Capitolo Terzo

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L'avevo visto arrivare spedito come un missile. Un ragazzo piuttosto alto, con le mani in tasca e lo sguardo corrucciato come chi ha il sole in faccia. Indossava una t-shirt blu con dei pantaloni bianchi, i quali sembravano calzargli davvero bene, data la sua figura slanciata. Vladimir aveva persino interrotto la sua conversazione per salutarlo, il ché mi lasciò di stucco. Aveva sicuramente l'aria di qualsiasi altro ragazzo del suo gruppo, l'atteggiamento spavaldo di chi sa di poter ottenere qualsiasi cosa. Tuttavia, quando si voltò verso di me, ebbi l'occasione di scontrarmi con gli occhi più vitrei di sempre. Il colore era indecifrabile, un misto tra il verde ed il grigio avrei detto, ma sicuramente più scuri delle tipiche nuance. Aveva, inoltre, lo sguardo vuoto di chi si porta dietro la mia stessa stanchezza.
Il tutto però,  era prontamente mascherato da un sorriso sfacciato e da delle fossette pronunciate.
Questo vortice di pensieri ed emozioni, fu subito interrotto dal soggetto in questione stesso, il quale si voltò tornando a parlare con Vladimir.
Ancora leggermente scossa, strinsi la presa attorno alle mie gambe, appoggiando il mento sulle ginocchia.
Cosa era appena successo? Era un gesto davvero banale, ma non mi ero mai sentita così inibita per via degli occhi di qualcuno. A distrarmi da questi pensieri ci penso Chiara, che piombò dal nulla come suo solito.

Chiara: "Ma che ci fai qui seduta? Vieni con me dai, stiamo andando a fare un gioco, non puoi non esserci. Così potrai conoscere tutti!"

Non avendo tanta scelta e conoscendo quanto mia cugina possa essere insistente, mi alzai, pronta a seguirla. A quel punto diedi un'ultima occhiata al ragazzo lì presente prima di voltarmi, sparendo tra la folla.

pov Tancredi, 00:34.
Come avevo previsto, quando si alzò per seguire Chiara, potei notare quanto fosse minuta. Inoltre, lasciò una scia di profumo piuttosto dolce, quasi troppo per i miei gusti. Conoscevo i miei amici, sapevo a che tipo di gioco stessero andando incontro e forse per quello, decisi che sarei tornato a casa. Infondo, non c'era molto da fare ancora lì.
Salutai Vladimir, il quale sembrava contento di raggiungere sua sorella e mi diressi verso casa. Nel tragitto ebbi giusto il tempo di ascoltare uno dei miei brani preferiti del momento, era di Sundial e si chiamava 'Your Text'. Mi capitava spesso, non essendo un tipo tanto sentimentale, di apprezzare una canzone solo per il suo motivetto, non prestando per nulla attenzione al testo. Quella volta però, mentre tornavo a casa, notai come le parole di quella canzone potessero avere un senso quella sera.
Lo ammetto, non è sicuramente la canzone più romantica che esista, ma nel mio caso aveva sicuramente fatto centro.

Tornato a casa, finì per andare subito a letto. Di sotto mamma stava guardando ancora la tv, aspettando che papà tornasse. Sapeva sarebbe tornato all'alba e sapeva anche che fosse in compagnia di altre donne, ma fingeva di non accorgersene. Per distrarmi da quell'immagine, presi il telefono.
Lo schermo illuminato era l'unica fonte di luce nella stanza. Scorrendo tra le storie, notai quella di Chiara. Era un selfie nel quale erano presenti lei, suo fratello e la ragazza che aveva catturato la mia attenzione. Sotto c'era scritto: "family times". Bingo! La ragazza doveva essere sicuramente loro ospite ed è per questo che non l'avevo mai vista prima qui. Tuttavia, nulla che potesse ricondurre al suo account. Forse potrei riuscire a trovarlo da solo pensai e, col volto illuminato dallo schermo degno di ogni stalker, iniziai a darmi da fare.
Dando un'occhiata al profilo di Chiara, notai che il numero di persone che seguiva era decisamente troppo alto per essere controllato. Pensai quindi a Vladimir, il quale non vantava un numero altissimo di persone seguite, ma sicuramente erano tutte ragazze, il che avrebbe richiesto comunque molto tempo.
E fu così che mezz'ora dopo e con gli occhi che iniziavano a bruciarmi, feci centro. Annika Brialdi. Che stupido, avrei dovuto immaginare avessero lo stesso cognome, ci avrei impiegato sicuramente meno tempo. Ma ormai non c'era più motivo di disperarsi, era fatta. Forse per l'orario o per la mia determinazione, avevo reso il tutto una vera e propria sfida. Ebbi anche l'impressione che lei stessa potesse rappresentare una sfida per me. Ovviamente, il profilo era privato, ma c'era da aspettarselo. Sembrava infatti il tipo di ragazza che non ama far vedere i fatti suoi. Ormai tranquillo, le inviai la richiesta e chiusi gli occhi, lasciandomi andare a Morfeo.

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