12 agosto, ore 2:54, Roma.
Io e Chiara avevamo deciso quella sera di restare a casa, mentre Vladimir era andato con gli altri ragazzi a bere qualcosa.
Chiara: "Ogni volta che si tratta di lui, mi sento così stupida. Vado in panico, mi metto in imbarazzo e credo lui non mi noti anche per questo. Credo abbia un'idea sbagliata di me."
Annika: "Non è colpa tua, siamo tutti un po' sbadati quando qualcuno ci piace. Pensiamo di essere osservati e agiamo di conseguenza. Vorrei anche io ti vedesse per quella che sei, credo davvero gli piaceresti."
Chiara: "È che poi ci sono sempre quelle ragazze di mezzo, se a lui piace una così come posso piacergli io?"
Annika: "Magari anche lui si sottovaluta e crede di meritare qualcuno del genere. Chi lo sa potresti-"
In quel momento sentimmo la porta di casa sbattere violentemente e spaventate saltammo giù dal letto.
Scendemmo le scale e ci trovammo davanti un pessimo spettacolo: Vladimir e Tancredi arrancavano verso il divano con il volto tumefatto.
Avvicinandoci sentimmo subito la puzza di alcol e non sapevamo davvero come agire. Tancredi mi sussurrò "Shh" portando un dito alla bocca, la quale era aperta in un sorrisetto beffardo.
Aveva un occhio nero e sullo zigomo opposto c'era un gran bel taglio.
I suoi vestiti, come quelli di Vladimir, erano sporchi di sangue e speravo davvero non fosse il loro.
Chiara: "Vladimir ma si può sapere che cazzo è successo? Ti hanno sfregiato!" Ultimò sussurrando mentre rigirava il volto del fratello fra le sue mani.
Vladimir: "Abbiamo giocato a freccette" Disse come fosse la battuta più divertente dell'anno e non mi sorpresi quando Tancredi scoppiò a ridere dopo di lui.
Alzai gli occhi al cielo e cercai di concentrarmi. Cercavo di ricordare dove la zia riponesse i medicinali, così da aiutarli a disinfettarsi.
Ci pensò Chiara, che subito mi indicò un'anta del mobile del soggiorno.
Quando presi il necessario glielo porsi, cosicché potesse usarlo anche lei.
Chiara: "Porta Tancredi nella nostra stanza, io porto Vladimir nella sua. Se i miei li vedono in questo stato siamo tutti finiti, ci vediamo domattina." Disse mentre cercava di spingere suo fratello verso le scale.
Io guardai Tancredi chiedendomi se davvero avesse bisogno di una mano a camminare, ma il suo sorriso stampato mentre mi fissava mi servì da risposta. Chiara me lo aveva sbolognato e in quel momento mi sentii una babysitter. Avevo un ragazzo ubriaco a cui badare, del quale sapevo solo il nome e che avesse fatto a botte. Bei piani per la serata.
Era semi appoggiato allo schienale del divano, così gli porsi la mano e quando la prese cercai di tirarlo verso le scale.
Nei suoi occhi si accese una scintilla e in quel momento capii che dovesse averlo preso come un gioco perché iniziò ad avanzare verso di me lentamente, lasciando che potessi fare sempre un passo indietro in più.
Non distoglieva gli occhi dai miei e dovetti io interrompere quella sua performance perché una volta arrivata alle scale gli parlai.
Annika: "Adesso devi salire, cerca di non cadere e di non fare rumore okay? Pensi di farcela?"
Tancredi: "Penso che tu debba andare avanti." Disse annuendo lentamente, mentre guardava le scale.
Innocentemente, diedi ascolto a quella sua richiesta, iniziando a camminare per prima. Sentendo i suoi passi dietro ai miei mi voltai, sperando di vederlo salire senza problemi. Non ci misi molto a capire il perché del suo desiderio, infatti, il suo sguardo era perso dove la mia maglia si interrompeva. Nella fretta avevo completamente dimenticato di non star indossando i pantaloni mentre lui doveva averlo notato sin da subito.
Capendo mi fossi girata alzò lo sguardo incrociando la mia faccia imbronciata.
Tancredi: "Se ti fermi cado, non scherzo. Ho poca autonomia residua. Batteria scarica. Equilibrio pessimo. Continua a salire, ti prego."
Disse sorridendo sull'ultima affermazione. Presa dall'imbarazzo e dal nervoso finii di salire i gradini a due a due, arrivando subito in cima e mantenendo la mia maglietta verso il basso con le mani. Aspettando mi raggiungesse aprii la porta della stanza, cosicché potesse riconoscere quale fosse. Mi avvicinai al comodino e posai il disinfettante e le garze, incominciandone a bagnare una. Tancredi entrò in stanza e lentamente mi si avvicinò.
Mi voltai verso di lui e premetti le mani sulle sue spalle, cosicché si potesse sedere al bordo del letto. La differenza d'altezza faceva si che anche da seduto non fosse tanto più basso di me. Mi girai notai che stesse seguendo le mie mani con lo sguardo, non sembrava molto convinto delle mie intenzioni.
Annika: "Non ti farà comunque più male di quanto ti abbia fatto ricevere quelle botte."
Tancredi: "Non mi farà comunque più male di quanto gliene abbia fatto io."
Annika: "Te ne vanti anche? Non siete un po' grandi per queste cose?"
Alla mia risposta sorrise, scuotendo la testa.
Aveva aperto le gambe, lasciandomi posizionare al centro, così da avere un accesso diretto al suo viso. Inoltre, notai che stesse sfiorando il retro delle mie di gambe, lasciate scoperte dalla maglia. Quando la garza toccò la ferita inspirò, stringendo la presa. A quel tocco improvviso sobbalzai anch'io, il che lo portò a guardarmi ancora una volta negli occhi.
Tancredi: "Scusa..."
Eravamo vicini e lui stava accarezzando il punto in cui poco prima aveva stretto. Avevo appoggiato le mani sulle sue spalle e cercavo di mantenere il mio respiro stabile, ma il mio corpo stava lentamente andando a fuoco.
Notai si stesse leggermente spostando all'indietro sul letto e prima che potessi dire nulla, premette una mia coscia, intimandomi a sedermi su di lui.
Fu il suo modo di incurvare leggermente la testa come fosse curioso e il suo modo di guardarmi fisso negli occhi senza lasciarmi un attimo sola nei miei pensieri, a convincermi. Lentamente appoggiai il mio peso sulle sue gambe e lui non spostò il suo viso di un centimetro, restando vicinissimo al mio.
Avevo completamente perso il controllo della situazione e sapevo benissimo che non fosse giusto, lui aveva anche bevuto infondo.
Quasi mi leggesse nel pensiero, tornò ad accarezzarmi leggermente, prima lungo il polpaccio, poi lungo la coscia fino ad infilare una mano sotto la mia maglietta. Immediatamente mi irrigidì ma lui subito porto la mano sulla mia schiena, fermando i miei movimenti.
Tancredi: "Lo so, lo so." Disse parlando lentamente, mantenendo il contatto visivo.
Ero stanca e questo ragazzo stava davvero giocando con la mia resistenza.
Sarei potuta svenire lì tra le sue braccia dalla tensione, pensai. Ci pensò lui a farlo però, appoggiando la sua testa contro il mio petto. Emise un leggero sospiro e avvolse il braccio attorno al mio bacino, come mi stesse abbracciando.
In quel momento, lo sentii vulnerabile.
Passai una mano tra i suoi capelli, accarezzandolo. Lui spostò il suo viso nell'incavo del mio collo, vicino alla clavicola. Avrei giurato quasi che sembrasse morire dalla voglia di ricevere quel tipo di contatto. Forse nessuno doveva essere stato tanto dolce con lui e sicuramente se fosse stato sobrio non si sarebbe mostrato così. Presa dal mio istinto, lo spostai leggermente e parlai.
Annika: "Dormi qui stanotte, ti va?
Gli chiesi guardando i cuscini del mio letto.
Lui seguì il mio sguardo e lo riportò sul mio volto. Si limitò ad annuire e spostò il mio corpo leggermente di lato.
Portò le mani ai lembi della maglietta e la sfilò rivelando il suo busto. Non ebbi molto il tempo di osservarlo perché portò in fretta le mani anche alla cintura dei suoi pantaloni, iniziando a slacciarla.
Divenni rossa in un istante, distogliendo lo sguardo e iniziando a muovermi verso le coperte. Lo sentii armeggiare coi bottoni ancora un po' prima che potesse aprire la coperta e infilarcisi dentro dopo di me. Con le mani cercò subito il mio corpo, afferrandomi e portandomi a se. Una volta sotto di lui, lasciò un lento bacio sulla mia guancia.
Tancredi: "Buonanotte."
Lo sentii sussurrare prima che il suo corpo diventasse pesante e si abbandonasse al sonno. Per quanto fossi confusa e agitata, riuscii poco dopo a crollare anche io.
Annika: "Buonanotte" sussurrai dopo di lui.
Quella sera avrei giurato che il mio cuore avesse preso a battere un po' di più.Nota Autrice
Ciao ragazzi, ho aggiornato due giorni dopo, siete fieri di me? Ahahah.
Sotto l'ultimo capitolo ci sono stati tanti commenti e davvero non so spiegarvi quanto questo mi renda felice.
Se aveste qualsiasi domanda o dubbio vi invito ancora a scriverlo, rispondo davvero a tutti.
Se ci fossero errori in questo capitolo o in altri vi prego di farmelo presente.
Spero vi stiate affezionando ai personaggi come ho fatto io e mi piacerebbe conoscervi meglio, in qualche modo.
Ci vediamo nei commenti e nel prossimo capitolo, un abbraccio.
Vostra Sam.
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Summer Solstice || sightanc
Hayran KurguIl solstizio d'estate è il giorno più lungo dell'anno, ma per Annika, ogni giorno sembrava essere lo stesso. Tuttavia, difronte al nientedimeno che il tramonto più bello che avesse mai visto, decise fosse forse una buona occasione quella, per ricomi...