Le luci brillanti che vedeva mentre entrava in casa erano un chiaro segno che dentro si trovava qualcuno, eppure il vuoto della casa lo accoglieva. Jimin lasciò cadere lo zaino sul pavimento, bloccando la porta di ingresso prima di avventurarsi oltre. Controllando l'ora, sapeva che ormai dovevi essere a casa, eppure non c'era traccia di te da nessuna parte. Il suo solito bacio era assente, una sensazione che gli mancava. Il suo passo accelerò mentre i suoni diventavano più chiari. Poteva sentirti respirare piuttosto pesantemente. Ti ha trovata con la schiena premuta contro il lato del letto, la testa sepolta tra le mani. Stavi lottando per respirare mentre le lacrime scorrevano sul tuo viso, il tuo petto si alzava e si abbassava rapidamente, così come quello di Jimin. Corse da te inginocchiandosi davanti sollevando poi la tua testa in cerca dei tuoi occhi.
«Ehi» sussurrò, tentando di asciugare alcune delle tue lacrime.
«Stai bene, sono qui» Hai provato a parlare, ma non sono arrivate parole. Jimin lo sapeva, stava capendo. Gli hai afferrato la mano, facendola riposare sul tuo cuore. Sentirlo martellare lo terrorizzava, aumentando anche il suo battito cardiaco.
«Ascoltami, sono qui, non vado da nessuna parte, continua a respirare» I suoi occhi non hanno mai lasciato i tuoi, contando fino a tre per inspirare e poi contando fino a tre per espirare.Ricordava sempre quanto fosse importante respirare in situazioni come questa dopo aver subito uno o due attacchi di panico prima di importanti spettacoli.
«Concentrati su di me, concentrati sul tuo respiro» Annuivi, facendo un respiro il più profondo possibile. Le sue braccia si posarono sulla tua vita mantenendoti. Le tue mani si posarono intorno ai suoi polsi, stringendole forte quando hai iniziato a farti prendere dal panico. Gli attacchi di panico erano qualcosa che avevi sperimentato prima, ma di solito erano qualcosa che riuscivi a risolvere da sola. Non stanotte, tuttavia, dopo una terribile giornata di lavoro le pressioni sono diventate eccessive e non sei stata in grado di combattere come al solito. La mano di Jimin ti passò rapidamente sotto il mento, reindirizzando lo sguardo al suo sorriso dolce, rimanendo lì fino a quando i tuoi respiri finalmente iniziarono a stabilizzarsi. Una volta sicuro di averti fatta calmare ti distese posando una coperta sopra la tua figura esausta.
«Mi hai fatto preoccupare per un po'» sorrise, premendoti un bacio sulla cima della testa.
«Non so cosa stia succedendo, ma voglio che tu me lo dica, e lascia che mi prenda cura di te, okay?»
«Va bene»
«Ora resta qui. Vado a prenderti un bicchiere d'acqua e un cambio di vestiti, non muoverti» Guardandolo uscire dalla stanza ti giri sul suo lato del letto, rannicchiandoti nel suo cuscino. L'odore confortante del suo profumo ti rilassò, la tua mano scivolò sotto il materiale.Ben presto ti sei resa conto di ciò che era appena accaduto, dello stato in cui Jimin ti aveva trovata e del caos che probabilmente pensava che fossi. Pochi minuti dopo riapparve con uno dei suoi maglioni in una mano e un bicchiere d'acqua nell'altra. Li posò entrambi, sorridendo quando vide dove giacevi, per notare poi ancora una volta le lacrime che ti scorrevano sul viso.
«T/n, piccola, dai, niente lacrime, stai bene» si sdraiò accanto a te, ma gli voltati le spalle. Sospirò, avvolgendoti comodamente il braccio intorno alla vita, sollevandosi con il gomito in modo da poter vedere la tua faccia.
«Vattene» borbotti contro il tessuto del suo cuscino.
«Non vado da nessuna parte. Almeno finché non mi dirai cosa sta succedendo. Perché non mi guardi? Sono io il problema? Ho fatto qualcosa?» Immediatamente eri distrutta dal senso di colpa, girandoti per vederlo accigliato con lacrime che minacciavano di uscire.
«Non sei tu. Sono io. Non avresti dovuto vedermi in quel modo, o sperimentarlo, probabilmente pensi che ora sono solo un essere umano debole»
«Niente affatto» incoraggiò, premendoti un bacio sulla fronte.
«Vedo una bellissima ragazza, è sono così fortunato da chiamarla la mia ragazza. Vedo una donna coraggiosa, forte, indipendente che sta vivendo uno di quei brutti giorni in cui il mondo si aspetta troppo da lei» Fissando i suoi occhi luminosi, sapevi di essere al sicuro con Jimin.Lentamente, sollevò il materiale umido della maglietta, aiutandoti a toglierlo, scambiandolo con il suo maglione, il tuo preferito.
«Ora, vuoi dirmi cosa ti è preso? Perché qualunque cosa sia, voglio aiutarti a risolverlo»
«Il mio capo mi ha coinvolta in tutti gli incontri di questa settimana, che francamente mi stanno solo facendo perdere tempo e poi si aspetta che trovo il tempo anche di fare da babysitter a questi tre tirocinanti» Ti premette un bacio sulle labbra, spostandoti le ciocche di capelli dal viso.
«Gli hai parlato? Ad ognuno? Non è giusto esercitare tutta questa pressione su di te»
«È il capo, nessuno lo sfiderà»
«Lo farò io. Non mi interessa chi sia, non voglio tornare a casa e vederti sconvolta. Voglio tornare a casa e farti saltare tra le mie braccia e darti un bacio. Promettimi che domani si risolverà, in un modo o nell'altro» Alla fine hai premuto quel bacio sulle sue labbra, avvolgendogli le braccia attorno al collo.
«Prometto che sarà risolto»
«Mi prenderò cura di te, qualunque cosa accada.»
«Grazie Jimin, non so cosa farei senza di te» hai sorriso, baciandolo dolcemente.
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I M M A G I N A
FanficRaccolta di immagina su richiesta.🍂 Le correzioni verranno effettuate quando concluderò la raccolta.