

Fu come un segnale, quello che forse cercavo da sempre. Fuori dalla finestra vidi il tramonto più bello che avessi mai visto. Non fraintendetemi, non aveva forse nulla di speciale, ma io intravidi in quelle sfumature tutte le risposte che cercavo.  Erano mesi che i miei zii insistevano sul trascorrere del tempo nella loro tenuta, in provincia di Roma.
Pensai quindi che forse quella sarebbe stata l'occasione giusta, per ricominciare.

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